Il mito di Orfeo e Euridice: riassunto e riferimenti nell’arte
Il mito di Orfeo e Euridice è noto per essere uno dei più celebri di tutta la tradizione mitologica greca. Un amore immenso tra due giovani sposi, Orfeo, bravissimo musicista, e la bellissima ninfa Euridice, viene spezzato troppo presto. E’ una storia commovente e straziante che ha da sempre appassionato e ispirato i più grandi artisti e letterati di tutti i tempi. Esistono numerose e varie versioni del mito, ma le più importanti e famose ci sono state tramandate da Virgilio nelle Georgiche e da Ovidio nelle Metamorfosi.
Approfondimento
La storia
La storia racconta dell’amore tra Orfeo e Euridice, una coppia di sposi innamorati e felici. Egli era forse il figlio della musa Calliope e del re tracio Eagro. Euridice era una bellissima ninfa amadriade. La loro felicità durò fino a quando il giovane Aristeo, un figlio del dio Apollo, si innamorò perdutamente della donna. Euridice, però, non ricambiava l’amore di Aristeo ed era quasi spaventata dalle attenzioni che lui le rivolgeva continuamente.
Un giorno, nel tentativo di sfuggire ad Aristeo, inciampò in un serpente velenoso, che la uccise mordendola. Orfeo si disperò terribilmente e, incurante del destino, decise di scendere agli inferi per andare a riprendersi la sua amata. Gli inferi, come prefigurati dalla mitologia greca, erano pieni di pericoli e non così semplici da aggirare per un comune mortale quale era Orfeo. Egli dovette affrontare quindi numerose prove per raggiungere Ade e Persefone, il re e la regina degli inferi, gli unici in grado di restituirgli la bella moglie.
Le prove di Orfeo
In primis dovette fronteggiare il terribile Caronte, traghettatore delle anime dei defunti. Orfeo riuscì ad ammansirlo con il suono della sua lira. Poi, con lo stesso stratagemma, riuscì ad incantare anche Cerbero, il cane a tre teste che fungeva da guardiano. Dopo aver affrontato e superato altri ostacoli, finalmente giunse al cospetto dei due sovrani degli inferi. Persefone, intenerita dall’amore di Orfeo che lo aveva spinto in un luogo tetro come quello, permise all’innamorato di riavere la moglie soltanto se, durante il tragitto che li avrebbe condotti fuori dall’Ade, egli non si sarebbe mai voltato a guardarla.
I due, Orfeo avanti e l’ombra di Euridice indietro, intrapresero così questo cammino nel tentativo di ritornare insieme nel mondo dei vivi. Ad accompagnarli c’era Ermes, il messaggero degli dei. Proprio sulla soglia Orfeo si voltò perché convinto di essere ormai del tutto fuori. Euridice, che però non era ancora uscita, scomparve per sempre.
La disperazione di Orfeo e le differenti versioni
Addolorato dalla perdita ormai irreversibile della sua amata, Orfeo pianse per sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira. Da questo punto, esistono diverse versioni. Secondo Virgilio, il poeta Orfeo fu dilaniato dalle donne dei Ciconi che erano irate per la fedeltà del giovane alla moglie morta. Secondo Ovidio, invece, Orfeo morì dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui perché aveva sviluppato una passione per gli uomini.
In tutte le versioni, però, si narra che la testa di Orfeo abbia continuato a cantare dopo essere stata separata dal corpo e gettata nel fiume Ebro. Secondo Virgilio, Orfeo viene accolto nei Campi Elisi, che rappresentano una sorta di paradiso.
Il mito di Orfeo e Euridice nelle arti
Come per tutti gli altri miti greci altrettanto famosi, anche quello di Orfeo e Euridice è stato notevolmente rappresentato sia in pittura, che nella scultura che nella letteratura. Famoso è il bassorilievo conservato al Museo Archeologico di Napoli, di epoca romana ma copia di quello greco risalente al 410 a.C. che rappresenta proprio i due sposi con il dio Ermes che li accompagna. Diverse rappresentazioni sono state rinvenute anche su vasi di terracotta.
In tempi più recenti, il mito di Orfeo ed Euridice è stato rappresentato da pittori come Delacroix e Waterhouse.
Nel campo della letteratura e della musica molte sono state le rivisitazioni moderne del mito di Orfeo ed Euridice. Pensando all’Italia, non si può non citare l’attenzione verso la rivisitazione del mito soprattutto nel Novecento ad opera dei più grandi letterati. Tra essi, Cesare Pavese con i suoi Dialoghi con Leucò (1947) e Gesualdo Bufalino con Il ritorno di Euridice.
Quella dei due amanti è una storia d’amore che non è riuscita a superare il confine della morte e che, proprio per questo, ha raggiunto una fama che va oltre il tempo e lo scorrere degli eventi storici.
molto interessante, mi sarebbe piaciuto leggere anche un riferimento a Dante da alcuni considerato l’Orfeo cristiano…
ci sono errori di verbi nello scritto controllate grazie