Il processo di Norimberga

Il Processo di Norimberga fu un processo mediatico e storico allo stesso tempo perché pose a giudizio, di fronte al mondo, la classe politica e militare che aveva rappresentato la Germania dal 1935 al 1945 nelle scelte più tragiche della sua storia.

Il Processo di Norimberga
Il Processo di Norimberga

Il 1935 è l’anno in cui furono emanate le leggi di Norimberga contro le persone di religione ebraica e per questo motivo fu scelta  questa città come luogo del processo.

Gli alleati, già nel 1942 avevano creato la commissione interalleata contro i crimini di guerra, ma fu il 30 ottobre del 1943 che si determinò, con un Atto unico siglato dai tre ministri degli esteri dei principali paesi schierati contro la Germania, la costruzione dell’impianto generale del Tribunale Internazionale di Norimberga. I tre ministri furono: l’americano Cordell Hull, l’inglese Anthony Eden e il russo Vjačeslav Molotov.

La conferenza durò dal 18 ottobre all’11 novembre del 1943 e il documento che fu stilato, non solo delineò l’organizzazione e la struttura del Tribunale Internazionale, ma anche l’impianto accusatorio e la motivazione principe per cui lo si doveva istituire. In seguito durante le tre conferenze internazionali di Teheran (1943), Jalta (1945) e Postdam (1945) i tre capi di Stato: Churchill, Roosevelt e Stalin dettarono le linee politiche che il Tribunale Internazionale avrebbe dovuto seguire per punire i criminali nazisti.

Lo scopo principale non era solo perseguire i crimini di guerra legati al massacro del popolo ebraico, ma anche punire coloro che avevano costruito un’architettura che aveva lo scopo di impadronirsi della Germania e di svolgere un massacro generalizzato contro il popolo europeo.

Capi d’accusa

I capi d’accusa che furono scelti sono quattro: il primo era la cospirazione, considerato la causa principale che ha dato inizio agli atti criminali contro l’umanità. Il secondo riguardava i crimini contro la pace e cioè aver sconvolto l’Europa con atti di aggressione che violavano i territori degli Stati sovrani e aver spinto il mondo ad affrontare la Seconda guerra mondiale. Il terzo riguardava i crimini di guerra e che si inseriva in una serie di violazioni di diritto internazionale e della Convenzione dell’Aja che concernevano i trattamenti riservati alle popolazioni civili e ai prigionieri. Il quarto e più conosciuto riguardava i crimini contro l’umanità e  considerava gli atroci massacri perpetrati contro minoranze e popoli.

Quest’ultimo, soprattutto per il grande eco che ebbero le notizie sui campi di concentramento, divenne il più conosciuto fra i quattro capi d’accusa. L’impianto tecnico giuridico del processo fu elaborato durante l’estate del 1945 e deciso in modo definitivo con il documento che lo istituiva e che fu approvato dagli esperti di diritto internazionale e penale l’8 agosto dello stesso anno.

I problemi che l’istituzione del Tribunale pose erano di varia natura, sia politica che giuridica e impegnarono per diverse settimane gli esperti che si trovavano di fronte alla creazione di un’entità giuridica che non aveva precedenti. Ma il problema non riguardava solo la sua organizzazione e i capi d’accusa che dovevano essere immaginati per racchiudere tutte le fattispecie di reati che si imputavano ai rappresentanti dello Stato tedesco, del governo nazista e degli apparati facenti capo a quest’ultimo, ma si pose soprattutto il problema di definire chi sarebbero stati gli imputati.

Si decise anzitutto di procedere con una selezione dei principali rappresentanti delle istituzioni e degli apparati tedeschi che avevano contribuito a costruire la macchina nazista e l’avevano sostenuta nei suoi propositi criminali. Il processo venne diviso quindi in due tronconi. Il principale vide alla sbarra i gerarchi militari e politici, mentre il secondo troncone sviluppò dodici processi minori a carico di personaggi meno noti ma ugualmente compromessi, soprattutto medici e amministratori, che si erano compromessi con la macchina da guerra e di sterminio nazista.

Hermann Göring, Rudolf Hess e Joachim von Ribbentrop al Processo di Norimberga
Hermann Göring, Rudolf Hess e Joachim von Ribbentrop al Processo di Norimberga

I principali condannati

I principali condannati del primo troncone del processo furono:

• Martin Bormann, segretario del Partito nazista e collaboratore strettissimo di Hitler. Fu condannato a morte.

