Taci, anima stanca di godere: testo pdf, analisi e riassunto

Spiegazione della poesia di Camillo Sbarbaro

Camillo Sbarbaro, insieme a Sergio Corazzini, Aldo Palazzeschi e altri, fa parte del gruppo dei poeti attivi intorno alla prima metà del Novecento spesso sottovalutati dalla critica e dai lettori e che meriterebbero di essere riscoperti. Proviamo a farlo in questo articolo, analizzando la poesia Taci, anima stanca di godere.

Camillo Sbarbaro

L’autore: Camillo Sbarbaro

Camillo Sbarbaro nacque nel 1888 a Santa Margherita Ligure. La sua vita si svolse quasi interamente in Liguria, fatta eccezione per la parentesi della Prima Guerra Mondiale.

Egli visse con la famiglia prima a Varazze e poi a Savona, dove si diplomò e trovò lavoro presso un’industria siderurgica.

Durante la Grande Guerra si arruolò come volontario della Croce Rossa Italiana e venne chiamato al fronte nel 1917. Divenne poi insegnante di greco e latino.

Si dedicò alla raccolta di muschi e licheni, ambito nel quale divenne specialista di fama mondiale.

La sua prima raccolta di poesie fu Resine, pubblicata nel 1911. Raggiunse la fama con la raccolta Pianissimo, che uscì nel 1914 per le edizioni della rivista «La Voce».

Sbarbaro venne molto apprezzato dagli intellettuali che frequentavano gli ambienti di questa rivista e conobbe anche Eugenio Montale.

Nel 1950 si ritirò con la sorella a Spotorno: qui compose gli ultimi libri di poesie:

  • Rimanenze (1955);
  • Primizie (1958).

Morì a Savona nel 1967.

Camillo Sbarbaro scrisse anche opere in prosa, raccolte nel volume Trucioli (1920) e poi Scampoli (1960); inoltre fu un abile traduttore sia dal greco (delle tragedie di Euripide) sia dal francese (Flaubert e Joris-Karl Huysmans).

La poetica di Camillo Sbarbaro

Sbarbaro divenne famoso per la sua raccolta Pianissimo, pubblicata nel 1914: essa esprime a pieno la sua concezione poetica.

Il tema di fondo è l’estraniazione dell’uomo dalla società e da sé stesso: l’uomo moderno resta come pietrificato difronte alla realtà e l’unica via di fuga è il dolore.

Tale raccolta venne poi rielaborata più volte. Esistono diverse ristampe (1954 e 1960).

Come poeta Camillo Sbarbaro è molto vicino alle tematiche dei Crepuscolari e anche al Montale di Ossi di seppia per la descrizione del paesaggio ligure.

Taci, anima stanca di godere: testo e pdf

Taci, anima stanca di godere
e di soffrire (all’uno e all’altro vai
rassegnata).
Nessuna voce tua odo se ascolto:
non di rimpianto per la miserabile
giovinezza, non d’ira o di speranza,
e neppure di tedio.
Giaci come
il corpo, ammutolita, tutta piena
d’una rassegnazione disperata.

Non ci stupiremmo,
non è vero, mia anima, se il cuore
si fermasse, sospeso se ci fosse
il fiato…

Invece camminiamo,
camminiamo io e te come sonnambuli.
E gli alberi son alberi, le case
sono case, le donne
che passano son donne, e tutto è quello
che è, soltanto quel che è.

La vicenda di gioia e di dolore
non ci tocca. Perduto ha la voce
la sirena del mondo, e il mondo è un grande
deserto.

Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me stesso

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Analisi e spiegazione

Questa lirica è il testo di apertura della raccolta Pianissimo. Ha come tema principale il sentimento di estraneità dal tutto. Il mondo è ridotto ad un deserto di fronte al quale l’uomo si rassegna della sua condizione.

La poesia Taci, anima stanca di godere è formata da una unica strofa di 26 versi, liberi cioè senza rima; alcuni endecasillabi, altri novenari o settenari e alcuni più brevi.

Il poeta si rivolge alla sua anima innescando un colloquio con sé stesso: egli non prova più nessun sentimento, nemmeno la noia.

L’unico atteggiamento possibile è quello della rassegnazione di fronte alla consapevolezza del nulla cosmico.

Poi, dopo i puntini sospensivi, introduce il concetto del cammino. Esso però è vuoto perché la realtà esterna è senza speranza; il mondo ha perso la sua voce ed è diventato come un grande deserto.

L’uomo diventa quindi una sorta di sonnambulo; neppure il poeta riesce più a raccontare la realtà.

Il tema più importante è quindi quello della alienazione, che viene supportata dall’immagine del deserto.

Questa poesia non ha musicalità; si basa su una serie di immagini-oggetto, da cui prenderà poi spunto Eugenio Montale.

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Anna D'Agostino

Anna D'Agostino, napoletana di nascita portodanzese d'adozione, laureata in Filologia Moderna e appassionata di scrittura. Ha collaborato con varie testate come giornalista pubblicista, attualmente insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado.

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