Gerione: il mostro della Divina Commedia e della mitologia greca
Approfondimento
Gerione, chi è
Gerione è un mostro presente nella Divina Commedia di Dante Alighieri. In questo breve articolo riassumiamo le sue sembianze, descrivendolo e parafrasando le parole del sommo poeta. Vediamo anche in quali canti compare, da dove si pensa sia stata tratta ispirazione per la sua creazione, e altre curiosità.
Come è fatto Gerione
Ecco le caratteristiche fisiche del mostro demoniaco Gerione.
- Il suo volto è umano.
- Il corpo è di serpente.
- Ha zampe di leone.
- Ha una coda di scorpione.
Gerione nella Divina Commedia
Il mostro viene citato in 3 canti della Divina Commedia. La prima volta compare nel XVI canto dell’Inferno. Tuttavia è principalmente presente nel canto successivo, il XVII canto dell’Inferno. Infine appare nel XXVII canto del Purgatorio.
Per un riassunto dei canti citati vi rimandiamo agli articoli:
Nei canti dell’Inferno dove compare Gerione, Dante descrive gli eventi che precedono il suo incontro con i dannati fraudolenti. Dante sta per lasciare l’ultimo dei tre gironi del cerchio VII, dedicati all’eterna punizione degli spiriti violenti; in questo punto il poeta incontra gli usurai, chiamati violenti contro l’arte. Il mostro è a guardia del cerchio successivo, il cerchio VIII, luogo che ospita i peccatori macchiati di frode. Questo cerchio è indicato anche con il nome Malebolge.
Malebolge
Il cerchio VIII di Malebolge a cui Gerione è a guardia, è l’unico cerchio dell’Inferno dantesco ad avere un nome proprio. Va però sottolineato che anche il IX cerchio ha un nome, che coincide con il lago ghiacciato di Cocito (Cocito in mitologia greca è un fiume infernale anziché un lago).
Il nome Malebolge deriva dalla forma del cerchio: esso è suddiviso in dieci fossati concentrici, chiamati bolge. Ogni bolgia è accerchiata da mura e scavalcata da ponti di roccia, simili alle fortificazioni della cerchia esterna di un castello. I dannati si trovano proprio in questi fossati, suddivisi in base alla loro colpa.
Gerione come allegoria
Il Gerione è l’allegoria della falsità. Ricordiamo cosa è un’allegoria.
L’allegoria è una figura retorica. In letteratura mediante una allegoria qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta.
Il suo viso umano rappresenta il fraudolento che vuole passare per innocente.
I versi 10 e 11 del Canto XVII dell’Inferno recitano così:
“La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle”
Il suo corpo di serpente rappresenta la falsità e malvagità che è propria dei fraudolenti.
I versi dal 12 al 15:
“e d’un serpente tutto l’altro fusto:
due branche avea pilose infin l’ascelle;
lo dosso e ‘l petto e ambedue le coste
dipinti avea di nodi e di rotelle.”
L’ispirazione di Gerione
Il guardiano di Malebolge Gerione si ispira a fonti bibliche, in particolare il libro dell’Apocalisse di Giovanni 9, (7-11) e alla zoologia figurativa del Medioevo. Il poeta Virgilio, che accompagna e guida Dante nel suo viaggio, lo menziona nel Libro VIII dell’Eneide e, in un altro passo del poema, lo definisce, senza nominarlo, “forma tricorporis umbrae” (fantasma dell’ombra dai tre corpi).
Gerione in mitologia
Nella mitologia greca Gerione è figlio di Crisaore e di Calliroe, e fratello di Echidna. Il suo aspetto è quello di un fortissimo gigante con:
- 3 teste;
- 3 busti;
- 6 braccia;
- 1 bacino;
- 2 gambe.
Il Gerione greco era Re dell’Isola dell’Eritea, situata nell’Oceano occidentale e che si estendeva fino ai confini di Tartesso. Questo re possedeva una mandria di vacche rosse consacrate ad Apollo che erano sorvegliate dal pastore Euritione (figlio di Ares e dell’esperide Eritea) e dal cane a due teste Ortro.
Nelle 12 fatiche di Ercole (in mitologia greca: Eracle), la decima prova consiste nella cattura dei buoi e nell’uccisione di Gerione, Ortro ed Euritione.
Curiosità sulla figura di Gerione
- All’uccisione di Gerione da parte di Ercole è legato un mito sull’origine della Torre di Ercole presente a La Coruña, città spagnola della Galizia.
- A Gerione sono intitolati i Geryon Montes, formazione geologica individuata sul pianeta Marte.
- E’ il protagonista della Gerioneide, componimento poetico in greco antico di Stesicoro (VI secolo a.C.)
- Compare nel romanzo La battaglia del labirinto, 4° libro della saga di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo.
Dal libro di Aldo Cazzullo: A riveder le stelle
Citazioni tratte dal libro A riveder le stelle, di Aldo Cazzullo, che descrivono la figura di Gerione nella Divina Commedia.
- «Ecco la fiera con la coda aguzza» grida Virgilio come per evocare una bestia apocalittica, «ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!» E in effetti Gerione, «sozza imagine di froda», si avvicina, celando dietro il volto da uomo giusto un busto da serpente – la classica figura di Satana tentatore –, con due branche pelose sotto le ascelle e la pelle dipinta come un tappeto orientale; da ultima viene la coda guizzante, con la velenosa punta biforcuta. È la perfetta immagine della frode: all’inizio ispira fiducia; poi tesse i suoi inganni; infine vibra il colpo fatale. Gerione ricorda il drago dell’Apocalisse. Ma non è davvero vivo, è piuttosto un’allegoria, una creatura simbolica e misteriosa.
- Virgilio intanto è già salito sul drago e invita Dante a dimostrarsi «forte e ardito» e a montare «dinanzi», «ch’i’ voglio esser mezzo,/ sì che la coda non possa far male». L’invenzione è meravigliosa. I due poeti salgono sul mostro con l’aria di due amici che vanno a fare una gita. Dante descrive un’esperienza che non può aver provato, il volo, con dettagli fantastici: il vento che lo investe, l’orrore che lo prende guardando in basso, quasi fosse su un deltaplano, la paura che lo induce a rannicchiarsi come su un ottovolante. Montagne russe al buio, perché il poeta non vede niente, tranne la fiera cui è aggrappato, che tende la coda, raccoglie a sé l’aria con le branche, e si spinge nel vuoto: come fa la barca quando indietreggia per uscire dal porto, poi si gira e affronta il mare aperto. Dante trema di paura, quasi fosse scosso da brividi di febbre; vorrebbe dire a Virgilio di abbracciarlo, ma non gli esce la voce; però lui capisce, lo avvince con le braccia, lo sostiene, e raccomanda al drago di scendere lentamente, a larghi giri.
- Man mano che scende, intravede fuochi e ascolta lamenti: sono i dannati dell’ottavo cerchio; segno che Gerione sta per posarsi su quella terra di dolore. Come un falcone stanco, che per la delusione del falconiere torna lentamente a terra senza una preda, e tutto crucciato resta lontano dal padrone, così il drago tocca il fondo e fa scendere Dante e Virgilio; per poi fuggire via con la velocità di una freccia scoccata dall’arco, come il frodatore che si dilegua senza lasciare al frodato il tempo della vendetta.