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Hermann Göring, era considerato il braccio destro di Hitler ed era l’esponente nazista più importante che partecipò al processo. Era stato Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica con il grado di Feldmaresciallo e Presidente del Parlamento, inoltre era stato uno degli architetti del riarmo militare della Germania. Fu condannato a morte.

• Joachim Von Ribbentrop, era stato il Ministro degli Esteri del Reich dal 1938 al 1945. Firmò il patto Molotov-Ribbentrop che comprendeva il protocollo segreto in cui veniva delineata la spartizione della Polonia.

Rudolf Hess, era stato vice di Hitler fino al 1941 quando venne arrestato dagli inglesi in Scozia. Condannato all’ergastolo.

• Hans Frank, era stato governatore della Polonia dal 1939 fino alla liberazione e Ministro della Giustizia del Reich. Condannato a morte.

• Wilhelm Frick, era stato Ministro dell’Interno di Hitler e aveva partecipato all’ideazione delle leggi razziali di Norimberga.

• Il generale Wilhelm Keitel, Capo dell’Alto Comando delle forze armate tedesche. Condannato a morte.

• Il generale Alfred Jodl, comandante di un’ armata, vice di Keitel e consulente di Hitler. Condannato a morte, fu assolto nel 1953.

• Albert Speer, era stato Ministro degli armamenti di Hitler e su consigliere. Aveva avuto l’incarico dal Fuhrer di riprogettare  gran parte del centro di Berlino ed era il suo architetto preferito. Fu condannato a 20 anni di carcere durante i quali scrisse le sue memorie.

• Alfred Rosemberg, Ministro delle zone di occupazione orientali, era stato anche un ideologo del nazismo e ispiratore delle leggi razziali. Fu condannato a morte.

• Walther Funk, Ministro dell’Economia e presidente della Banca centrale del Reich. Fu condannato all’ergastolo.

• Ernst Kaltenbrunner, Capo dei servizi di sicurezza del Reich e uno degli esponenti di spicco delle SS. Fu condannato a morte.

• Karl Donitz, Capo Supremo della Marina Militare, fu per breve tempo capo del governo dopo la morte di Hitler e tentò vanamente di raggiungere un compromesso dignitoso con gli alleati. Fu condannato a 10 anni di reclusione.

• Erich Raeder, Comandante Supremo della Marina Militare, fu sostituito nel 1943 da Donitz. Fu condannato a morte.

• Fritz Sauckel, procuratore generale con la responsabilità del programma di sfruttamento della manodopera dei prigionieri di guerra. Fu condannato a morte.

Baldur von Schirach, Capo della Gioventù hitleriana. Fu condannato a 20 anni.

• Arthur Seyss Inquart, Governatore per il Reich dei Paesi Bassi. Fu condannato a morte.

• Konstantin von Neurath,  Ministro degli Esteri di Hitler fino al 1938 quando fu sostituito da Ribbentrop mentre lui fu nominato Governatore del Protettorato di Boemia e Moravia. Si dimise in contrasto con Hitler ma non rinnegò la sua vicinanza al nazismo e al Fuhrer. Fu condannato a 15 anni.

Il processo di Norimberga

Il processo iniziò il 20 novembre 1945 e si concluse il 1 ottobre 1946, i condannati vennero giustiziati nel carcere di Norimberga il 15 ottobre 1946. Le potenze giudicanti e che per questo inviarono propri giudici furono: Inghilterra, USA, Unione Sovietica e Francia. I procuratori furono Robert H. Jackson per gli USA e Hartley Shawcross per l’Inghilterra.

Ancora oggi esistono critiche, soprattutto per quanto riguarda il diritto internazionale, sulla validità del processo, perché fu imbastito soprattutto sulla violazione delle convenzioni internazionali che la Germania non aveva ratificato come  la Convenzione dell’Aia, la Convenzione di Ginevra e il Patto Briand-Kellogg.

E’ vero che molti giuristi ritengono che se una convenzione è firmata e rispettata dalla maggioranza dei Paesi si considera erga omnes cioè applicabile anche a quegli Stati che non l’hanno firmata. Tuttavia è anche vero che il diritto internazionale prevede, oltre che leggi e trattati, anche l’uso della forza per imporre la volontà espressa nelle carte e in questo caso fu un atto di violenza imposto dai vincitori ai vinti.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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