Storia: Attila fermato da Leone I? Forse fu colpito da malaria

Nel 452 d.C. fu la malaria a sconfiggere Attila, il capo barbaro? Una domanda che potrebbe trovare una risposta grazie agli scavi che si stanno completando nella Villa romana di Poggio Gramignano, nel comune di Lugnano in Teverina (Terni). Sino ad ora si pensava che proprio quando Attila aveva iniziato la sua discesa in Italia, si racconta che vicino Verona fu fermato dal papa Leone I (Leone Magno). Ma in realtà il papa probabilmente lo aveva fermato informandolo dell’epidemia.

Papa Leone Magno e Attila - Raffaello
Papa Leone Magno incontra Attila nell’anno 452 (Musei Vaticani, affresco di Raffaello del 1514)

Attila da feroce invasore a fiero giustiziere

C’è chi considera Attila un feroce invasore, chi al contrario un fiero giustiziere. Soprannominato dai cristiani il “flagello di Dio”, in Ungheria è considerato un eroe. È il 446 d.C. quando Attila uccide il fratello Bleda e rimane l’unico capo degli Unni, il popolo barbaro che proviene dalla Siberia.

Attila
Attila

Così, per anni, tiene in pugno gli eserciti romani. Sino a quando nel 452, mentre marcia verso Roma e il suo impero è in massima espansione, si arrende in maniera misteriosa e torna indietro. Muore dopo poco tempo, durante la notte della sua festa di nozze.

La scoperta e le ipotesi di un’epidemia di malaria

Secondo la leggenda, l’apparizione miracolosa dei Santi Pietro e Paolo, armati con spade, durante l’incontro tra Papa Leone Magno e Attila avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.

Tra leggende e realtà, oggi si scopre invece che la sua morte fu causata probabilmente dalla malaria e non che fu fermato da Leone I che gli aveva fatto vedere la croce. E’ probabile che il papa avesse scoraggiato gli Unni a proseguire, informandoli dell’epidemia che stava dilagando a sud del Po.

La Villa romana di Poggio Gramignano

La conferma potrebbe arrivare dagli scavi della Villa romana di Poggio Gramignano, che si trova nel comune di Lugnano in Teverina (Terni). Scavi portati avanti da archeologi di tre Università: Yale, Stanford e Arizona. Da qui la scoperta di alcune tubature e in particolare la scoperta di altre due tombe di bambini piccolissimi, che vanno ad aggiungersi alle 47 già scoperte alla fine degli anni Novanta nelle stanze-magazzino della villa, poi trasformata in cimitero infantile dopo il grande terremoto del 365, dove si trovano anche alcuni feti.

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Sono stati eseguiti degli esami del DNA sui resti di midollo osseo ed è stata rilevata la presenza di residui patogeni della malaria. Ad oggi (agosto 2017) si tratta ancora di ipotesi che, se confermate, potrebbero giustificare davvero la paura che porta gli Unni a tornare indietro.

Nessuna necropoli di adulti

Nelle vicinanze di questo cimitero infantile non è stata trovata al momento nessuna necropoli di adulti. In passato sono state riportate alla luce anche le stanze della lussuosa villa padronale, costruita su due piani, con mosaici sui pavimenti e pareti dipinte. Questi reperti si trovano custoditi nel museo archeologico di Lugnano. Si tratta di ville-fattorie molto diffuse tra le colline dell’Umbria, molte delle quali ancora da scavare. Questa campagna di scavi, in via di conclusione, ha avuto inizio nel 2014.

Gli scavi

Tra il 1988 e il 1992 è stata attiva una campagna di scavi diretta dal professore Soren dell’Università di Tucson, con lo scopo di portare alla luce le ricchezze architettoniche dell’edificio. Da qui la scoperta di un atrio colonnato del quale rimangono la parte inferiore delle pareti e il mosaico policromo sul pavimento.

Tuttavia l’indagine archeologica dall’inizio dei lavori ha preso poi una piega diversa quando, scavando sul fianco occidentale della villa, è stato trovato un cimitero di bambini. In tutto 47 corpi sepolti con noncuranza. Tra questi, 21 feti con tutta probabilità abortiti, 12 neonati, tra i 5 o i 6 mesi di età, e uno dai due ai tre anni.

Con loro poi sono stati trovati anche gli scheletri di alcuni animali. La scoperta straordinaria è da incentrare sul fatto che tutti quei bimbi furono seppelliti in un arco temporale brevissimo, di qualche mese. Questo fa pensare ad una grave epidemia che colpisce quei luoghi facendo numerose vittime.

Il cimitero infantile

Il cimitero risale al V secolo d.C. mentre la villa è stata abbandonata sin dal III secolo, poi riutilizzata a questo scopo. Grazie agli studi approfonditi si è riusciti a capire che i bambini furono colpiti da un’epidemia di malaria.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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