Durkheim, la teoria sociologica
La teoria del sociologo francese Emile Durkheim si pone in linea di continuità con la corrente positivista di Auguste Comte, anche se, rispetto a quest’ultimo, Durkheim sarà più portato ad attuare uno studio di tipo empirico.
Durkheim nasce in Francia nel 1858. Si forma sotto la guida dei suoi maestri, Gabriel Monod e Fustel de Colanges (due storici) ed Emile Boutroux, un filosofo. Inoltre subisce l’influenza della scuola organicista tedesca.
Nel 1902, si trasferisce a Parigi dove si appresta ad insegnare, alla Sorbona, Storia e teoria dell’educazione che diventerà in seguito cattedra di educazione e sociologia. Durkheim contribuirà in maniera decisiva al riconoscimento della sociologia sia come scienza sia come disciplina didattica.
Approfondimento
Durkheim: teoria sociologica
La teoria sociologica di Durkheim si colloca tra le teorie che vengono definite olistiche. Deriva chiaramente dall’Olismo, la teoria della totalità. Egli si accorge che servono delle regole per lo studio del metodo sociale e decide di allontanarsi dalle regole biologiche e fisiche.
Durkheim riteneva inoltre che la società fosse un’entità fondata sui generis, dotata di un carattere proprio ma non riducibile. Ed essa era costituita da “fatti sociali”. Ciò che più colpiva Durkheim era il fatto che la società, fin dalla nascita, forma gli individui secondo i valori e i comportamenti che sono propri dell’epoca in cui l’individuo vive. Inoltre, osserva anche che la società e le istituzioni che la compongono hanno continuità. Questa cosa va al di là della vita dell’individuo, o meglio dire, dell’attore sociale.
I fatti sociali e l’attore sociale
I fatti sociali sono maniere d’agire, di pensare e di sentire e sono entità esterne a noi, sono cose che vanno analizzate come tali e sono coercitivi, in quanto s’impongono a noi.
Dunque, Durkheim spiegava nelle “Regole del metodo sociologico” :
La dimensione culturale è molto importante nella visione di Durkheim e ci permette di comprendere come il modello funzionalista presenti sempre il problema sociale, soprattutto, per il mantenimento dell’ordine e dell’integrazione dell’attore sociale nel sistema sociale stesso; l’ordine e l’integrazione sono ottenuti dall’attore sociale tramite l’assimilazione dei valori e delle norme morali dominanti.
Ordine e solidarietà collettiva
Quindi, per Durkheim, assume una posizione centrale il problema dell’ordine, una struttura che limita la spinta naturale dell’uomo verso uno stato di guerra universale. Egli considera, infatti, gli individui, se lasciati a se stessi, come esseri egoisti e volenterosi ad esaudire i loro desideri. Dunque, la società si presenta come fenomeno morale di solidarietà collettiva.
In Durkheim troviamo una Dicotomia, ossia divisione, tra indeterminatezza, che è attribuita alla natura dell’uomo, e la determinatezza che la società sa avere. L’accento posto sull’importanza dei valori e delle norme sociali tende ad aumentare la presenza di disordine e dell’anomia. Elementi che caratterizzano la società industriale del suo tempo.
Il termine anomia (dal greco anomos, privo di leggi) sta ad indicare situazioni nelle quali i valori e i comportamenti validi nelle situazioni d’origine, non sono più validi e/o adeguati a causa dei rapidi cambiamenti sociali che provocano nell’individuo disorientamento.
La sua prima grande opera è “La divisione del lavoro sociale”. Con essa analizza come la società contemporanea diventa sempre più articolata e complessa, dove altrettanto lo sono i ruoli, per cui nasce la “solidarietà organica”. Questa si differenzia dalla quella primitiva, definita “meccanica” che è propria di una società semplice.
Nella solidarietà organica il tutto si basa sui rapporti di natura funzionali. Perché ognuno è indispensabile per portare avanti il progresso della società. Nella solidarietà meccanica invece si fa riferimento a valori e a norme proprie della società tradizionale nella quale gli individui sono molto simili tra loro.
Il Suicidio
La sua opera “Il Suicidio” (1897) può essere considerata come uno dei primi esempi di ricerca empirica in sociologia. In essa Durkheim analizza i dati statistici relativi ai casi di suicidio in Europa. Egli notò che il tasso di suicidio aumentava a seconda di alcuni fattori. Tra essi vi erano le stagioni e le situazioni di rapide trasformazioni in cui venivano a trovarsi le persone. Inclusi i fattori economici e gli eventi bellici.
Da questa ricerca evinse inoltre che il tasso di suicidio era generalmente più alto nei paesi dove prevaleva la religione protestante, mentre diminuiva dove erano cattolici.
Durkheim introduce ed identifica 3 tipi di suicidio:
- Suicidio Egoistico, determinato da scarsa integrazione degli attori sociali;
- Suicidio Anomico, determinato dalle situazioni di rapido cambiamento sociale;
- Suicidio Altruista, determinato da un eccesso d’integrazione sociale.
Durkheim, dunque, coglie nel rapporto individuo-società il carattere ambivalente dell’importanza delle forme normative e istituzionali. Esse sono indispensabili per la sopravvivenza ma potenzialmente distruttive a causa delle loro riduttività.
La dicotomia tra la determinazione dell’ordine sociale e l’indeterminazione delle aspirazioni infinite dei singoli rende problematica la stessa origine della società. Non si è in grado di capire da dove nasca il desiderio che porta all’accettazione delle normative sociali. Sappiamo però che la coscienza collettiva nasce come frutto dell’opinione comune. Dunque, vengono a formarsi le rappresentazioni collettive che sono diverse da quelle individuali.
Durkheim può essere definito come uno dei padri fondatori della Sociologia.