Le tragedie del Manzoni
Sono due le tragedie scritte da Alessandro Manzoni: “Il conte di Carmagnola“, composta nel 1816 e pubblicata nel 1820, e “Adelchi“, composta tra il 1820 e il 1822, quando fu pubblicata con la dedica alla moglie Enrichetta Blondel. Manzoni concepì anche una terza tragedia, “Spartaco”, ma, pur avendo raccolto un copioso materiale storico intorno all’argomento, non la portò a termine. Le tragedie del Manzoni costituiscono il primo esempio, in Italia, di teatro romantico.
Nelle tragedie non viene rispettata l’unità di tempo: nel Carmagnola tra la prima e l’ultima scena intercorrono sette anni (1425-1432); la trama dell’Adelchi si svolge in tre anni (762-764). Inoltre non viene rispettata l’unità di luogo, perché sia nel Carmagnola che nell’Adelchi l’azione si svolge in luoghi diversi, con frequenti mutamenti di scena. Delle tre unità aristoteliche Manzoni rispettò l’unità di azione, ma la intese non nel senso di “unicità”, ossia di rappresentazione di un fatto unico e isolato, ma nel senso di rappresentazione di un complesso organico di avvenimenti, di un pezzo di storia, come dice il Sansone, in sé concluso: nel Carmagnola la tragedia della lotta fratricida tra Italiani; nell’Adelchi il trapasso in Italia dalla dominazione longobarda a quella dei Franchi.
Altra differenza dal teatro classicistico ed alfieriano è il maggior numero dei personaggi, la presenza di più protagonisti e la funzione nuova dei cori. Nelle tragedie greche i cori erano parte integrante dell’opera, erano interpreti dei sentimenti e dei principi morali dell’opinione pubblica, dialogavano con gli eroi e le eroine, dando loro consigli di prudenza e commovendosi alle loro audacie e alle loro sventure. Erano perciò ineliminabili dal contesto dell’azione.
I cori del Manzoni, uno nel Carmagnola e due nell’Adelchi, non sono parte
integrante dell’azione e si possono perciò eliminare senza che l’azione ne soffra, perché essi costituiscono il commento lirico del poeta ai momenti culminanti delle vicende, il “cantuccio”, come egli dice, dal quale fare sentire la propria voce, che egli si è sforzato di tener lontana dalla rappresentazione delle vicende, per rispetto della verità storica ed oggettiva.
Infatti anche nelle tragedie il Manzoni si attenne al principio del vero della sua poetica: volle così rappresentare eventi realmente accaduti. Perciò entrambe le tragedie sono precedute da notizie storiche, alle quali egli si attiene scrupolosamente, tranne per qualche particolare.
Tuttavia, nonostante questo impegno oggettivo, le due tragedie hanno un carattere essenzialmente lirico, in quanto esse rappresentano la visione pessimistica della storia che ebbe il Manzoni, il suo cristianesimo elegiaco o della Grazia. La lentezza dell’azione teatrale e la lunghezza dei monologhi le rendono poco adatte alla rappresentazione.