Gli Stati Generali di Versailles del 1789
Il 4 maggio 1789 si tenne a Versailles una sfarzosa cerimonia di apertura degli Stati Generali. Si trattava un organo che rappresentava i tre ordini sociali più importanti (nobiltà, clero e terzo stato) che veniva convocato in caso di situazione di pericolo del paese per limitare il potere monarchico. Dopo l’apertura ufficiale, gli Stati Generali vennero inaugurati il 5 maggio e si riunirono in quella data per la prima volta. L’obiettivo era quello di affrontare la grave crisi economica in cui versava la Francia del tempo.
Essi contavano 1.139 membri di cui 291 rappresentati del Primo Stato (clero), 270 per il Secondo Stato (aristocrazia) e 578 per il Terzo Stato (popolazione, in particolare Borghesia). Ogni ordine si riuniva in camere separate per prendere decisioni in modo autonomo e poi veniva emesso un voto per ogni Stato: in questo modo non era consentito il pareggio e la nobiltà e il clero venivano sempre avvantaggiati perché prendevano spesso decisioni simili, salvaguardando i propri interessi anziché quelli della nazione.
Approfondimento
La storia degli Stati Generali
La prima convocazione ufficiale avvenne nel 1302 da parte del re Filippo IV. Successivamente saranno convocati 22 volte in 487 anni. Dopo la convocazione del 1614 da parte di Maria de’ Medici, non vennero più convocati fino al 1788 anno in cui Luigi XVI decise la riunione per il rinnovo dei membri.
Gli Stati Generali erano una assemblea di origine medievale e feudale e venivano indetti proprio per limitare il potere del sovrano. Gran parte del potere era in realtà detenuto dal clero e dall’ aristocrazia già nel 1300, in quanto essi avevano maggiori interessi a limitare il potere della corona per impossessarsi di maggiori privilegi. Il motivo per cui per più di 100 anni non vennero convocati è da ricercarsi nell’ascesa dell’assolutismo.
La Francia del 1600 fu dominata dal regno di Luigi XIV, detto Re Sole, che aveva concentrato nelle sue mani tutto il potere. Così facendo, tutti gli altri organi di governo, tra cui gli Stati Generali, cessarono di esistere. Nel momento di crisi economica profonda in cui piombò lo stato alla fine del Settecento, fu necessario da parte di Luigi XVI rivalutare questo organo consultivo, soprattutto per cercare di tenere la popolazione sotto controllo.
All’ introduzione dell’ennesima nuova tassa sui latifondi (1787) che il re aveva emanato nel tentativo di frenare la crisi, i nobili, i parlamenti locali e il clero insorsero e chiesero a gran voce la convocazione degli Stati Generali. Il Terzo Stato colse così l’occasione per far sentire anche il proprio parere e dar voce ai tanti poveri che versavano in condizioni di miseria nera.
La cerimonia di apertura
Come d’usanza, gli Stati Generali venivano presentati dinanzi al re seguendo una particolare cerimonia. I deputati dovevano presentarsi uno per volta al sovrano: egli ricevette il clero con entrambi i battenti della porta della stanza aperta, quelli della nobiltà con un solo battente aperto mentre per quelli del Terzo Stato si ritirò nella camera da letto. Questo stava ad indicare l’importanza che il re dava a ciascuno degli ordini e soprattutto il rispetto che riversava per ciascuno di loro.
Il 4 maggio 1789 iniziò la cerimonia ufficiale di apertura: si tenne una processione per le strade di Versailles e poi la messa solenne nella chiesa dello Spirito Santo. Il giorno seguente invece si diede avvio alla seduta inaugurale nella sala dei Tre Ordini, sempre nell’immenso palazzo di Versailles. I deputati si sedettero alla presenza sia del re che della regina Maria Antonietta: il clero si posizionò alla destra del trono, la nobiltà a sinistra e il Terzo Stato difronte, dopo essere entrati da una porta laterale e aver atteso per ore in un corridoio. Già da questi semplici gesti è possibile capire qual era il tipo di potere dominante in Francia: i borghesi contavano ben poco nella società, mentre il clero e la nobiltà si spartivano le ricchezze.
