Il cavaliere inesistente (Calvino): riassunto

Il cavaliere inesistente” è un’opera surreale dell’autore Italo Calvino, scritta nel 1959. L’autore si sofferma sulla figura del cavaliere inesistente (simbolo dell’uomo moderno) che appare privo di identità e pressoché inesistente agli occhi di tutti e del mondo che lo circonda. L’uomo del nostro tempo viene descritto da Calvino come smarrito, perso, fondamentalmente insicuro e vuoto, proprio come risulta vuota la bianca armatura indossata dal protagonista del romanzo Agilulfo.

Il cavaliere inesistente - Italo Calvino
Il cavaliere inesistente (Italo Calvino, 1959) • Il romanzo è il terzo della trilogia degli “antenati” di cui fanno parte anche i precedenti “Il visconte dimezzato” (1952) e “Il barone rampante” (1957)

Analisi

Il personaggio di Agilulfo esiste solo come figura che deve adempiere alle regole e ai protocolli di cavalleria. Il cavaliere rappresenta “il simbolo dell’uomo ‘robotizzato’, che adempie a tutti gli atti burocratici con quasi assoluta incoscienza”. Il cavaliere inesistente sopravvive solo grazie alla sua indomabile forza di volontà.

L’uomo non presenta più la dimensione dell’essere, ma comunque la sua volontà indomita lo rende un personaggio mitico. L’idea della confusione della propria identità con quella degli altri e con il mondo esterno è un tema costante della poetica di Italo Calvino e la si nota nel personaggio di Gurdulù (scudiero di Agilulfo) che non possiede una precisa coscienza di sé e del mondo, tendendo inoltre ad identificarsi con tutto ciò che gli sta attorno.

Il personaggio che meglio rappresenta “l’unione”, il “punto di incontro” tra Gurdulù e Agilulfo è Rambaldo. Il ragazzo viene descritto da Calvino da una parte come una persona razionale e dall’altra parte come un individuo che si lascia guidare dal suo cuore.

Un altro tema predominante nell’opera di Calvino è quello “dell’essere e dell’apparire”. Lo si denota nel cavaliere inesistente, in Suor Teodora e in Gurdulù.

Calvino, nella sua opera, si sofferma anche su altre tematiche, quali la consapevolezza di sé stessi, la formazione dell’essere ed infine la ricerca interiore.

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. (INCIPIT)

Riassunto

La trama del romanzo narra le vicende di un cavaliere inesistente che si chiama Agilulfo (ricordato solo per la lucida armatura vuota) e del giovane Rambaldo di Rossignore, arruolatosi per vendicare la morte di suo padre, il marchese Gherardo di Rossignore ucciso dall’argalif Isoarre. Il giovane Rambaldo riesce nell’intento di sconfiggere l’assassino di suo padre ma viene in seguito condotto in una trappola da due infedeli. Per sua fortuna, arriva in suo soccorso un soldato che riesce a sconfiggere i due infedeli. A quel punto, Rambaldo vuole conoscere il suo salvatore scoprendo così che il cavaliere misterioso è in realtà una donna, che si chiama Bradamante e di cui si innamorerà perdutamente. La donna viene descritta come un’amazzone sempre precisa, vestita di tutto punto e infatuata del cavaliere inesistente.

Nel frattempo, l’esercito di Carlo Magno, che è pronto ad insorgere contro gli infedeli, si imbatte in un povero contadino che si chiama Gurdulù, che in seguito verrà affidato dallo stesso Carlo Magno come scudiero ad Agilulfo.

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Seconda parte

La vicenda si sblocca grazie alle scioccanti rivelazioni del giovane Torrismondo, che mette in dubbio la liceità del titolo del cavaliere inesistente che anni fa aveva salvato la vergine Sofronia, figlia dei duchi di Cornovaglia da due briganti e, all’epoca, salvare una donna pura valeva la nomina di paladino. A quel punto, il cavaliere inesistente si vede così costretto a portare all’Imperatore Carlo Magno delle prove certe sulla liceità del suo titolo. Parte alla ricerca di Sofronia, seguito a ruota dal suo fedele scudiero, da Bradamante infatuata di lui e da Rambaldo (innamorato di lei). Nella stessa sera, anche Torrismondo parte alla ricerca di suo padre, ovvero uno dei cavalieri de “Il Sacro Ordine dei Cavalieri del Santo Graal”.

Dopo varie peripezie che lo portano prima a cercare la donna in Scozia e poi in Marocco, Agilulfo trova finalmente Sofronia. A quel punto, Agilulfo decide di portare la donna nei pressi del campo di battaglia dei Franchi, per raccontare a Carlo Magno la verità sull’accaduto passato, ma la situazione precipita quando Torrismondo, recandosi nei pressi della caverna dove si era nascosta la sua presunta madre Sofronia, cede insieme alla donna alla passione amorosa. A questo punto Agilulfo non può più provare la verginità della donna e Torrismondo commette un grave errore che gli costerà la conseguente perdita del titolo.

Finale

Nel finale, si scopre che Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia è figlia del re di Scozia e di una contadina. I due possono vivere il loro amore felici e contenti. A questo punto, Agilulfo, convinto di non poter mai confermare la validità del suo titolo di cavaliere, decide di togliersi la vita, senza così mai venire a conoscenza della verità. Agilulfo in ultimo lascia in eredità la sua bianca armatura al giovane Rambaldo. Il finale è epico. Rambaldo si incontra con Bradamante che, scambiandolo per il cavaliere inesistente cede alle sue lusinghe, ma appena scoperto l’inganno, Bradamante decide di tornare alla vita della clausura in convento. Nel finale del romanzo, Rambaldo parte alla volta del monastero per convincere Bradamante a fuggire con lui. A narrare l’intera vicenda del romanzo è una monaca, suor Teodora, che solo nel finale confessa la sua vera identità, ovvero di essere Bradamante.

Il cavaliere inesistente al cinema

Il successo dell’opera fu evidente tanto che, nel 1971, Pino Zac realizzò un film in tecnica mista intitolata appunto “Il Cavaliere inesistente”. Lo stesso regista Sergio Leone pensò a sua volta, visto il successo dell’opera, di girarne un film omonimo.

 

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Stefano Moraschini

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