Lacrime di coccodrillo: da dove viene il modo di dire

Fingere dispiacere quando in realtà non lo si prova o meglio addolorarsi per qualcosa che dipende, in fondo, da noi. Quando e perché abbiamo pianto lacrime di coccodrillo? Questo modo di dire sintetizza una serie di azioni che possiamo definire abbastanza negative. Vediamo di cosa si tratta e quali sono le origini di questa espressione.

Lacrime di coccodrillo - crocodile tears
Lacrime di coccodrillo: più in fondo spieghiamo perché questo animale è solito lacrimare

Piangere lacrime di coccodrillo: origini

L’espressione “piangere lacrime di coccodrillo” è un modo di dire, di uso comune. Il detto trae origine dal mito secondo cui i coccodrilli piangerebbero dopo aver ucciso le loro prede.

Vi sono varianti che si focalizzano su questa preda.

Qualche volta il coccodrillo piange perché la preda divorata era umana.

In un altro caso il coccodrillo è una femmina e piange perché ha appena divorato i propri piccoli.

In ogni caso si piangono lacrime di coccodrillo quando ci si pente per qualcosa che si è fatto e, col sennò di poi, non avremmo voluto fare.

La tradizione: partiamo dalla Grecia

Nella Grecia antica, a tal proposito, si usava l’espressione “lacrime megaresi“. Questo rappresenta un parallelo alle lacrime di coccodrillo.

I Greci si riferivano agli abitanti di Megara, ritenuti falsi e ipocriti dagli ateniesi.

I megaresi come il coccodrillo piangevano dopo aver agito male; da una parte dopo aver mentito e detto falsità, dall’altra dopo aver divorato qualcuno: un uomo, un animale o il proprio cucciolo.

Dalla Grecia a Shakespeare

Di questa espressione ne fa uso anche William Shakespeare. Ne fa riferimento in un passo dell’Otello. Scrive:

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O devil, devil! If that the earth could teem with woman’s tears, Each drop she falls would prove a crocodile.

Si tradurrebbe:

Demonio, sì, demonio! Se la terra potesse partorire fecondata da lacrime di femmina, ogni goccia sarebbe un coccodrillo!

Gli elementi ci sono tutti:

  • lacrime,
  • coccodrillo,
  • risentimento,
  • pentimento.

Oltre la letteratura, la biologia

Come mai, però, si fa riferimento al coccodrillo e non ad un altro animale?

Perché non piangiamo lacrime di volpe o di cinghiale, ad esempio?

Il coccodrillo è protagonista di questo modo di dire perché in effetti i coccodrilli piangono e anche in maniera vistosa. Lo fanno per motivi puramente fisiologici.

Avendo una seconda palpebra, il coccodrillo piange per ripulire l’occhio e lubrificarlo.

Inoltre, in questo modo espelle i sali accumulati. Il coccodrillo non suda e quindi espelle i sali appunto solo tramite lacrime ed escrementi.

Infine, la lacrimazione aumenta quando il coccodrillo staziona più ore fuori dall’acqua.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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