Una curiosità: il re si mise il cappello e lo seguirono, come da tradizione, anche i nobili e il clero. Per ripicca anche i rappresentati del Terzo Stato decisero di coprirsi il capo, nonostante fosse a loro vietato, o quantomeno venisse considerato di cattivo gusto farlo.
Re Luigi XVI pronunciò il discorso di apertura, lamentandosi della difficile situazione in cui versava il paese e auspicando di trovare una soluzione quanto prima per riordinare le finanze. Dopo di lui la parola passò a Barentin, il guardiasigilli, che elogiò il re e si dimostrò conservatore su tutte le posizioni. Poi il discorso di Necker, l’allora Ministro delle Finanze, che durò ben tre ore e si soffermava sempre sulla situazione finanziaria ma con un’ottica più positiva per la soluzione della crisi. Non venne ancora affrontato però il problema del voto.
Le questioni politiche
Nella riunione degli Stati Generali del 1789, l’obiettivo principale era quello di risolvere i problemi finanziari in cui era piombata la Francia negli anni precedenti. Durante la campagna elettorale si diffusero ben 60 mila cahiers de doléances, i quaderni di doglianza, nei quali i borghesi illuminati avevano scritto e denunciato tutte le ingiustizie perpetrate nei loro confronti e soprattutto avevano attaccato l’antico regime dell’assolutismo monarchico.
Non era più tempo per un re che si comportava come fosse un Dio in terra, e qualcosa ormai nella Francia del tempo si era rotto con l’avvento delle idee illuministiche di fraternità ed uguaglianza. I borghesi del Terzo Stato pertanto si fecero portatori di queste nuove proposte e tentarono, con l’organismo degli Stati Generali, di cambiare il paese già all’interno dei suo organi più importanti. Ma la strada era lunga e in salita perché bisognava scontrarsi con i detentori del potere.
All’apertura della riunione, per prima cosa il terzo stato contestò il sistema di voto per stato, altrimenti avrebbero avuto sempre la meglio nobiltà e clero uniti insieme. Venne proposto così il sistema di voto per testa: in questo modo il Terzo Stato, essendo il più numeroso, sarebbe riuscito finalmente ad avere voce in capitolo per risolvere i problemi della Francia. Venne proposta inoltre anche la riunione in una camera comune, così da avere un confronto diretto tra le parti. Il Terzo Stato chiese anche l’aumento dei propri membri, unica richiesta che venne accolta, ma il sistema del voto per stato venne rifiutato. Il re, incapace di prendere una decisione o di schierarsi, rimase immobile per settimane e la situazione stava diventando insostenibile.
Il 20 giugno i rappresentati della borghesia si diressero verso la sala riunioni degli Stati Generali ma il re gli fece trovare le porte chiuse. A quel punto i deputati del Terzo Stato si spostarono in un’altra sala utilizzata per il gioco della pallacorda e in quella sede giurarono di restare uniti fino a quando non fosse stata approvata una costituzione in grado di abolire l’ancien regime (Giuramento della Pallacorda). Il 9 luglio i rappresentati della borghesia formarono l’Assemblea Nazionale costituente, per dotare il paese di una Costituzione. La Rivoluzione era praticamente già avvenuta.
La presa della Bastiglia, la Rivoluzione Francese e il destino dell’Europa
Il Terzo Stato doveva comunque stare attento sia all’ esercito reale, che si avvicinava a Parigi, sia all’ entusiasmo popolare. Il 12 luglio Necker venne costretto da Luigi XVI a dimettersi e la protesta popolare divenne sempre più impetuosa: il 14 luglio i Sanculotti, operai di Parigi, assaltarono la Bastiglia, prigione parigina in cui erano detenuti tutti i dissidenti politici e simbolo dell’ancien regime.
Il lavoro dell’Assemblea non si fermò: il 5 agosto vennero aboliti tutti i privilegi feudali e il 26 agosto venne approvata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in cui venivano sanciti i principi di libertà, uguaglianza e fraternità. Gli Stati Generali e l’assolutismo erano ormai tramontati definitivamente per lasciare spazio ad un periodo sì di lotte, ma soprattutto di affermazione della democrazia in Europa, dal quale non si tornò più indietro.