Il castello dei destini incrociati (Calvino): riassunto

Tra le opere più rappresentative di Italo Calvino troviamo il romanzo fantastico “Il castello dei destini incrociati“, pubblicato nel 1969, nel volume “Tarocchi – Il mazzo visconteo di Bergamo e New York”. L’opera venne poi ripubblicata, nel 1973, in un’edizione che contiene anche il successivo romanzo breve “La taverna dei destini incrociati”. “Il Castello dei destini incrociati” è quindi un insieme dei racconti, precisamente sedici, di tutti i commensali del castello, per la prima parte, e di una taverna affollata e rumorosa, per la seconda. Il castello comprende anche un racconto conclusivo intitolato “Tutte le altre storie”.

Il castello dei destini incrociati - Italo Calvino - 1969
Il castello dei destini incrociati (Italo Calvino, 1969)

La forza dell’eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città, senza mai perderla di vista.

Il castello dei destini incrociati: riassunto

Il romanzo narra le vicende del narratore, lo stesso Calvino. Egli si trova in una foresta dall’atmosfera magica ed indefinita all’interno della quale si trova un castello dove si ferma per riposare. Il luogo viene descritto dall’autore nella sua decadente sfarzosità. Al suo interno, il viaggiatore si accorge di aver perso l’uso della parola e incontra una moltitudine di persone, tra cui prodi cavalieri, nobili signori ed infine viandanti scapestrati.

Il narratore si accorge sin da subito che, a causa di un probabile incantesimo, anche gli ospiti del maniero non riescono ad esprimersi a parole ma comunque hanno voglia di raccontare cosa li ha spinti ad arrivare in quel luogo magico e quali sono i reali motivi che li hanno condotti alla loro conseguente rovina o alla loro felicità.

Tarocchi di Bonifacio Bembo
Tarocchi di Bonifacio Bembo

L’unico modo per comunicare tra loro sono delle carte, ovvero i tarocchi, e nella fattispecie quelli di Bembo, raffinati tarocchi del ‘400. Così, finito il pasto, un commensale si alza e prende un mazzo di tarocchi ed inizia a narrare la sua storia disponendo una carta dopo l’altra, in modo da formare un racconto della sua vita. Ogni personaggio sceglie un tema e dispone una carta sul tavolo per raccontarsi. Il significato di ogni singola carta dipende dal posto che essa ha nella successione di carte che la precedono e la seguono.

Ben presto, si viene a conoscenza di storie dall’intreccio molto vario, molto intense e piuttosto drammatiche, vissute dai vari commensali che di volta in volta assumono le sembianze dei tarocchi stessi: il ladro di sepolcri che giunge in cielo un attimo prima dell’apocalisse, la gigantessa che seduce il principe appena sposato e viene esiliata e l’alchimista che vende tutte le anime di una città al diavolo in cambio dell’elisir di lunga vita. Ma, oltre al valore numerico, le carte assumono anche un significato simbolico: le spade indicano i duelli, le coppe le feste, gli ori i soldi ed i bastoni le foreste.

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La taverna dei destini incrociati: riassunto

La seconda parte del libro si intitola “La taverna dei destini incrociati“. Anche qui si intrecciano storie molto simili alla parte precedente, ma cambia l’ambientazione. In questo caso il narratore si trova appunto in una taverna, un luogo più familiare e meno sfarzoso rispetto la tavola del castello. Cambiano anche i tarocchi, infatti le carte sono molto diverse da quelle di Bonifacio Bembo, usate nella prima parte del libro: qui vengono usati i tarocchi marsigliesi, diversi dai precedenti per la grafica ed inoltre riprodotti in bianco e nero.

Tarocchi marsigliesi
Tarocchi marsigliesi

I singoli personaggi scelgono un tema e dispongono come in precedenza una carta sul tavolo. In questo caso, come nel precedente, la tavola su cui le carte vengono disposte diventa simbolo dell’ordine caotico del mondo reale. S’intrecciano quindi varie storie di potenti, tra cui prodi cavalieri (Orlando, Astolfo), bellissime donne (Elena di Troia), re (Edipo), personaggi senza nome, creando sempre nuovi intrecci.

Analisi

In quest’opera, Italo Calvino vuole soffermarsi quindi sulla dimensione favolosa e fantastica, utilizzando come metafora il magico e segreto mondo dei tarocchi. Lo spunto per realizzare questa opera gli viene dopo aver partecipato ad un seminario intenzionale, avvenuto ad Urbino ad opera di Paolo Fabbri, che trattava de “Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi”. Italo Calvino si rifà a precedenti testi letterari, primo fra tutti l’Orlando Furioso che fu a lungo oggetto di studio e di rielaborazione da parte dello stesso autore.

Lo stesso Calvino era tentato di scrivere un altro breve racconto della stessa tipologia, ambientato in un futuro post-apocalittico, in cui alcuni scampati ad un misterioso disastro narrano muti le loro storie utilizzando come ausilio visivo i frammenti di alcuni racconti a fumetti. Ma l’idea fu subito accantonata dallo stesso autore, perché la sua vena creativa per realizzare il libro si spense prima del previsto.

In ogni caso, “Il castello dei destini incrociati”, resta un’opera unica nel suo genere. Lo stesso autore, prima di realizzarla, aveva dichiarato: “Mi sono applicato soprattutto a guardare i tarocchi con attenzione, con l’occhio di chi non sa cosa siano e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un’iconologia immaginaria. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”. Secondo Calvino, il mondo è paragonato ad un labirinto di segni indecifrabili, dove predomina in maniera indiscussa il caos, dove la nostra storia non lascia quindi alcun segno. La nostra esistenza infatti si intreccia con altre storie fino a perderne la valenza.

Il castello dei destini incrociati (Copertina flessibile)

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Stefano Moraschini

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