L’Italia in anestesia totale: intervista a Marco Travaglio

Marco Travaglio. Probabilmente il più noto e discusso giornalista italiano, baluardo dell’informazione indipendente dal taglio satirico, colonna portante nonché fondatore di quella che può essere considerata la realtà editoriale e giornalistica più innovativa degli ultimi anni, quella del Fatto Quotidiano.

Marco Travaglio
Marco Travaglio

Opinionista scelto nei programmi di Michele Santoro, il giornalista di Torino ha calcato le scene dei teatri e delle piazze italiane nell’estate 2012 con il suo ultimo spettacolo, dal titolo “Anestesia Totale”.

Affiancato dalla brava attrice Isabella Ferrari infatti, insieme con il musicista Valentino Corvino, Marco Travaglio ha raccontato la storia di un’Italia malata di mala-informazione, vittima di un sistema politico che, da Craxi sino ad arrivare agli ultimi mesi targati Mario Monti, sembra non riuscire mai a rigenerarsi, anzi affondando sempre più il coltello nella piaga di un Paese ormai lontano anni luce da quei campioni di libertà e democrazia individuati in personalità come Einaudi, Giolitti e, soprattutto, in giornalisti come Enzo Biagi e Indro Montanelli.

Avvicinato durante la serata più importante di FestambienteSud 2012, il Festival di Legambiente di Monte Sant’Angelo, il più importante appuntamento dell’ente verde nel sud Italia, nel corso di una breve intervista a pochi minuti dall’inizio del suo spettacolo Marco Travaglio ha parlato di “Anestesia Totale”, dell’Italia di oggi, di politica e, naturalmente, di informazione, senza dimenticare il tema ambientale caro alla manifestazione che lo ha ospitato.

Quale l’anestesia peggiore subìta (o operata) dal nostro Paese, negli ultimi anni?

L’anestesia purtroppo è l’informazione, quella che chiamiamo informazione, la carta stampata. Cito il caso recente della morte di Loris D’Ambrosio, un caso assurdo di manipolazione: muore una persona di infarto, la colpa è dei giornalisti che hanno pubblicato le sue telefonate. Non ho mai visto una cosa del genere, una mascalzonata senza precedenti, un tentativo ricattatorio per spegnere qualsiasi tipo di dissenso su una questione importante come la trattativa stato-mafia.

Purtroppo l’informazione è diventata questo, un megafono del potere politico ed economico: due poteri che controllano impunemente giornali e televisioni con un conformismo addirittura peggiore di quando c’era Berlusconi; almeno lì, da sinistra, per il gioco delle parti, qualcuno diceva qualcosa. Adesso che c’è la grande ammucchiata, che mette tutti d’accordo, praticamente non si muove più foglia. Una cosa che piace talmente tanto al sistema, che vorrebbero proporcela anche per la prossima legislatura: non più come una soluzione di pronto soccorso per la crisi, ma come una soluzione stabile, con tutti che stanno al governo e nessuno che si oppone, anche per i prossimi cinque anni.

Cosa succede invece a chi tenta di smuovere le acque, a chi prova con qualche inchiesta o, semplicemente, dice qualcosa fuori dal coro?

Succede che quei pochi che si oppongono vengono sistematicamente criminalizzati, vedi Grillo e Di Pietro. I giornali dicono tutti la stessa cosa e quei pochi che stonano dal  gregge belante delle pecore, vengono dipinti come assassini, come nel caso, appunto, di un infarto di un signore che era cardiopatico: purtroppo a chi è cardiopatico può accadere qualcosa al cuore. Il tutto, invece, viene fatto esclusivamente per nascondere il contenuto di quelle telefonate nelle quali il solito sistema si stava ricompattando per mettere un freno, per essere buoni, all’inchiesta sulla trattativa stato-mafia della Procura di Palermo. Ecco, questo è un esempio tipico di anestetico: confondere le acque, non far più capire alla gente chi ha fatto cosa, non distinguere i ruoli e negare il diritto/dovere della stampa di pubblicare i fatti, di fare delle domande scomode.

Qualcuno ha parlato di teatro-giornalismo per spettacoli come questo, parlando di una forma di spettacolarizzazione dell’informazione stessa. È davvero così? E se sì, non c’è il rischio che la cronaca stessa dei fatti venga in qualche modo sminuita?

