Saffo e Faone

L’olio su tela noto con il titolo di “Saffo e Faone” fu commissionato al pittore e politico francese Jacques-Louis David (1748 – 1825) dal diplomatico russo Nikolaj Borisovič Jusupov (1750 – 1831), per raggiungere, in seguito, le gallerie fastose del museo russo che deve la nascita a Caterina II (1729 – 1796): l’Ermitage di San Pietroburgo.

Saffo e Faone - quadro - Sappho and Phaon - picture
Saffo e Faone (Sapho, Phaon et l’Amour). Questo quadro di Jacques-Louis David del 1809, è conservato a San Pietroburgo presso il museo dell’Hermitage.

Il capolavoro francese Saffo e Faone testimonia il cambiamento, in termini d’attenzione, verso un tipo d’iconografia non più orientata verso gli ampi respiri dell’etica della Roma Repubblicana, ma in direzione della rievocazione mitologica e allegorica, marcata dal neoclassicismo ostentato da Johann Joachim Winckelmann (1717 – 1768), in quella pacifica armonia vivida di sfrenate passioni, quelle innervanti la mitologia, la realtà storica della Grecia antica vinta dalla pace, dalla guerra, dai sentimenti di un’umanità nascente e cui siamo immensamente debitori.

La “Divina”

Di nobil versi fu Saffo, d’amore truce fu il suo pensiero ardito, cantico ideale dell’infatuazione amorosa, del tempo delle foglie d’ortica, del crepuscolare girovagare intorno ad una solitaria stella danzante, erotica e mai abietta, rischiarente “l’avvolgente sicurezza delle tenebre” (SAFFO).

La poetica di Saffo, l’intuizione romantica di versi lacrimevoli, di perpetue e tormentate fughe verso amori malati, “oltre il cristallino, oltre l’apparenza“, resero il fine ultimo dell’elevazione spirituale, dell’estremo sentimento amoroso.

Incontrare la poetessa Saffo nelle sorti mitologiche, nei frammenti di una grecità antica, negli echi di sentimenti eredi di un sodalizio al femminile, significa ripercorrere letteratura, storia, arte, nel periodo fulgido del VII secolo a.C., nelle acque miti dell’Egeo, fresco di avventure marittime e di naviganti inesperti.

Saffo

Accolta dall’iconografia, dall’arte avanzante di secoli lontani, nuovi, simili solo nei sentimenti di donna, la poetessa di Metilene arricchì di bellezza, eleganza aristocratica e sensualismo ellenico le cornici delle grandi dimore ottocentesche, dei celebri musei. Stemperò la modernità nell’antichità, il valore delle antiche virtù alla luce di nuove priorità.

Ritratta nei suoi mille volti, accolse il futuro dalle mani dei suoi “ritrattisti”, da coloro che forgiarono il suo bel volto, le solide membra giovani, gli occhi dalla brillantezza intelligente e languida. Caratteristiche di una donna versificatrice, vittima del suo cuore.

L’eco della sua voce affiora dalle parole tramandate, mutandosi in emozione tra le pagine, tra le pieghe dell’anima di chi è disposto ad accogliere il suo richiamo.

Poetessa di Metilene

Visse per colmare di poesia l’eredità dei posteri, frodando la fugacità del tempo, il ritorno alle polveri. Visse, s’innamorò e mai tacque. Affiorò dal verbo, dal tempo degli atavici chiarori, tra l’isola che ne fu dimora e l’oblio del tempo che fu. Dalla profondità delle acque che l’accolsero, dal cuore gemente di un’anima spezzata, frammentata nei versi di un eterno poema:

E l’mio Faon lieto Ove Etna arde e s’infiamma, ed io nel core
Ho maggior fuoco assai che quel che ‘l vecchio
Nel monte Sicilian Vulcano accende.

(OVIDIO)

Dai “Dialoghi delle Cortigiane” di Luciano XII emerge che

le bagasce d’Atene, almeno al tempo dello scrittore, nominavano Faone ogni lor prediletto anco d’altro nome” e “da Suida (V) che correva un proverbio o dettato greco siffatto: – tu sei di bellezza e di costume un Faone – […]” (BUSTELLI).

