8 parole italiane inventate da D’Annunzio: 2 non te le aspetti

La fama di Gabriele D’annunzio spazia dall’arte letteraria a quella poetica. La sua figura storica è ricca. Oltre a scrittore, poeta e drammaturgo, è stato militare, politico, giornalista. La storia lo ricordo come patriota e figura simbolo del decadentismo italiano. Pochi sanno che esistono parole e nomi della lingua italiana inventati proprio da lui. Di seguito vediamo proprio, una per una, 8 parole italiane inventate da D’Annunzio.

Gabriele D'Annunzio
Gabriele D’Annunzio

Automobile

La parola automobile di per sé non è stata inventata da D’Annunzio. Tuttavia a lui si deve la declinazione al femminile.

Dopo la sua realizzazione, in Francia, in Spagna e anche in Italia (fino al 1926) si era infatti soliti parlare dell’automobile solo al
maschile – in Spagna ancora oggi è el coche, maschile.

D’Annunzio in una lettera del 18 febbraio 1926 indirizzata al Senatore Giovanni Agnelli (capostipite della famiglia di imprenditori torinesi, nonno di Gianni Agnelli) esprime così il suo parere:

Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur.

La lettera di Gabriele D'Annunzio del 18 febbraio 1926 indirizzata al Senatore Giovanni Agnelli
La lettera di Gabriele D’Annunzio del 18 febbraio 1926 indirizzata al Senatore Giovanni Agnelli

Piave

Oggi ci sembra naturale declinare al maschile il fiume Piave. Di fatto però esso per lungo tempo è stato conosciuto come La Piave, e si deve proprio a D’Annunzio la nuova declinazione al maschile.

A questo punto va ricordato quanto D’Annunzio, all’epoca della Prima Guerra Mondiale fosse considerato una vera di autorità in campo linguistico. Ebbene, dopo la vittoria italiana che coinvolse la zona del Piave, cambiò il genere cui si faceva riferimento al fiume, al fine di celebrarne la potenza.

Lo fece assurgere al ruolo di «fiume sacro della Patria».

È da quel momento che ci si rivolse al fiume Piave al maschile.

Si leggano anche gli articoli:

  1. Prima battaglia del Piave
  2. La canzone del Piave

Rinascente

È il nome di una celebre catena di grandi magazzini.

Il nome esatto oggi è La Rinascente.

La fondazione risale al 1895, a Milano, con il nome: i grandi magazzini dei Fratelli Bocconi.

Avvenne un incendio devastante.

Dopo la ricostruzione, nel 1917, D’Annunzio scelse il nome Rinascente per indicare la rinascita dei magazzini, che come la figura mitologica dell’araba fenice, risorgevano dalle ceneri.

SAIWA

Il nome SAIWA è l’acronimo di: Società Accomandita Industria Wafer e Affini.

Nel 1900 Pietro Marchese apre in via Galata a Genova una pasticceria dove vendere dei sugar wafer, dolci conosciuti durante un suo viaggio in Inghilterra. La piccola impresa cresce tanto da diventare una della prime industrie dolciarie italiane.

Così nel 1922 D’Annunzio suggerisce di dare all’azienda il nome SAIWA. D’Annunzio contribuì anche ad alcune campagne pubblicitarie.

Nel 1965 l’azienda passa sotto il controllo statunitense di Nabisco; nel 1989 passa al gruppo Danone e nel 2007 a Kraft.

Scudetto

Tra le parole italiane inventate da D’Annunzio c’è anche questa, riferita direttamente al mondo del calcio: scudetto.

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Correva il 7 febbraio 1920 (era un sabato). In occasione di una partita amichevole di calcio organizzata durante l’occupazione di Fiume, il poeta fa cucire un triangolino tricolore sulla divisa indossata dalla selezione italiana militare. E lo chiama scudetto.

In seguito la FIGC decide che la squadra prima classificata, nella stagione successiva apponga sulla maglia uno scudetto tricolore (i colori della bandiera italiana), rappresentativo dell’unità nazionale a livello calcistico.

La prima squadra a cucire lo scudetto sulle divise è il Genoa, nella stagione 1924-25.

Tramezzino

Nel 1925, assaggiando un particolare tipo di panino farcito con burro e acciughe al Caffè Mulassano di Torino, D’Annunzio avrebbe esclamato:

Ci vorrebbe un altro di quei golosi tramezzini!

Da allora il particolare spuntino venne chiamato così.

Il termine affonda le sue origini nel linguaggio architettonico: tramezzo significa infatti elemento posto in mezzo ad altri elementi.

L’invenzione del “panino” va attribuita ad Angela Demichelis Nebiolo, proprietaria dell’elegante locale torinese di Piazza Castello citato pocanzi. Tornata in Italia col marito, dopo anni trascorsi negli Stati Uniti, ripropose una sua versione di quelli che gli americani chiamavano sandwich.

L’intuizione fu quella di non tostare le fette di pane, privarle della crosta e soprattutto realizzare differenti farciture.

In poco tempo i tramezzini divennero i protagonisti dell’aperitivo del Caffè Mulassano.

Foto da: Vivere Meglio

Velivolo

Siamo nel 1910: l’entusiasmo per il mondo del volo porta il poeta a tenere una serie di conferenze intitolate “Il dominio del cielo“.
In una di queste conferenze, alla Scala di Milano, pronuncia queste parole:

Siamo alla vigilia di una profonda mutazione sociale, si istituisce già il Codice dell’Aria, la frontiera invade le nuvole.

Il termine “velivolo” – tra le parole italiane inventate da D’Annunzio – viene introdotto dal letterato in questo periodo per definire la “macchina volante“.

Ecco le parole tratte dal suo romanzo “Forse che sì forse che no” (sempre del 1910) , che ne spiegano l’adozione:

Ora v’è un vocabolo di aurea latinità – velivolus, velivolo – consacrato da Ovidio, da Vergilio, registrato anche nel nostro dizionario; il quale ne spiega così la significazione: “che va e par volare con le vele”. La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fonica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti. Pur essendo classica, esprime con mirabile proprietà l’essenza e il movimento del congegno novissimo.

Vigili del fuoco

In origine, il nome era esclusivamente pompieri, parola derivante dal francese «sapeur-pompier».

Durante il regime fascista, nel 1938, D’Annunzio propose di chiamare i pompieri con il termine Vigili del Fuoco, ispirandosi ai vigiles dell’antica Roma.

I vigiles furono un corpo istituito nell’anno 6 d.C. dall’Imperatore Augusto con il compito di vigilare sia le strade durante le ore notturne che per proteggere la città dagli incendi. Va ricordato come gli incendi erano eventi abbastanza frequenti considerato l’uso diffuso di fiamme libere e di infrastrutture in legno.

Gabriele D’annunzio è autore di Alcyone e Il piacere. Tra le poesie che abbiamo analizzato nel nostro sito vi sono: I pastori, Il vento scrive, La sera fiesolana e altre opere.

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Stefano Moraschini

Stefano Moraschini lavora sul web dal 1999. Ha fondato Biografieonline.it nel 2003. Legge e scrive su, per, in, tra e fra molti siti, soprattutto i suoi, tra cui questo. Quando non legge e non scrive, nuota, pedala e corre. È degustatore professionale e giudice internazionale di birre e formaggi. Copywriter e storyteller, aiuta le persone a posizionarsi sul web raccontando la loro storia. Puoi metterti in contatto con lui su Instagram, LinkedIn, Facebook.

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