La stampa dopo il fascismo: il governo guidato da Ferruccio Parri
Nella seconda metà del 1945, nei maggiori centri del Nord, le stazioni radio riprendono a funzionare. L’Italia ha un nuovo governo, guidato da Ferruccio Parri, uno dei comandanti del movimento partigiano. Le uniche novità del giornalismo, in questi primi mesi di libertà, sono rappresentate dai quotidiani del pomeriggio.
A Milano, ne escono tre: “Corriere lombardo”, “Corriere d’informazione” e “Milano sera”. Inoltre, circolano con successo due quotidiani sportivi: “La gazzetta dello sport” a Milano e “Il corriere dello sport” a Roma. Nel 1945, Milano riprende il suo vecchio ruolo di capitale del rotocalco: Rizzoli ottiene l’autorizzazione a pubblicare “Oggi”. Esce “L’Europeo” e, alla fine del 1945, “Tempo”. Fra i tre, è “L’Europeo” ad aver maggior successo: presenta una linea liberaldemocratica, il modo di raccontare la politica, gli articoli di costume e d’inchiesta, ne fanno un modello nuovo per il giornalismo italiano. Tra il 1945 e il 1946, alcuni direttori del periodo di Salò vengono processati. A Milano, viene catturato Amicucci, processato e condannato a morte. La sentenza viene sospesa e nel secondo processo, Amicucci viene condannato a 30 anni. Anche Gray, Spampanato e Pettinato vengono condannati, ma a 20 anni.
Tutti i condannati tornano alla libertà e ai giornali grazie a Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia, che concede l’amnistia. Il 1° gennaio 1946 avviene il passaggio dei poteri tra gli alleati e il governo italiano per le regioni del Nord, esclusa Trieste (apparteneva infatti alla Jugoslavia, che verrà riunita sul finire del 1954). Nei mesi successivi, si esauriscono le attività e l’influenza dei comitati di liberazione. In aprile, si svolge il primo turno delle elezioni amministrative: Milano è socialista. I quotidiani parlano soprattutto di politica. I settimanali si occupano con tono scherzoso dei politici: è il periodo di Togliatti, Nenni e Alcide De Gasperi.
In realtà, il 1946, è un anno di intensissime e violente polemiche sullo sfondo di una situazione economica difficile. L’evento che polarizza l’attenzione è il voto del 2 giugno, il referendum monarchia o repubblica e l’elezione dell’assemblea costituente. Nel settore della stampa continua il susseguirsi di testate. Decine di giornali nascono e scompaiono anche nel giro di pochi mesi. Tornano in edicola “Il Messaggero” e il “Giornale d’Italia”. In generale, la tendenza è quella che vede rafforzarsi lo schieramento giornalistico del centro e della destra con relativo indebolimento della sinistra. Il partito comunista può contare sulle quattro edizioni dell'”L’Unità”, mentre il partito socialista può contare sulle edizioni romane e milanesi de “L’Avanti!”, “Il lavoro nuovo” e “Sempre Avanti!”. Con il referendum, la Repubblica vince e la Dc si rivela il primo partito dell’Assemblea Costituente.