Giuditta I (opera di Gustav Klimt)
“Giuditta I“, donna fatale e crudele, è un quadro di Gustav Klimt, realizzato nel 1901. Esso misura cm 84 x 42, è un olio su tela, conservato a Vienna, all’Österreichische Galerie Belvedere, Schloss Belvedere. In questo dipinto è raffigurata l’eroina biblica che sedusse il generale Oloferne e che poi lo uccise. Rappresenta “la femminilità assassina“.
Giuditta I: analisi del quadro di Klimt
Giuditta è dipinta seminuda, in modo provocatorio, indossa gioielli art nouveau, con una pettinatura che segue la moda contemporanea. La pennellata è simile a quella utilizzata per la “Fattoria delle betulle” e contrasta in maniera volontaria con lo sfondo, sia per l’uso massiccio dell’oro, sia per la bidimensionalità.
La cornice è disegnata dall’artista e realizzata dal fratello Georg Klimt in rame sbalzato. Il dipinto ha un taglio verticale accentuato con la figura di Giuditta, dalla grande carica erotica, che domina l’immagine.
La testa di Oloferne è rappresentata appena di scorcio, la si nota in basso a destra. Gli incarnati della figura danno una resa tridimensionale, mentre il vestito è trattato con un decorativismo bidimensionale, il tutto in una fusione che ha una resa astratta, di grande eleganza formale.
Giuditta, nell’antico Testamento, fu una nobile vedova ebrea che salvò la sua città di Betulla dall’assedio degli Assiri, riuscendo a sedurre per poi decapitarlo il generale Oloferne. Lo stesso tema è presente nella celebre opera “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio.
Nell’opera di Klimt la protagonista ha una posa molto sensuale, con una veste semitrasparente, che ne scopre le nudità del busto, e ha un’espressione del volto di crudele trionfo, con labbra semiaperte e occhi socchiusi in uno sguardo freddo e distaccato.
I colori sono tenui e delicati, i capelli folti neri, in un’atmosfera tra il sacro e il profano. Al collo la donna porta un pesante gioiello in stile liberty, che si riferisce alla decapitazione, ha le dita lunghe e affusolate, simili ad artigli, ed accarezza in modo subdolo la testa del generale che tiene sottobraccio.
Il volto di Giuditta possiede una carica mista di voluttà e perversione. I suoi lineamenti sono trasfigurati al fine di raggiungere il massimo grado di intensità e seduzione, che Klimt ottiene respingendo la donna in una dimensione irraggiungibile. (Federico Zeri)
La figura è proiettata in avanti, sullo sfondo, si intravede un paesaggio stilizzato con alberi e colline, che richiamano l’arte bizantina del mosaico. Si pensa che i tratti della donna siano quelli di Adele Bloch-Bauer, un’esponente dell’alta società viennese, proprio di lei Klimt eseguì due ritratti.
Giuditta I rappresenta una delle prime esperienze dell’artista austriaco senza artefici retorici: quest’opera è considerata anticipatrice del periodo aureo, che si contraddistingue per il forte linguaggio di astrazione simbolica e dall’uso massiccio dell’oro. Una tendenza del pittore che si conferma dopo il suo viaggio in Italia, a Ravenna, famosa per i mosaici bizantini.
Esiste anche una seconda versione della bella eroina biblica, Giuditta II, nota anche come Salomè, che Klimt eseguì nel 1909.