Da noi semplicemente si porta il giornalismo sul palco. Io non mi metto a cantare, non mi metto a ballare, non spettacolarizzo nulla. Racconto in forma diversa le stesse cose che scrivo tutti i giorni sul mio giornale o che dico quando faccio la mia rubrica nel programma di Santoro. Non c’è un rischio di spettacolarizzazione proprio perché non è uno spettacolo: si chiama così perché sta su un palco, semplicemente. Domina la parola, infatti. Non c’è nemmeno un’immagine: siamo talmente consapevoli che l’immagine rischia di far perdere la parola o il pensiero, che non ne abbiamo messa neanche una.

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Indro Montanelli parla attraverso la voce di Isabella Ferrari e attraverso alcuni brani audio, è l’unica deviazione, se vogliamo. E’ un’edicola, ci sono le nostre facce, le nostre frasi, le nostre parole, e c’è un racconto di come l’informazione è diventata il contrario di quello che dovrebbe essere e di come la politica si è progressivamente guastata anche perché non ha avuto in questi anni il controllo di un’informazione indipendente: quando il potere non si sente controllato, inevitabilmente marcisce.

Questo di Monte Sant’Angelo è forse il festival di Legambiente più importante del sud Italia, con tanti volontari che si danno da fare tra le strade, con spettacoli ed iniziative importanti che richiamano molta gente. Ebbene, in Italia l’ambiente è sempre stato considerato una sorta di sottocategoria della cultura, argomento derubricato per eccellenza da tutti i governi, perché questo? Come mai in Italia non si riesce ad avere un movimento verde in grado realmente di far sentire la propria voce? Perché non c’è un movimento forte, come accade in altri paesi?

Non ho mai pensato che l’ambiente possa essere appaltato a un partito. Nei paesi dove l’ambiente viene tutelato, ciò accade perché tutti i partiti hanno l’ambiente in cima ai loro programmi. La Germania, a cui adesso fa molto comodo attribuire le colpe della nostra crisi, dopo averle date ai governi precedenti, allo tsunami, alle Due Torri, alle toghe rosse, a Fini, ai traditori, ai comunisti e al fato, adesso è venuto il momento di dare la colpa alla Merkel come se i nostri guai li avesse creati lei, ebbene, va detto che in realtà, quando è scoppiata la crisi, la Germania ha quadruplicato gli investimenti in ricerca e innovazione, università, energie rinnovabili: le emissioni industriali infatti, sono le più basse del mondo occidentale.

Non è un caso, ma pagano gli operai il doppio di quanto li paghiamo noi. Hanno aziende automobilistiche che non solo producono auto ma riescono anche a venderle, a differenza della Fiat, dove abbiamo Marchionne, che abbiamo magnificato tanto, nonostante abbia venduto meno auto della storia della sua azienda.

Purtroppo viviamo in un  paese dove il disprezzo per le normative ambientali ed ecologiche è celebre nel mondo: in questi giorni, ad esempio, si discute se sia il caso o meno di chiudere l’Ilva di Taranto, perché si dice “ma in fondo era ormai quasi a norma”… Non esiste “quasi a norma”, o sei a norma e stai aperto, oppure chiudi. Il fatto è che non c’è la cultura della legalità nemmeno in questo settore e gli imprenditori sanno bene che anche se non sono a norma la loro azienda continuerà a restare aperta e a produrre degli utili, se dovessero metterla a norma dovrebbero spendere dei soldi e non lo fanno perché tanto sanno  che in questo paese le regole non si rispettano.

Così accade che dopo anni e anni spetti a un Gip decidere una cosa che avrebbe dovuto decidere la politica vent’anni fa, oppure quando è arrivato Vendola, il quale aveva promesso sfracelli sull’ambiente a Taranto, per poi infischiarsene bellamente. Questo la dice lunga sul perché noi siamo l’ultimo paese d’Europa che uscirà dalla crisi, se non uscirà dall’Europa direttamente, e perché la Germania nella crisi ci è entrata per prima e ne è uscita per prima, perché ha fatto quegli investimenti nell’energia pulita, nell’industria pulita, che alla fine si sono rivelati vincenti. È all’avanguardia perché innova, ricerca e fa prodotti competitivi. Noi abbiamo il sole ma non abbiamo il solare, in Germania non hanno il sole, ma hanno il solare. Sarà colpa della Merkel o sarà colpa dei cialtroni dai quali ci facciamo governare da non so più neanche quanti anni?

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