La strage di Piazza della Loggia (Strage di Brescia)
Sono le dieci e 12 minuti, quando il 28 maggio 1974 una bomba nascosta nel cestino dei rifiuti viene fatta esplodere in Piazza della Loggia a Brescia, causando la morte di otto persone e oltre cento feriti. Ancora oggi, a distanza di 41 anni, non sono stati individuati e puniti i responsabili di questo attentato, avvenuto mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista.
Approfondimento
Il processo d’appello bis
A Milano si è appena aperto il processo d’appello bis a carico di Carlo Maria Maggi, un ex ispettore per il Triveneto di Ordine Nuovo, e Maurizio Tramonte, un uomo reputato vicino ai servizi; è stato assolto invece Delfo Zorzi. Nel corso della prima udienza, i giudici hanno dato la parola ai periti, che adesso dovranno stabilire se effettivamente Maggi è incapace di affrontare il processo, così come sostiene l’uomo. Ma andiamo con ordine.
Piazza della Loggia, il ricordo
Anche quest’anno, alle 10.12, è stato osservato un minuto di silenzio per commemorare le vittime dell’attentato in Piazza della Loggia a Brescia. In piazza, insieme ai familiari delle vittime, c’era il sindaco Emilio Del Bono, che ha dichiarato: “È una ferita che Brescia non riesce a rimarginare“.
Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 28 maggio 2015
“E’ sconfortante che, ancora oggi, dopo 41 anni, non siano stati individuati e puniti i responsabili di tanta barbarie. Sono con voi, e con i cittadini di Brescia, che – dichiara Mattarella – non dimenticheranno mai la tremenda strage del 28 maggio 1974. Quel vile attentato stroncò otto vite umane, provocò il ferimento di un centinaio di persone e produsse una ferita profonda non solo nell’animo sconvolto dei familiari ma nell’intero corpo sociale del nostro Paese”.
E continua: “dobbiamo continuare a fare memoria per tenere alta la guardia contro ogni forma di violenza, di fanatismo, di terrorismo. Per trasmettere alle giovani generazioni quei valori di partecipazione, di pace, di confronto nella libertà che sono le fondamenta vive della Costituzione repubblicana. Per guardare alla nostra storia con spirito di verità, cercando di squarciare il velo opaco delle omissioni, delle reticenze, delle complicità“.
I processi per ricostruire la verità
Il primo processo della magistratura, nel 1979, portò alla condanna di alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Tra questi, c’era Ermanno Buzzi che, in carcere in attesa d’appello, venne strangolato il 13 aprile 1981. Nel 1982, le condanne del giudizio di primo grado furono trasformate in assoluzioni, confermate poi nel 1985 dalla Corte di Cassazione. Nel 1984 dopo le rivelazioni di alcuni pentiti, fu seguito un secondo filone di indagini. I pentiti accusarono altri rappresentanti della destra eversiva. Indagini che durarono sino alla fine degli anni Ottanta. Anche questa volta gli imputati vennero assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. Tutto confermato in Cassazione.
Il 19 maggio 2005 si tenne la terza istruttoria con la quale la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi che sarebbe coinvolto nella strage di Piazza della Loggia. Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Maifredi. Zorzi, Maggi e Tramonte erano all’epoca militanti di Movimento Politico Ordine Nuovo, un gruppo neofascista creato nel 1963 da Clemente Graziani. Francesco Delfino era invece un ex generale dei Carabinieri che, all’epoca, era responsabile del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, mentre Giovanni Maifredi era collaboratore del ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani.
Il 25 novembre 2008 si è tenuta la prima udienza, il 21 ottobre 2010, i giudici hanno emesso l’accusa di concorso in strage per tutti gli imputati, fatta eccezione per Pino Rauti per il quale era stata chiesta dalla stessa accusa l’assoluzione “per non aver commesso il fatto”. Successivamente, il 16 novembre 2010, la Corte d’Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria con la quale ha assolto tutti gli imputati per insufficienza di prove. Oltre alle assoluzioni, i giudici hanno stabilito il non luogo a procedere per Maurizio Tramonte per prescrizione del reato di calunnia e, inoltre, hanno disposto la revoca della misura cautelare per Delfo Zorzi. E ancora, il 14 aprile 2012, la Corte d’Assise ha confermato l’assoluzione per i sei imputati e condannato le parti civili al rimborso delle spese processuali, indicando la responsabilità di tre ordinovisti defunti, quali Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiatti. Poi, il 21 febbraio 2014, la Corte di Cassazione ha annullato le assoluzioni di Maggi e Tramonte e confermato quelle di Zorzi e Delfino. Da qui il nuovo processo d’appello contro Tramonti e Maggi.
Le vittime
Tra le vittime della strage vanno ricordati: l’insegnante di francese, 34 anni, Giulietta Banzi Bazoli, l’insegnante di lettere alle medie, di 32 anni, Livia Bottardi in Milani, l’insegnante di fisica Alberto Trebeschi, 37 anni, Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante, il pensionato, ex partigiano di 69 anni Euplo Natali, Luigi Pinto, 25 anni, insegnante, l’operaio di 56 anni Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.
L’epilogo
Nel mese di giugno 2017, dopo 43 anni e 11 processi, la Corte di Cassazione riconosce colpevoli gli ordinovisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.