Franco tiratore: cosa significa e qual è l’origine dell’espressione
Approfondimento
Il franco tiratore: ieri sul campo di battaglia, oggi al Governo
L’espressione Franco tiratore nasce in ambito militare. Indica un soldato che spara franco cioè libero contro le truppe regolari, da solo o in gruppo, nei centri abitati occupati e non. Questa locuzione, con un riferimento nel tempo chiaro e preciso, a un certo punto della sua esistenza viene assorbita dal linguaggio politico. E qui si ferma.
Oggi quella politica è cioè l’interpretazione più diffusa. Il franco tiratore nel linguaggio corrente è inteso come quel politico che nel votare, segretamente, sceglie in opposizione al suo gruppo di appartenenza; anche a dispetto di quanto deciso da questo.
La prima vita del Franco tiratore: campo militare, metà Ottocento, Francia
La lingua italiana di metà Ottocento trae dal francese franc-tireur la locuzione franco tiratore. I francesi, infatti, coniarono questa espressione per definire le milizie volontarie a difesa della Francia fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento; questi divennero poi la fanteria leggera di Napoleone Bonaparte.
Andando avanti, nell’Ottocento i franchi tiratori erano la struttura dell’esercito dei Vosgi, sotto Garibaldi, nella guerra contro la Prussia del 1870.
Ancora, si parla di corpi franchi nella Prima guerra mondiale. Nel secondo conflitto mondiale, infine, sotto il nome di cecchini si opposero alle forze di liberazione sparando dai tetti delle città; in Italia come nella Resistenza francese.
Il passaggio di campo e El Francotirador di Che Guevara
Il primo a utilizzare l’espressione di franco tiratore mutuandola dalla sfera militare per riversarla in quella politica fu Ernesto Che Guevara durante la Rivoluzione Cubana. Il Che, infatti, firmò con lo pseudonimo El francotirador il suo articolo El principio de la fin; l’articolo comparve sul ciclostilato El cubano libre, fra il 1957 e il 1958.
La seconda vita del franco tiratore: l’Italia di metà 900
La seconda vita di questa espressione ricade nella sfera della politica andando a definire colui che a fronte di una decisione di gruppo in merito ad una votazione spara liberamente, anche se in segreto; in sostanza vota in opposizione ai suoi compagni di partito o coalizione.
Nella storia politica italiana si ricordano bene i franchi tiratori del partito democristiano; essi fecero in modo di negare l’elezione a Presidente della Repubblica di Amintore Fanfani, Arnaldo Forlani e Giovanni Leone, fra gli altri.
Anche, più recentemente, nel 2013 Romano Prodi subì tale arresto per mano dei 101 franchi tiratori delle file del centro sinistra del tempo. Inoltre, si ricorda di “franche tirate” in votazioni di leggi spinose e discusse.
La situazione venne arginata con i regolamenti di Camera e Senato del 1988. Da un sistema di votazione a maggioranza a scrutinio segreto si passò a un regime con il voto a scrutinio palese per tutto, ad eccezione dell’espressione di voto su persone alla Camera; mentre è più complesso il voto segreto al Senato. Non è segreto, infine, il voto sulla legge finanziaria o in merito a spese o entrate.