Ecce homo (1475), analisi dell’opera di Antonello da Messina
Questo splendido “Ecce homo” datato 1475 e attualmente esposto a Piacenza, al Collegio Alberoni, riprende il tema degli “Ecce homo” di Antonello da Messina, ispirato autore del capolavoro.
Ognuno di questi dipinti fu realizzato per stimolare la preghiera e la meditazione sulla Passione di Cristo. Elenchiamo di seguito i quadri della serie già trattati in precedenti articoli:
- Ecce homo e San Girolamo penitente (tavoletta, 1463-1465)
- Ecce homo (1470)
- Salvator Mundi (1465-1475)
- Cristo alla colonna (1476-1478)
Approfondimento
Ecce homo (1475): descrizione
La colonna
In quest’opera possiamo ammirare una colonna: la colonna della flagellazione, posta dietro al capo di Cristo e alla quale è legato.
La colonna è un’innovazione importante, perché crea ancor più pathos e drammaticità alla scena. Inoltre permette ad Antonello di utilizzare la luce e l’ombra per rendere il volto del Cristo ancora più vero.
La devozione per il Cristo
Probabilmente questo dipinto è stato commissionato da qualche collezionista che voleva utilizzarlo come opera di devozione; queste ultime erano molto considerate nel Quattrocento e Antonello fu sicuramente uno dei pittori più richiesti in tal senso, nonché uno dei più innovativi.
Era un’epoca in cui il dialogo con la Passione di Cristo assumeva un profilo individuale: i credenti cercavano un modo più raccolto per pregare; Antonello da Messina contribuì a rendere questa esperienza ancora più intima e intensa.
I dettagli
Indubbiamente in questo magistrale dipinto l’influenza fiamminga viene resa in tutta la sua forza stilistica con un lavoro di dettaglio incredibile; basti solo osservare con attenzione le gocce di sangue che sgorgano dalla fronte del Cristo o le lacrime che solcano il suo viso.
Ma tutto il dipinto è un capolavoro di dettagli: la corona di spine, la corda al collo, i capelli riccioluti bagnati dal sudore, conseguenza della sofferenza patita e il volto che implica sofferenza e drammaticità; il quadro pone anche molti interrogativi sulla sofferenza del Cristo e la sua reazione di fronte alla crudeltà umana.
La testa di Gesù è posta di tre quarti: è un’altra innovazione del maestro di Messina. Il suo volto sviluppa tratti psicologici, umani, personali molto intensi, che rendono il dialogo con il divino ancora più sentito.
La prospettiva
La prospettiva è un’altra qualità essenziale di questo dipinto Ecce homo: il gioco di luci e ombre che si proiettano sul volto del Cristo, provenendo dalla colonna, dona plasticità alla sua figura.
La luce intensifica ancora di più la sofferenza del volto e rende la scena profondamene vera.
In quest’opera possiamo dunque ammirare una sintesi meravigliosa fra dettagli fiamminghi e plasticità rinascimentale.