Fontamara, riassunto del 1° romanzo di Ignazio Silone

Il romanzo di esordio dello scrittore abruzzese Ignazio Silone si intitola “Fontamara”. E’ ambientato in Abruzzo (come la maggior parte delle opere di questo autore del Novecento). Anche se il romanzo è circoscritto all’ambiente abruzzese, caratterizzato da inevitabili provincialismi, Silone è molto bravo a dare all’opera un ampio respiro; introduce tematiche piuttosto impegnative, riguardanti la politica e la religione.

Ignazio Silone, Fontamara: immagine dalla copertina del libro
Ignazio Silone, Fontamara: immagine dalla copertina del libro

In “Fontamara” viene affrontata la condizione dell’uomo nei suoi aspetti universali: questo aspetto rende l’opera adatta a tutti i tempi, pur con riferimenti spaziali e temporali ben specifici.

Fontamara: la pubblicazione

Nel 1930 lo scrittore, costretto a lasciare l’Italia per motivi politici, raggiunse la Svizzera. Qui pubblicò la prima edizione del romanzo in lingua tedesca: era il 1933. In seguito “Fontamara” continuò a circolare in maniera clandestina nella versione italiana, per poi essere pubblicato ufficialmente da Mondadori.

Attorno a “Fontamara” e alla denuncia delle condizioni di povertà dei “cafoni” che abitavano nella valle del Fucino, in Abruzzo, scoppiò un vero e proprio “caso Silone”. Nell’ambiente letterario, infatti, quest’opera rappresentava un “unicuum” in quanto non sembrava catalogabile in alcun filone dell’epoca (soprattutto il neorealismo e il verismo).

I luoghi descritti dall’autore, con i loro abitanti che combattevano ogni giorno contro l’estrema povertà, erano stati di fatto tagliati fuori dal processo di ammodernamento che i Governi avvicendatisi alla guida dell’Italia avevano cominciato.

Ignazio Silone
Ignazio Silone

A dimostrazione che “nemo propheta in patria” (dal latino: nessuno è profeta nella propria patria), l’opera di esordio di Ignazio Silone fu particolarmente apprezzata al di fuori dell’Italia, soprattutto nei Paesi del Terzo Mondo, dove i temi affrontati dall’autore erano più sentiti.

A chi guarda Fontamara da lontano, dal Feudo del Fucino, l’abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile un pastore. Un villaggio insomma come tanti altri; ma per chi vi nasce e cresce, il cosmo. L’intera storia universale vi si svolge: nascite morti amori odii invidie lotte disperazioni.

Frase tratta dal romanzo “Fontamara”

Riassunto e trama del libro

Sopra la piana del Fucino, in Abruzzo, si erge un paese di piccole dimensioni che Silone chiama “Fontamara” (il nome è di fantasia). Nel territorio che circonda il paesino molti braccianti agricoli sono impegnati quotidianamente nella coltivazione dei campi.

Emerge così la differenza tra i due principali strati sociali: quella dei braccianti ( i c.d. “cafoni”) che lavorano a giornata e soffrono una condizione di povertà, e quella dei ricchi possidenti terrieri (i c.d. “galantuomini”) che agiscono indisturbati sotto la tutela del potere della Chiesa e del partito politico dominante, il Fascismo. La narrazione è ambientata nel 1929.

In Svizzera

La vicenda comincia in Svizzera, dove l’autore (che si identifica con il protagonista della storia) riceve la visita di due uomini (padre e figlio) ed una donna. Sono tre fuggiaschi che hanno abbandonato il loro paese di origine, Fontamara, e hanno raggiunto la Svizzera per chiedere asilo.

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Qui incontrano l’autore, del medesimo loro paese, e hanno piacere di raccontare storie e vicende di Fontamara. L’autore, ossia l’io narrante della storia, non fa altro che tradurre in italiano ciò che dicono gli esuli di Fontamara a proposito del paese che, loro malgrado, hanno dovuto abbandonare.

Il racconto degli esuli

Si susseguono quindi, in successione, i racconti dei tre esuli. Attraverso di essi è possibile ricostruire la vicenda di un intero Paese, l’Italia, appunto, passato dalla dominazione dei Borboni a quella sabauda.

I cafoni della Marsica non sono mai stati considerati alla stregua degli altri; Silone denuncia la loro condizione, quasi di inferiorità, rispetto alle altre classi sociali di Fontamara e dell’Italia intera.

In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito.

Il racconto prosegue con la descrizione degli inganni a cui vengono sottoposti gli abitanti di Fontamara da parte dei governatori locali.

Il podestà Impresario è appoggiato nelle sue azioni illecite da Don Abbacchio ed altri esponenti del clero e dei proprietari terrieri (come Don Circostanza). Ma gli abitanti di Fontamara non hanno intenzione di sopportare a lungo i soprusi dei più forti e si coalizzano fra loro per far valere i loro diritti.

Purtroppo, però, i cafoni non riescono ad organizzarsi come si deve, e cadono in un tranello ordito alle loro spalle; così la manifestazione di protesta fallisce miseramente.

Il Fascismo

La condizione dei cafoni si aggrava ulteriormente con l’arrivo di una squadra di fascisti che perquisisce le abitazioni e violenta le donne del paese. Il sistema di Fontamara si basa su corruzione e clientelismo.

Nessuno si preoccupa di proteggere i cafoni e guidarli nella rivendicazione di ciò che spetta loro. Tra di essi, ad un certo punto, ne emerge uno che possiede una spiccata “coscienza di classe”: si chiama Berardo Viola.

Inizialmente comincia ad organizzare la rivolta dei cafoni, ma poi decide di lasciare il paese per assicurarsi un futuro migliore e sposarsi. Il suo è un triste destino: viene arrestato e torturato in carcere perché antifascista.

Finale

Fontamara viene saccheggiata e incendiata dalle squadre fasciste, ma i tre esuli che scappano verso la Svizzera riescono a salvarsi. In fondo il romanzo si chiude con un po’ di speranza, quella che un giorno il piccolo paese abruzzese possa risorgere sulle macerie del passato.

Il messaggio morale

Il messaggio che emerge dal romanzo di Ignazio Silone è molto forte: la denuncia sociale che si coglie nelle pagine dell’opera è considerata da molti critici un vero e proprio “manifesto della dignità dei cafoni”.

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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