Arlecchino allo specchio, opera di Pablo Picasso

Arlecchino allo specchio è un celebre e importante quadro di Pablo Picasso: si tratta di un olio su tela che misura 100 x 81 cm; fu realizzato nel 1923  e attualmente è esposto al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Inizialmente si pensò che questo quadro facesse parte di un serie di lavori che Picasso realizzò nel 1923, in cui lavorò su diversi arlecchini seduti, che avevano come soggetto il pittore spagnolo Jacinto Salvadò. In realtà si tratta solo in parte di arlecchino, solo il cappello richiama la famosa maschera veneziana; infatti ci sono altri due personaggi implicitamente riportati nel quadro: il vestito ricorda i trapezisti del circo classico mentre il volto è un chiaro riferimento a Pierrot, altra maschera molto amata da Picasso.

Arlecchino allo specchio (Pablo Picasso, 1923)
Arlecchino allo specchio: celebre opera di Pablo Picasso realizzata nel 1923

Lo specchio è uno dei simboli che svelano meglio questo connubio, ricordando, non tanto l’arte di arlecchino, ma quella appunto di Pierrot. Inizialmente il volto di arlecchino avrebbe dovuto essere quello di Picasso, il quale in altri lavori si era ritratto con il costume della maschera veneziana, che lui riteneva per certi aspetti vicino al suo carattere. Poi in seguito ridipinse il volto cambiandolo in quello di Pierrot.

Un dettaglio del quadro "Arlecchino allo specchio", di Pablo Picasso
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio dello specchio

Analisi e contesto storico

Durante il periodo fra le due guerre mondiali, ci furono molti  artisti che utilizzarono canoni e modelli classici come ispirazione per le loro opere. Emerse uno sguardo nuovo e disincantato verso i valori del mondo occidentale, che avevano fino a quel momento ispirato i movimenti artistici europei. Nacque una visione della realtà anti-romantica e un rifiuto radicale verso il formalismo delle avanguardie. Nacque, anche a causa della situazione economica, politica e sociale, uno spirito critico e radicale verso tutto ciò che non fosse un’analisi obiettiva della realtà, la quale si doveva appoggiare alla pittura classica e alla sua immortalità estetica con una reinterpretazione critica basata sui canoni moderni.

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Dopo la Prima Guerra Mondiale a molti artisti sembrò una necessità imprescindibile rappresentare valori eterni, che contrastassero il caos e l’anarchia che la guerra aveva portato in Europa. Anche Pablo Picasso fu affascinato da questa ricerca e nel 1917 intraprese, insieme a Jean Cocteau, un viaggio in Italia grazie al quale avrebbe riscoperto il Rinascimento, l’arte antica e artisti come Raffaello e Michelangelo. A differenza di molti altri artisti però l’interpretazione di Picasso non fu pedissequa ma utilizzò i canoni estetici classici, reinterpretandoli alla luce delle nuove istanze che la modernità proponeva con forza, in quegli stessi anni.

Inoltre il cubismo da lui inventato era il mezzo attraverso il quale esprimere e rimodellare le sue passioni, come ad esempio l’arte negra. La stessa cosa accadde con il classicismo. Picasso sviluppò, grazie alla tecnica del cubismo, diversi punti di vista attraverso i quali presentare un unico soggetto. Il quadro Arlecchino allo specchio è una delle opere più rappresentative di questo periodo, tanto che alcuni critici l’hanno definita un’ immagine perfettamente aderente allo stile delle pitture pompeiane.

Un dettaglio del volto di Arlecchino (o Pierrot)
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio del volto di Arlecchino

Arlecchino allo specchio è un quadro importante nell’opera di Picasso perché rappresenta un periodo della vita artistica del pittore, perché la sua realizzazione tocca un verticismo assai elevato sia nell’uso della prospettiva che della realizzazione del ritratto e soprattutto perché, insieme al quadro Il flauto di Pan, è diventato il quadro più importante della ricerca classicista del pittore di Malaga. E’ anche il suo ultimo passaggio in quella ricerca dell’arte antica che lo aveva coinvolto per diversi anni. Alla fine del 1923, infatti, Picasso iniziò una nuova stagione pittorica, concentrandosi sulle nature morte e inaugurando così il cubismo curvilineo.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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