La Conferenza di Parigi e i Trattati di pace (1919)
Approfondimento
La Conferenza di Parigi e i Trattati di pace del 1919
Nel gennaio 1918, Woodrow Wilson aveva fissato in 14 punti gli scopi dichiaratamente democratici che gli Stati Uniti volevano raggiungere con il loro intervento nella prima guerra mondiale. Sulla base di questi quattordici punti, si dovevano fondare le trattative di pace. Il documento proponeva di liberalizzare i commerci mondiali, abolendo le barriere doganali fra gli stati; ridurre al minimo gli armamenti; sgomberare i territori occupati durante la guerra; stabilire i nuovi confini fra gli stati europei secondo i principi di nazionalità; di fondare una Società delle Nazioni, che garantisse la sicurezza a tutti gli stati aderenti e risolvesse in via pacifica i contrasti internazionali.
Alla conferenza di pace di Parigi del 18 gennaio 1919 parteciparono i delegati dei paesi vincitori: i quattro grandi, ovvero il presidente americano Thomas Woodrow Wilson, il presidente del consiglio francese Georges Clemenceau, il primo ministro inglese David Llyod George e il presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando. La conferenza durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli.
Tali punti furono disattesi, fatta eccezione per il principio della nazionalità, laddove coincideva con gli interessi delle grandi potenze; in questo caso venne applicato. Infatti, Francia e Inghilterra erano preoccupate soprattutto di trarre vantaggi territoriali ed economici e di mettere i tedeschi in condizione di non poter più nuocere, puntando sull’annientamento non solo militare, ma anche economico della Germania.
La Società delle Nazioni
Venne creata la Società delle Nazioni con sede a Ginevra, ma si trasformò ben presto in uno strumento passivo nelle mani della Francia e dell’Inghilterra, preoccupate di mantenere le posizioni di privilegio e quindi propense ad utilizzare il nuovo istituto per i propri fini. Queste erano facilitate dai limiti della Società delle Nazioni, che erano, in particolare, quello che per l’approvazione di ogni decisione era necessaria l’unanimità; il ritiro degli Stati Uniti che non aderirono; la società non disponeva di alcun mezzo concreto d’intervento (solo sanzioni economiche).
Dalla conferenza di pace scaturirono cinque trattati: il trattato di Versailles con la Germania, il trattato di Saint-Germain con l’Austria per l’Italia, il trattato di Neuilly con la Bulgaria che veniva riconosciuta indipendente, il trattato di Sèvres con la Turchia, che fu privata di tutti i territori arabi e della sovranità sugli stretti (Bosforo e Danardelli) e il trattato del Trianon con l’Ungheria costretta a cedere la Galizia alla Polonia e alla Romania la regione della Transilvania. In particolare il trattato di Versailles con la Germania stabiliva: di rinunciare ai vasti territori coloniali; cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena; ridurre il proprio esercito a 100.000 uomini; pagare alle nazioni vincitrici e al Belgio tutti i danni di guerra; cedere agli alleati materiale navale, ferroviario e industriale, più la fornitura per dieci anni di carbone. Da qui l’umiliazione della Germania e il risorgere dello spirito di rivincita tedesco.
Il trattato di Saint-Germain con l’Austria
In pratica l’Austria era costretta a cedere all’Italia il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e l’Alto Bacino dell’Isonzo. Al posto dell’antico impero austro-ungarico si ebbero quattro libere repubbliche: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e il regno dei serbi, croati e sloveni. Mentre sul mar Baltico, sui territori un tempo appartenuti alla Russia, i nuovi stati indipendenti di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.