Il Secondo dopoguerra e l’Italia di De Gasperi
Nel Secondo dopoguerra, dopo la nascita della Repubblica Italiana vi furono le elezioni del 1948 dalle quali sarebbe scaturita la formazione del nuovo governo. Con la clamorosa vittoria della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, dovette consolidare e rafforzare il profilo centrista del suo partito; inoltre, dovette eliminare la questione delle colonie, far ripartire l’economia nazionale e dare all’Italia una giusta e stimata collocazione in ambito europeo e internazionale dopo la fallimentare guerra.
Approfondimento
Il Secondo dopoguerra
Nel frattempo, fu scelto anche il nuovo presidente della Repubblica, dopo diversi scontri diplomatici, al posto di Enrico De Nicola fu chiamato in causa Luigi Einaudi che, in realtà, si definì sempre simpatizzante della Monarchia. Un fatto eclatante colpì e sconvolse sia le piazze italiane che il parlamento, il 14 luglio 1948, un fanatico di nome Antonio Pallante ferì gravemente in un attentato Palmiro Togliatti, esponente principale del Partito Comunista Italiano nonché dell’opposizione.
Il momento che seguì l’attentato fu pericolosissimo in quanto si temette che gli estremisti comunisti capitanati da Pietro Secchia, potessero indire una specie di rivoluzione di piazze e un piccolo colpo di stato che, ad ogni modo, prevedevano da diverso tempo ma, proprio Togliatti, una volta rinvenuto bloccò prontamente.
Questa drammatica vicenda sancì una fine importante, quella dell’unità sindacale, poiché nella CGIL vi facevano parte insieme fino a quel momento i cattolici e i socialcomunisti: questi ultimi accusarono il governo di aver creato un’atmosfera favorevole all’attentato di Pallante (supposizioni altamente false). Questa scissione sindacale provocò la nascita del cosiddetto centrismo: i primi problemi del governo centrista con l’opposizione crebbero ancora di più nel 1949 quando l’Italia accettò le condizioni del Patto Atlantico.
Gli anni di De Gasperi
Le decisioni principali passarono sempre da Alcide De Gasperi che, senza ombra di dubbio, fu uno degli uomini più importanti del Secondo dopoguerra sia italiano che europeo; egli fu eletto prima Presidente del Consiglio, prima del Regno d’Italia il 10 dicembre 1945 e, successivamente, lo divenne sotto la Repubblica dal 13 luglio 1946 fino al 17 agosto 1953.
Sotto il governo dello statista trentino l’Italia si avviò verso il miracolo economico (la guerra, come ben risaputo, fu disastrosa soprattutto dal punto di vista economico). Lo Stato italiano, che da anni era stato prevalentemente agricolo, ben presto, in questi anni, iniziò ad assumere le caratteristiche di un paese industrializzato: molte aziende, come la FIAT, aumentarono notevolmente le loro produzioni e assunzioni. Il progresso fu anche caratterizzato dall’apertura delle frontiere per il commercio, dalle tumultuose migrazioni dal Sud al Nord; la maggior parte della popolazione decise di passare dalla campagna alla città per abbandonare il settore primario.
Nei primi anni del 1950, De Gasperi si era ormai reso conto che la Democrazia Cristiana non avrebbe più ripetuto l’exploit elettorale avuto nelle elezioni del 1948; in più, aveva sperimentato la litigiosità dei vari partiti (compreso il suo della DC). Nacque dunque, grazie a lui e ai suoi collaboratori, l’idea di una legge elettorale che attribuì un premio di maggioranza non al partito ma alla coalizione che avesse superato anche per un solo voto il 50% dei consensi. Essa fu bollata come “legge truffa” dall’opposizione; la legge truffa non scattò perché la coalizione della Democrazia Cristiana raggiunse il 49,5% dei consensi, mancarono dunque soltanto 50.000 voti: la sinistra si presentò come trionfatrice.
Dopo le elezioni, De Gasperi presentò le sue dimissioni; da quel momento in poi, egli fu colpito da profonde delusioni tra cui l’esclusione dal ruolo di segretario del partito attraverso una riunione generale della DC, ove venne ripudiato e sfrattato dai suoi successori che volevano iniziare ad avvicinarsi al potere; un’altra delusione si manifestò con lo smantellamento della CED (Comunità Europea di Difesa) , poiché egli era un’europeista convinto e fu considerato come uno dei padri fondatori dell’Unione Europea insieme al francese Robert Schumann e al tedesco Konrad Adenauer.
La morte di De Gasperi
Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 e con la sua morte si ebbe probabilmente la fine di un’epoca: fu un uomo dalla idee innovative grazie alle quali lo statista trentino, cresciuto nel parlamento di Vienna, diede all’Italia modo per ripartire e rilanciarsi, poiché lo Stato mise le basi per quello che poi diventerà negli anni successivi “il miracolo economico“.
Ci tengo ad aggiungere che con la scomparsa di De Gasperi l’Italia perse anche un solido punto di riferimento per la sua politica: da non dimenticare la posizione che ebbe nel trattato di pace di Parigi, dove tutto e tutti erano contro l’Italia ma lui riuscì a farsi apprezzare e rispettare da tutte le nazioni presenti; dopo di lui, in Italia si ebbe sempre di più la segmentazione dei vari partiti e governi spezzettati e si avvicendarono diversi uomini al suo posto ma, dal quel momento sino ad oggi, difficilmente abbiamo potuto trovare al capo del governo un uomo di stato affidabile, capace ed onesto come De Gasperi.