San Martino: testo e parafrasi della poesia di Carducci
“San Martino” è una poesia scritta nel terzo libro delle Rime nuove da Giosuè Carducci. In questo periodo, Carducci scrive numerose poesie descrittive e improntate a una sottile malinconia. “San Martino” è una mirabile composizione poetica di serrata pittura e di immediata evidenza, in cui si evidenzia con reale visione l’autunno.
Approfondimento
Analisi della poesia
Il titolo determina la stagione autunnale in una data: 11 novembre, giorno di San Martino. La poesia fu pubblicata la prima volta con il titolo “San Martino (in maremma pisana)” in “Natale e Capo d’anno”, supplemento dell’Illustrazione italiana del dicembre 1883. Con tutta probabilità, Carducci si ispira ad una poesia di Ippolito Nievo composta nel 1858, che presenta somiglianze nelle immagini e nei luoghi. Infatti, il poeta che aveva viaggiato in Toscana dal 17 al 26 settembre 1883, diretto a Roma e tornato a Bologna alla fine d’ottobre, nella sua visione lirica dei luoghi visitati si è ispirato direttamente a Nievo.
Testo della poesia “San Martino”
La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Parafrasi
Nella poesia, viene descritto un paesaggio in bianco e nero con l’eccezione del colore rossastro alla fine della poesia, che mette in risalto ancora di più il volo degli uccelli neri. Nella poesia, Carducci parla del tardo autunno in Maremma. La nebbia sale dal piano alla collina, il mare è infuriato sotto i colpi di maestrale. Ma l’acre odore del mosto invade le vie della borgata e rallegra i cuori. Lo spiedo gira sul focolare e il cacciatore sull’uscio si ferma a guardare, nell’ora del tramonto, gli stormi di uccelli di passo che migrano lontano, associandoli ai pensieri.
Nella poesia, è evidente il contrasto tra l’atmosfera del borgo ed il suono del mare in tempesta agitato dal vento di maestrale, simbolo di un’inquietudine che, a mano a mano che si sale con fatica verso la cima del colle, quasi svapora attraverso la nebbia che non ci fa percepire la realtà fino a quando non si arriva alla chiara allegrezza del borgo.
Tra le figure retoriche introdotte dal poeta Carducci nella poesia “San Martino” troviamo: la prosopopea, dove viene introdotta ed evidenziata con enfasi l’umanizzazione del mare; successivamente avviene l’inversione tra due elementi nell’ordine naturale delle parole all’interno di una frase, grazie alla figura retorica dell’iperbato, che introduce l’allegria del borgo e solo in seguito si crea una tensione semantica grazie alla figura retorica della paronomasia.
Carducci, nelle ultime strofe, utilizza anche delle similitudini; infatti il poeta manifesta il suo desiderio e la sua volontà di far volare via i pensieri più tetri, proprio come uccelli neri che spiccano il volo per sempre; invece, secondo altre interpretazioni il termine “com’esuli pensieri” nel senso di “sperduti pensieri”, sta ad indicare il fatto che finalmente le sue idee errano lontano e si abbandonano alla complessità dell’infinito.
Sintesi
Colori e movimenti gagliardi, odori acuti, sensazioni rustiche e caserecce, orizzonti aperti e senso d’infinito si trovano tutt’insieme, in un giro di versi, breve e perfetto.