Le cause della crisi economica del 1929

La crisi del 1929 ebbe molte cause, sia interne agli stati Uniti, dove si realizzò il primo terremoto finanziario della storia che ebbe uno dei suoi fulcri nel Giovedì nero di Wall Street, ma le cui cause e conseguenze erano assai più complesse di un crollo borsistico, sia  a livello internazionale dove furono coinvolti molti paesi i una recessione spaventosa che durò diversi anni. Tuttavia la crisi iniziò ufficialmente con il crollo della Borsa di Wall Street che segnò la distruzione, in valore e in crescita, di molti settori industriali e imprenditoriali che fino agli anni ’20 avevano avuto sia una crescita esponenziale di fatturato sia una crescita finanziaria parallela e ugualmente intensa.

Le cause della crisi del 1929
London Herald: Wall Street Crash

La crisi  coinvolse profondamente gli Stati Uniti d’America, colpendone duramente i salari e i prezzi al consumo e bloccandone gli scambi commerciali interni e internazionali, oltre ad aumentare il livello di disoccupazione sia  nelle città industrializzate che nelle aree agricole e nelle zone minerarie: aree in cui la differenziazione occupazionale era pressoché impossibile perché non vi erano alternative  al principale impiego.

Le cause della depressione, quindi, furono sia  interne all’economia statunitense sia di carattere internazionale.

Le cause interne furono una conseguenza del boom economico successivo alla Prima Guerra Mondiale. Durante tale periodo, infatti, molti settori economici legati direttamente o indirettamente al mercato dell’auto e al settore edilizio ebbero uno sviluppo progressivo che permise una crescita di produttività, di consumo e di salari che assieme costituirono una formula di crescita apparentemente inarrestabile. Praticamente, invece, fu un’utopia poiché era impensabile che tale sviluppo proseguisse senza alterazioni o senza ostacoli, fra tutti un’unica evidenza: nulla è infinito e la crescita non è costantemente in impennata.

crisi economica del 1929
Recessione americana (1929)

Ad un certo punto, infatti, il potere d’acquisto cominciò a diminuire non sostenendo più l’alta produttività delle industrie: metallurgica, petrolifera, manifatturiera, edile. Inoltre il sistema borsistico americano era drogato da una valorizzazione falsata delle azioni soprattutto di quelle industrie e società che avevano rappresentato il boom economico.

Per indurre i risparmiatori a comprare sempre più azioni furono svolte, dalle holding, consulenze falsate sul reale valore dei titoli e quando le industrie cominciarono a non poter più sostenere una crescita produttiva positiva il valore delle azioni iniziò a calare costringendo i risparmiatori a vendere rapidamente il loro capitale azionario e quindi a far crollare la borsa. Interessante, come parentesi, è notare che secondo molti economisti dell’epoca le cause scatenanti la crisi furono le medesime che si considerano essere alla base della crisi economica attuale iniziata nel 2008: errori speculativi del sistema del credito, cioè le strategie bancarie, con speculazioni errate e gestione sbagliata del credito alla imprese e alale industrie. Irresponsabile politica economica che per perseguire il pareggio di bilancio non adempie ai suoi doveri: pagare puntualmente le imprese che lavorano per lo stato e  svolgere interventi economici statali capaci di salvare aziende e industrie in crisi.

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Errori nella gestione di alcune aziende che non sono state capaci di mantenere la giusta liquidità per affrontare momenti di crisi economica strutturale e ciclica. La caduta dei pezzi del domino a questo punto attraversava l’ultimo segmento: la classe media aveva perso i suoi risparmi con il crollo della borsa, le industrie e le imprese non avevano più sostegno economico alla produttività e il sistema bancario, a causa dei prelievi forzati dei risparmiatori presi dal panico, non sostenne più le esigenze creditizie del sistema economico. Iniziarono così i fallimenti e i licenziamenti.

Le cause internazionali della crisi che si spostò dagli Stati Uniti d’America al resto dell’Europa furono molteplici: i dazi doganali che impedivano al surplus produttivo di trovare degli sbocchi commerciali adeguati costrinsero le industrie e le imprese ad abbassare i prezzi rendendo tali beni non più convenienti e quindi a fermarne la produzione. Tali dazi si moltiplicarono a causa della caduta dell’Impero Asburgico e per la conseguente creazione di nuovi stati: Jugoslavia, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia.

Anche la Rivoluzione russa fu una causa scatenante della depressione perché isolò molti stati dal resto del mondo dando vita al piano quinquennale di programmazione economica che non prevedeva scambi e acquisti con le nazioni al di fuori della sua area di influenza marxista leninista. Inoltre i principali paesi europei, durante il conflitto mondiale, si erano indebitati pesantemente con Gli Stati Uniti e avevano caricato i loro debiti sulle riparazioni di guerra della Germania piegando pesantemente il sistema economico di quel paese. A questo punto gli USA intervennero comprando beni dell’industria tedesca affinché il governo teutonico avesse i soldi necessari per pagare i debiti di guerra. Questo circolo apparentemente virtuoso divenne vizioso e a causa della crisi americana colpì duramente tutti i paesi indebitati dalla Grande guerra.

Gli stati colpiti dalla crisi scelsero strade univoche e individualiste per risolvere i loro problemi, come ad esempio il governo degli Stati Uniti d’America che ricorse ad un forte intervento statale nell’economia creando il New Deal, un piano di riforma economica che aveva lo scopo di risollevare il paese dalla crisi economica e sociale in cui era precipitato.

L’Inghilterra creò un piano tariffario dedicato ai paesi del Commonwealth chiudendosi ancora di più agli scambi commerciali. La Germania precipitò in una crisi sociale disperata con milioni di persone senza lavoro e con una pressione politica devastante che portò alla nascita del partito nazista. L’Italia, in fortissime difficoltà economiche dopo l’avvento del fascismo, creò un forte intervento statale nell’economia con la creazione dell’IRI, una società che aveva lo scopo di impedire il crollo del sistema bancario italiano.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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il sistema del signoraggio delle banche ed i capitalismo sono state le cause scatenanti di diverse crisi mondiali, anche le guerre venivano concordate fra i vari potentati delle industrie belliche.