Cent’anni di solitudine: riassunto
Scritto dal premio Nobel colombiano Gabriel Garcia Marquez, il romanzo Cent’anni di solitudine fu pubblicato nel 1967 ed è uno dei capolavori dell’autore. Si tratta di un romanzo particolare, fantasioso, ispirato alla tecnica delle cornici temporali, utilizzata anche dallo scrittore argentino Borges. Cent’anni di solitudine fa parte del filone sudamericano della Vanguardia, ha venduto più di 20 milione di copie in tutto il mondo, diventando un best seller.
Riassunto e analisi
Realismo magico e modernismo lo rendono un capolavoro assoluto, soprattutto grazie alla non linearità della narrazione. Le storie si intrecciano ed intersecano ma ruotano tutte intorno ai componenti della famiglia Buendia, il cui capostipite José Arcadio Buendia fonda una città.
Egli, insieme a sua moglie Ursula, lascia la sua città natale della Colombia per cercare un nuovo posto in cui stare. Ha una sorta di sogno premonitore in cui fonda la città di Macondo, che diventa la città degli specchi che riflettono tutto il mondo che c’è intorno. Le vicende della città si intrecciano a quelle di questa famiglia molto particolare. Il protagonista e fondatore però la vive come se fosse un’utopia e morirà legato ad un albero dialogando in latino con un gallo immaginario, dopo aver dedicato la sua vita ad esperimenti scientifici deliranti. I due hanno tre figli naturali e due adottati.
Ursula vivrà più di cento anni, cosa che le permetterà di vivere tutte le vicende delle generazioni successive.
Il loro primo figlio, José Arcadio ha una grande forza d’animo. Abbandona la vita a Macondo per scappare con gli zingari e quando tornerà decide di sposare la sua sorella adottiva Rebeca, con grande scandalo. Viene ritrovato con un colpo di pistola alla tempia e la sua morte resterà per sempre avvolta nel mistero.
Fratello di José è Aureliano: dal carattere molto controllato, sposa una donna che morirà di parto a soli 14 anni. Valente soldato, diventa un grande capo militare e avrà 17 figli da altrettante donne diverse. La sua figura si ispira a quella del nonno dell’autore Nicolas Marquez, che faceva parte del Partito Liberale Colombiano.
Le loro sorelle sono Rebeca, figlia adottiva, e Amaranta. Rivali in amore perché da sempre innamorate di Pietro Crespi, operaio, si riappacificano quando Rebeca sposa José il primogenito. Amaranta sarà sempre divorata dai sensi di colpa per aver messo gli occhi su l’uomo della sorella.
Comincia qui la storia della terza generazione, guidata da Arcadio, figlio illegittimo che José ebbe con un’amica della madre. Importante la vicenda dei 17 figli di Aureliano, che saranno tutti assassinati per le colpe politiche del padre, che aveva domato numerose sommosse. Si susseguono poi le vicende della quinta, sesta e settima generazione: il romanzo termina con l’ultimo nato, Aureliano, che ha la caratteristica fisica di avere la coda di maiale e morirà poco dopo la nascita. Si avvera così il presagio secondo il quale il primo della stirpe morirà sotto un albero e l’ultimo sarà mangiato dalle formiche.
Lo stile è proprio quello di una favola, il narratore si sofferma sulle vicende dei personaggi principali ma spesso in maniera molto rapida. La morte e la vita si susseguono ad un ritmo impressionante.
Il romanzo si conclude con la consapevolezza dell’ultimo della stirpe dell’incapacità di evolversi: infatti il senso del romanzo mostra la tragedia dell’uomo, che nonostante passi la sua vita a cercare di cambiarla, alla fine torna sempre allo stesso punto di partenza.
La solitudine presente nel titolo infatti rispecchia proprio la condizione desolante dell’animo umano. Addirittura Macombo sarà ridotta ad un cumulo di macerie a causa di un uragano, diventando poco più che una piccola città. Questa famiglia piena di speranze e sogni si ritrova alla fine da sola nelle sue illusioni.