Cristo si è fermato a Eboli (Carlo Levi): riassunto
“Cristo si è fermato a Eboli” è una delle più celebri opere autobiografiche dello scrittore Carlo Levi. L’opera è stata scritta tra il dicembre del 1943 ed il luglio del 1944 a Firenze e pubblicata da Einaudi nel 1945.
Approfondimento
Riassunto
Il romanzo si apre con Levi che, per il suo antifascismo, viene prima fatto prigioniero e poi confinato ad Aliano, un paesino dell’entroterra lucano. Qui viene a contatto con le condizioni di profonda miseria e di vita vissuta al limite degli stenti dai contadini. Rimane folgorato dalla scoperta di una umanità remota e negata alla storia, che lo obbliga a spingersi verso la conoscenza di se stesso, del proprio porsi in rapporto agli altri. Ad Aliano, un agglomerato di case costruito su precipizi di argilla bianca, devastato dalla malaria, dalla povertà e dalle faide di un potere miserabile e rapace, in questo luogo sembra non essere giunto neanche il messaggio cristiano. Il tempo è fermo nell’immobilità dei secoli al cospetto del nulla e della morte. Questo scenario di desolazione, di superstizione, di estremo e chiuso dolore, si anima nella narrazione di un grande fervore e di un sentimento di adesione dell’autore per un’umanità rimasta alle soglie di un mondo subumano e primitivo.
Ad Aliano gli abitanti sono divisi in due classi: i cafoni (contadini poveri) e i galantuomini (proprietari terrieri e borghesi) che mettono scompiglio tessendo intrighi e che sono responsabili della miseria del popolo cafone. In questo piccolo paese, Levi trova subito accoglienza dalla cognata vedova del segretario comunale ed inizia a fare la conoscenza degli abitanti del paese. Dapprima, i due medici Gibilisco e Milillo che, agli occhi di Levi, laureato in medicina, risultano essere quasi completamente estranei ai dettami della scienza di Ippocrate. Al punto che si vede quasi costretto ad assistere i malati del paese per le estreme richieste di aiuto che riceve.
Durante le sue tediose giornate, lo scrittore fa altri incontri: prima è il turno dell’Arciprete; questi è un uomo mal visto da tutti e pertanto bersaglio continuo di scherzi da parte dei ragazzini del posto. Poi è la volta della domestica Giulia, che svolge anche la professione di “strega”, e del parroco don Trajella, uomo molto colto e “sanaporcelle”, un uomo a metà strada tra un mago e un veterinario. A spezzare quei giorni noiosi, l’arrivo della sorella di Levi, che però soggiorna nella cittadina solo quattro giorni e dopodiché lo scrittore si ritrova nuovamente solo in mezzo a questa misera ed incolta popolazione.
Un giorno, la questura di Matera interviene, su denuncia dei due medici del paese, per proibire a Levi l’esercizio della professione medica nel paese. Lo scrittore viene quindi inviato per un breve tempo a Grassano per poi ritornare ad Aliano. Passa il tempo ed un giorno Levi riceve la triste notizia di un lutto famigliare che, pur arrecando dolore, gli permette di tornare e rivedere la sua Torino. Quando ritorna nel piccolo paese lucano, si trova dinnanzi a due profondi cambiamenti: la scomparsa della domestica-strega Giulia e, grazie alla curia, l’allontanamento del parroco Trajella dalla parrocchia di Aliano.
Finale
Dopo ben due anni di soggiorno, finalmente, anche per Levi è arrivato il momento di tornare a Torino e di congedarsi da tutte quelle persone che gli sono state vicine dimostrando il loro affetto nei suoi confronti.
Analisi
Nella sua opera, Levi descrive il suo incontro con la gente del Sud, abbandonata fuori dalla storia e della ragione, in un mondo fatto di povertà e fatica, dove il tempo è fermo nell’immobilità dei secoli al cospetto del nulla e della morte. L’autore si mette istintivamente dalla parte dei contadini con la volontà di denunciarne la condizione arcaica, inaccettabile in una società moderna, che il fascismo aveva sepolto nel silenzio anziché ammodernare con le dovute riforme. Ma, prima ancora, lo scrittore vuole descrivere questo mondo, questa civiltà ricca di valori umani oltre che di superstizione e di ignoranza.
Il libro resta comunque un atto di accusa per lo stato di abbandono delle miserie della gente del Sud e, ancora oggi, tale tematica è attuale in quanto, per molti versi, la questione meridionale è rimasta irrisolta. Il narratore è lo stesso autore che, inviato al confino in Lucania a causa della sua attività antifascista, trova un forte spunto di polemica e di accuse contro l’inettitudine del regime del suo tempo. Ancor oggi, persistono delle differenze nelle condizioni di vita sociale tra la gente del Nord e quella del Sud. Probabilmente, non esiste più la profonda miseria descritta dall’autore, ma restano però sacche di povertà sconosciute o volutamente ignorate e altissimi tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile, che hanno favorito lo sviluppo del “brigantaggio moderno” rappresentato da mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita.
Cristo si è fermato a Eboli al cinema
Subito tradotto in tutte le lingue, passato attraverso svariate edizioni, il libro è anche stato letto attraverso gli occhi dell’obiettivo cinematografico di Francesco Rosi, uno dei registi sensibili ai problemi sociali, storici e politici del nostro paese, che ne firma anche la sceneggiatura assieme a Tonino Guerra e Raffaele La Capria. Interpreti della pellicola gli attori Gian Maria Volonté, Paolo Bonacelli, Alain Cuny, Lea Massari, Irene Papas e Antonio Allocca.