Ed è subito sera: analisi e commento alla poesia di Quasimodo
Il poeta italiano Salvatore Quasimodo (1901-1968) appartiene al filone dei cosiddetti “poeti ermetici”. Le sue liriche sono infatti caratterizzate dalla tendenza a racchiudere in pochi versi spesso oscuri grandi principi e temi cari all’essere umano (ad esempio, uno degli argomenti preferiti dagli appartenenti alla corrente dell’Ermetismo è la solitudine dell’uomo moderno, che ha perso ogni punto di riferimento e proprio per questo rischia di cadere nella disperazione).
Approfondimento
Quasimodo e l’Ermetismo
La poesia ermetica, di cui Quasimodo è uno dei massimi esponenti italiani, è chiamata anche neosimbolista, ed è una poesia per lo più libera dalle forme metriche tradizionali, che rifiuta gli schemi classici del Romanticismo ed è avulsa da qualunque finalità celebrativa. Secondo Quasimodo e tutti i poeti ermetici anche il poeta, in quanto uomo, non ha più certezze e non può ancorarsi ai miti del passato, in quanto la società sta cambiando rapidamente.
Gli autori di liriche che si collegano al filone ermetico vanno piuttosto alla ricerca di parole e termini scarni, essenziali, che possano descrivere le emozioni e gli stati d’animo senza fronzoli o inutili ridondanze. Un tema che ricorre spesso nelle poesie ermetiche è il confronto tra la realtà (che delude e provoca frustrazione) e i sogni che fanno vivere l’uomo nell’illusione. Una delle poesie più note di Quasimodo si intitola “Ed è subito sera” ed è composta da tre versi soltanto.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
In realtà inizialmente la lirica era più lunga e si intitolava “Solitudini” (sul sito Aforismi.meglio.it il testo completo), poi il poeta l’ha resa più ermetica possibile riducendola in tre versi. La poesia è una istantanea sulla condizione esistenziale che accomuna ogni uomo che vive sulla Terra: ognuno è solo e deve faticare a vivere essendo consapevole della brevità dell’esistenza.
Ed è subito sera: analisi e commento alla poesia
Nel primo verso il poeta introduce la frase “nel cuor della terra” per esaltare lo stato d’animo dell’uomo che si sente smarrito e incapace di affrontare le difficoltà della vita. Ciò che più gli pesa è l’incapacità di comunicare con i suoi simili, che lo condanna all’ isolamento rendendo l’esistenza ancora più triste e penosa.
Nel secondo verso è come se il poeta voglia dare un segno di speranza introducendo l’immagine di un individuo che viene “trafitto da un raggio di sole”.
In realtà, con questa stupenda analogia, Quasimodo vuole evocare l’esistenza umana che oscilla continuamente tra l’attesa della felicità e il dolore. Il raggio di sole trafigge l’uomo, in quanto la speranza di essere felice cede subito il posto alla cocente delusione.
Il terzo verso “ed è subito sera” è la metafora della morte, contro cui si infrangono tutte le illusioni degli uomini.
La stessa metafora ricorda la celebre frase di San Giovanni della Croce:
Il tema
Il tema principale affrontato da Quasimodo in questa lirica brevissima ma densa di significato è la brevità della vita: l’esistenza umana si rivela troppo esigua rispetto a quello che un individuo potrebbe realizzare. L’argomento è molto attuale, soprattutto lo è nel periodo storico in cui l’autore scrive questi versi, caratterizzato dal progressivo avanzare delle macchine che si sostituiscono al lavoro dell’uomo. “Ed è subito sera” è la poesia di Quasimodo che apre la raccolta che porta lo stesso titolo, ed è stata pubblicata nel 1943.
La solitudine
Nella lirica in questione esiste una correlazione tra la solitudine del singolo e quella dell’umanità intera: per Quasimodo l’uomo è solo quando è privo di amore, così come è sola l’umanità quando non ha l’amore di Dio. Il linguaggio utilizzato nella lirica è semplice e diretto, arriva dritto al cuore di chi legge, senza inutili giri di parole o l’utilizzo di aggettivi, il tono è malinconico e intriso di pessimismo.
Come spiegano alcuni commentatori letterari, nel giro di soli tre versi Salvatore Quasimodo riesce a spiegare la parabola della vita umana. Il dolore di vivere, la solitudine, la precarietà dell’esistenza sono sapientemente sintetizzati nei tre versi della poesia come soltanto un esperto poeta ermetico saprebbe fare.
La guerra e il dolore
È probabile che questa lirica sia stata scritta per evocare gli orrori del Secondo Conflitto Mondiale. Lo stesso Quasimodo, in un’opera pubblicata nel 1946, ha dato un’interpretazione di questo tipo ai versi della breve poesia.
L’uso di immagini scarne e crude serve al poeta per trasmettere la sua visione di un mondo che va lentamente verso il declino, e la guerra non è che una dolorosa conseguenza di ciò. L’esperienza individuale riesce a fondersi con quella collettiva, con lo sradicamento dell’io che diventa un noi. Il dolore, la sofferenza e la morte sono momenti condivisi dall’intero genere umano.
La sensazione del dolore comune rende questi versi ancora più forti e diretti: ognuno può riconoscersi nelle parole di Quasimodo e confrontarsi con il male di vivere, che purtroppo rappresenta l’altra faccia del progresso.