L’opera filosofica e poetica dell’antica Saffo ritorna come le onde della marea lunare, dispiegandosi nel lungo arco temporale ottocentesco. Lentamente, come un’amante, come un’antica statua che riaffiora.

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Il politico e pittore Jacques-Louis David sperimentò l’esito della ricerca neoclassica votata agli studi di Johann Joachim Winckelmann contemplando il mistero reale dell’armonia classica, degli antichi e gloriosi splendori della Grecia antica:

La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come il mare che in superficie appare calmo e tranquillo anche se sotto, in profondità, ci sono le correnti, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’espressione grande e posata.

(WINCKELMANN)

Il mito

La sofferenza inerente il mito di Saffo e Faone, dell’amaro amore tra il traghettatore e la poetessa, concluso nella terribile morte di chi cercò nel suicidio la soluzione al male d’amore, vede nelle epistole amorose dell'”Eroidi” (“Heroides“, le eroine), il lasso di un lontano dolore.

Alma, che più di Leucarle ?
Ecco il sacrato sasso; Ardita questo accingiti
irremeabil passo.
Tempo è che ormai decidasi
La tua funesta sorte:
Sia dé tuoi affanni il termine,
O libertate, o morte !

(OVIDIO)

La storia dell’amore perduto tra la poetessa Saffo e Faone ridondò nella storia, smuovendo la vocazione leopardiana all’amor smarrito, palesandosi nell’estro romantico del incipit dell'”Ultimo canto di Saffo” (1822)

Placida notte, e verecondo raggio / Della cadente luna; e tu che spunti / Fra la tacita selva in su la rupe, Nunzio del giorno; oh dilettose e care / Mentre ignote mi fur l’erinni e il fato, /Sembianze agli occhi miei; già non arride / Spettacol molle ai disperati affetti

fino all’esibizione iconografica del mito attraverso il capolavoro di Jacques Louis David, un olio su tela realizzato nel 1909.

Saffo e Faone - dettaglio del quadro
Saffo e Faone: dettaglio del quadro

Saffo e Faone: il quadro

L’indole rivoltosa ostentata dagli ideali della Rivoluzione erano ormai tramontati quando Jacques-Louis David intraprese la fulgente carriera di primo pittore presso la corte napoleonica.

Colpì nel segno di un successo grandioso, costellato di trionfi e richieste da parte dei più vari committenti europei, tra questi l’aristocratico russo Nikolaj Borisovič Jusupov, diplomatico russo e direttore dell’Hermitage. Fu lui inoltre che commissionò la tela ritraente Saffo e Faone.

L’artista francese intraprese la strada delle allegoria mitologiche abbandonando, di fatti, le rievocazioni storiche della Roma Repubblicana, intrise di esempi di virtù civiche.

In una lettera a Nicolai Yusupov si legge che la tela “rappresenta Saffo, la sensibile poetessa, e il suo innamorato Faone che cupido è riuscito ad infiammare col proprio fuoco“.

Da una missiva successiva indirizzata al principe, datata 30 novembre 1809, si comprende che l’opera già in quell’anno risultava terminata.

Seguendo la poetica neoclassica, “David non distilla nei due innamorati il minimo accenno a un sentimento genuino, e il fuoco che li arde sembra paradossalmente raggelarli nella staticità dei gesti” (FREGOLENT).

Alla base dell’inquietudine, del fasto edonistico dei gesti e delle stoffe, affiora l’armonia e l’unità di tutti gli elementi, la limpidezza e il coronamento delle forme. Così come l’equilibrio dei toni cromatici.

Note Bibliogarfiche
A. Fregolent, Ermitage San Pietroburgo, Electa, Milano, 2005
G. Bustelli, Vita e frammenti di Saffo di Metilene – Discorso e versione (II), Gaetano Romagnoli, Bologna, 1863
Ovidio, R. Fiorentino, Epistole d’Ovidio, Niccolò Capurro, Pisa, 1818
G. Leopardi, Canti, Felice Lemmonier, Firenze, 1860

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Simona Corciulo

Simona Corciulo nasce a Gallipoli il 5 maggio del 1992. Appassionata di arte e antiquariato, ha conseguito la laurea in ''Tecnologie per conservazione e il restauro'' nel 2014. Fervida lettrice, ama scovare e collezionare libri di arte, storia, narrativa - italiani e stranieri - desueti o rari.

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