Oblomov (romanzo di Goncarov)
“Oblomov” è un romanzo del 1859, scritto dall’autore russo Ivan Aleksandrovic Goncarov. Esso racconta le vicende di Il’ja ll’ic Oblòmov, un proprietario terriero (la sua tenuta, abitata da circa 350 mila persone, è chiamata Oblòmovka), che vive la sua vita all’insegna dell’ozio e della più totale forma di inattività, sia fisica che mentale.
La giornata tipica di Oblòmov si svolge tra un letto ed un divano, in compagnia di poche persone, tra le quali, senza alcun dubbio, spicca la figura di Zachar, suo pigro ma fedele servitore, senza l’ausilio del quale non riesce nemmeno ad allacciarsi le scarpe.
Prima di questo libro, lo scrittore russo aveva realizzato un’altra opera, “Il burrone” che, visti gli argomenti trattati, ovvero la descrizione di una vita patriarcale di una nonna tirannica, descritta in termini critici attraverso l’uso di un particolarissimo tema in voga in quegli anni, il nichilismo, aveva già reso noto il nome di Aleksandrovic Goncarov tra i maggiori scrittori di tutta la Russia e non solo.
Approfondimento
La triste e oziosa vita di Oblòmov
Il protagonista del romanzo vive in una trascuratissima e disordinatissima casa di San Pietroburgo. E’ un ex impiegato che, dopo aver commesso un errore sul posto di lavoro, ha deciso di rassegnare le dimissioni ancor prima di conoscere quali sarebbero potute essere le conseguenze, solo per la paura della possibile reazione del suo capoufficio. Una scelta non proprio sensata, ma che gli permette comunque di riuscire a sopravvivere grazie alla rendita che gli è garantita dalla sua ricca tenuta di Oblòmovka (rendita che, fra le altre cose, non gli frutta quanto dovrebbe, in quanto il suo disinteresse per gli affari permetteva ai suoi contadini e agli amministratori della sua terra di godere di una larghissima indipendenza, anche e soprattutto quando si trattava di ingannarlo sull’effettivo rendimento delle loro colture).
Apatico e disinteressato, Oblòmov ha pochi rapporti umani costituiti da: il bonario Alekséev, il viscido Tarànt’ev e l’adorato amico Andéj Ivanovic Stolz.
La figura di Stolz
Ed è proprio la figura di quest’ultimo ad essere di fondamentale importanza nella vita di Oblòmov, poiché egli è l’unica persona che cerca costantemente di risvegliare l’amico dal suo torpore esistenziale (dall’Oblomovismo, come egli stesso lo definisce).
Un’impresa alquanto ardua e faticosa, quella di Stolz, che, seppur per poco tempo, riesce comunque a dare i suoi frutti. Infatti, proprio grazie al suo aiuto, Oblomòv conosce Ol’ga, una giovane ragazza della quale si innamora perdutamente, che fa di tutto per evitare che il suo uomo cada di nuovo nell’indolenza e nell’inattività, le due principali caratteristiche che fino ad allora avevano contraddistinto la sua intera esistenza.
L’inganno di Tarànt’ev
Peccato, però, che nel frattempo qualcuno stesse tramando alle sue spalle. Infatti a causa di alcune infami macchinazioni del viscido Tarànt’ev , il povero Oblòmov si ritrova legato ad un contratto, o meglio una truffa, di affitto di una casa che si trova nella vicina contea di Vyborg. Una casa gestita dalla vedova Agàf’ja Matveèvna e dal fratello Ivàn, amico e compagno di truffe di Tarànt’ev, che finalmente era riuscito nel suo intento di mandare in rovina il protagonista del romanzo.
La disperazione di Oblòmov
Così, schiacciato dai debiti, contratti per via di una condotta fin troppo avventata, Oblomòv porta alla disperazione la sua amata Ol’ga, alla quale non può più chiedere di sposarlo ed iniziare una nuova vita insieme a lui. I due si lasciano e l’ormai ex ricco possidente si ritrova a vivere nuovamente il suo vecchio stile di vita all’insegna dell’ozio e dell’inattività.
Passato un po’ di tempo Oblòmov inizia una storia d’amore con Agàf’ja Matvèevna, mentre l’amico di sempre, Stolz, si fidanza con Ol’ga, incontrata per caso a Parigi.
Epilogo
Ancora una volta sarà proprio Stolz a risollevare Oblòmov dal suo torpore esistenziale, facendosi nominare amministratore di Oblòmovka e salvando così l’amico dai due perfidi truffatori, che fino ad allora non avevano fatto altro che ingannarlo e raggirarlo per ottenere dei vantaggi economici personali.
Il protagonista del romanzo vive gli ultimi anni della sua vita accanto ad Agàf’ja Matvèena, con la quale si sposerà ed avrà un figlio, che chiamerà Andrej proprio in onore del fedele amico di sempre Stolz. E sarà proprio a lui, che nel frattempo si era sposato con Olga, dalla quale aveva avuto due figli, che la moglie di Oblòmov, Agàf’ja, affiderà il piccolo Andrej, affinché crescesse colto e forte, e non indolente e apatico come Oblòmov.
Oblomov al cinema
Dal libro è stato tratto un film del 1979 di Nikita Maùichalov, che narra le vicende di un ricco proprietario terriero che, segnato da una profonda forma di inerzia, sia fisica che spirituale, rinuncia nel corso della sua vita ad ogni forma di lotta.