Tragedia (opera di Klimt)
“La Tragedia” di Klimt è una delle tavole eseguite dall’artista per il seguito della pubblicazione di Gerlach. Questa opera è stata realizzata nel 1897, un anno dopo “La Scultura“, e mostra, dal punto di vista stilistico, una decisa virata in senso simbolista. Si tratta di una tecnica realizzata con gessetto nero, matita, sfumato, oro di centimetri 41,9 x 30,8, conservata a Vienna presso l’Historisches Museum der Stadt Wien.
Storia
Nel 1894 il Kunstlerhaus, l’associazione che riuniva gli artisti viennesi, aveva allestito una mostra cui avevano partecipato importanti pittori europei, tra i quali i due simbolisti Franz von Stuck e Fernand Khnopff. Klimt, molto colpito dalla loro pittura allusiva ed enigmatica, comincia in questo periodo a prenderne spunto in modo sempre più deciso, abbandonando lo Storicismo degli inizi.
Analisi
Klimt rinuncia ormai alla rappresentazione mimetica, verosimile, adottando un tipo di disegno dai tratti bidimensionali. I volumi vengono appiattiti e i contrasti tra le forme sono affidati al caratteristico contrappunto di superfici bianche e colorate. La linea di contorno acquista un ruolo importante: viene affidata ad essa l’illustrazione della cornice, dove due figure femminili sono rivolte in atteggiamento dolente verso una creatura mostruosa. Anche se il bordo superiore della pagina è riempito per intero, in modo analogo a quanto accadeva nella Scultura, lo stile è cambiato in modo profondo.
Le figure, il fondo di foglie, che rielabora quello usato nell’Idillio (1884), e il corpo del drago-serpente sono stilizzati in maniera compiuta: la sua coda scende lungo il margine destro del foglio, passa dietro la vignetta centrale e risale, finendo in un ricciolo, dalla parte opposta.
La densità della figurazione si alleggerisce in modo progressivo verso il basso, trasformandosi in gioco ornamentale e proponendo una nuova variazione sul tema dello spazio vuoto. Il centro della tavola è occupato dall’allegoria vera e propria, con una maschera tragica sollevata da una donna immaginata come una musa greca, che fissa su chi guarda uno sguardo ipnotico.