Fascismo: breve storia delle sue origini

Il ‘900 può essere definito il secolo dei totalitarismi perché in Europa vi fu l’affermazione di diversi regimi “totalitari” che restarono in piedi per tanti anni: il sistema Comunista russo, quello nazionalsocialista di Hitler e, in Italia, il fascismo di Mussolini, seppur considerabile il meno totalitario dei tre.

Mussolini a cavallo
Mussolini a cavallo

Secondo lo storico Piero Melograni, i totalitarismi sfociarono per via dei disordini causati dalla Prima Guerra Mondiale e il loro scopo era quello di riportare all’ordine la nazione. In Italia, dopo il Biennio Rosso, scesero in campo i fascisti e il loro consenso crebbe maggiormente grazie alle difficoltà degli altri partiti.

La nascita del fascismo

Il fascismo nacque e si sviluppò quando la democrazia entrò in difficoltà, esprimendo la ricerca di una soluzione alternativa basata sul nazionalismo; nacquero così i fasci di combattimento, che si definivano come un movimento – quindi non un partito – e che ebbero inizialmente delle buone idee e proposte, prima di passare tuttavia alla violenza.

Fu qui, dunque, che entrò in scena Benito Mussolini, il quale, dopo aver abbandonato il partito socialista, ritenuto ormai debole, decise di unirsi alla nuova fazione per aumentare il suo consenso, diventando dunque l’artefice e personaggio di punta dei successi del movimento, con la creazione, nel 1921, del Partito Nazionale Fascista, risultato dell’evoluzione del movimento in partito.

La nascita del fascismo è strettamente legata alla figura di Benito Mussolini
Il volto di Benito Mussolini

Parallelamente, nel 1921, nacque il Partito Comunista Italiano fondato da Antonio Gramsci: la scissione interna al fronte comunista, con la fondazione di un partito a sé stante, contribuì quindi, senza dubbio, all’avanzata fascista, poiché non riuscì a creare un’alternativa a Mussolini.
La svolta nella storia politica italiana arrivò quando il leader fascista ordinò la marcia su Roma, con lo scopo di far capire al re, al parlamento e al popolo quanto ormai fosse diventato forte il fascismo: il 28 ottobre 1922 le squadriglie entrarono in Roma con lo slogan “o Roma o morte”.

La marcia su Roma
La marcia su Roma

Da questo momento in poi il fascismo diventa Mussolini e la storia del fascismo è quella di Mussolini, come teneva a ricordare Indro Montanelli, il quale affermava anche che di Mussolini ve ne furono 3: quello di questi anni (il primo Mussolini) era un “restauratore”, assolvendo in pieno il suo compito, poiché dalla fine della guerra in poi nessun governo fu capace di governare, lasciando l’Italia nel caos, in preda alla violenza che, se prima era stata rossa, ultimamente era diventata “nera”. Bisogna dire che con Mussolini si tornò alla regolarità, restaurando appunto l’ordine, ma a volte seguendo la volontà dei capi provinciali fascisti.
Infatti, sempre a detta di Montanelli, la difficoltà più grossa del Duce fu quella di dare un inquadramento alle squadre fasciste: Mussolini non amava i fascisti, anzi, al contrario, li detestava, e quindi decise di dare un’istituzione alla milizia fascista, cercando di calmare i loro intenti violenti.

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Il governo di Mussolini

Al contempo, il Duce decise di formare il governo con quanto di meglio c’era in Italia, perciò anche con gente che non proveniva dai ranghi fascisti. A causa di queste manovre, si pensò che il suo governo potesse avere una breve durata, ma Mussolini fu furbo: utilizzò infatti i fascisti estremisti ai fini della sua politica di conservazione, allontanando dal governo tutti coloro che si opponevano alla volontà del fascismo, e scagliandosi, inevitabilmente, con quelle personalità che erano contro gli ideali estremisti. Il 2 febbraio 1923 venne arrestato Piero Gobetti, il giorno dopo toccò al comunista Amedeo Bordiga.

Le elezioni del 6 aprile 1924

Il 6 aprile 1924 si andò al voto: la lista nazionale della quale era capo proprio Mussolini raggiunse il 65% dei suffragi. In seguito, i fascisti furono accusati di violenza da Giacomo Matteotti, il quale chiese d’invalidare le elezioni appena svolte poiché credeva che nessun elettore italiano fu libero di decidere.

Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti

L’uccisione di Matteotti e la Secessione dell’Aventino

Il 10 giugno 1924 l’onorevole Matteotti veniva rapito e, in seguito, ucciso suscitando uno scandalo enorme. Mussolini ebbe grandissime difficoltà nel gestire la situazione, dichiarando di non essere coinvolto ma, anzi, addolorato; si passò così alla Secessione dell’Aventino, un atto di protesta attuato da alcuni deputati d’opposizione contro il governo fascista. Qualche mese dopo, nell’agosto del 1924, Mussolini, in seguito al ritrovo del cadavere di Matteotti, cade in una profonda frustrazione, sconfessando pubblicamente l’assassinio e riacquistando così la forza perduta per tenere a bada la squadriglia fascista, scrivendo sul giornale de Il Popolo D’Italia “Fascisti, l’ordine è questo, massima disciplina, nessuna violenza”.

L’Aventino sperava in un intervento del Re Vittorio Emanuele III, poiché solo lui poteva far cadere il governo Mussolini, ma l’intervento regio non ebbe luogo. Fra alterne e drammatiche vicende, il governo Mussolini seppe sempre rialzarsi e rafforzarsi, proseguendo nel suo intento.

Fonti: La Storia del Fascismo con Piero Melograni; La Storia d’Italia di Indro Montanelli e Mario Cervi

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Alessio Bellè

Alessio Bellè, 24 anni, vive per il momento a Lecce, studia ed è appassionato di storia, arte e letteratura; affascinato dalle interpretazioni di Indro Montanelli, Mario Cervi e Piero Melograni. S'affaccia sui portali online per la prima volta.

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