Ciàula scopre la luna, novella di Pirandello: riassunto e analisi

Ciàula scopre la luna” è il titolo di una della “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello. Una collezione di oltre duecentocinquanta storie scritte dal premio Nobel siciliano fra il 1884 e il 1936. Della collezione fa parte anche la novella La giara, trattata in un precedente articolo. Il tema della novella che andiamo ad analizzare qui, si potrebbe sintetizzare con le parole: la grandezza della natura rivelata.

Ciàula scopre la luna
Ciàula scopre la luna

Trama: la miniera, la “cornacchia” e l’estatica scoperta

Lo sfondo di questa novella è un miniera di zolfo in Sicilia. Nella miniera si muovono indefessi decine di lavoratori sotto l’occhio severo del sorvegliante Cacciagallina. Fra i lavoratori ci sono anche Zi’ Scarda e Ciàula.

Ciàula è soprannominato così perché emette un verso simile a quello delle cornacchia (ciàula nel dialetto siciliano) si riferisce in tutto e per tutto a Zi’ Scarda. Questi fa e disfa a suo piacimento del […] suo caruso (bambino in siciliano), che aveva più di 30 anni (e poteva averne anche 7 o 70, scemo com’era), approfittando della sua ingenuità ai limiti della menomazione mentale.

Accade che il lavoro alla miniera non è compiuto al solito orario di uscita e, così, Cacciagallina intima i lavoratori ad un turno di notte. La maggior parte degli operai disattende questa incitazione fatta eccezione proprio per Zi’ Scarda con annesso Ciàula che non oppone alcuna resistenza. Il caruso si prepara a lavorare come un mulo, ma in cuor suo sa che qualche cosa è differente dal lavoro giornaliero: adesso ad attenderlo alla risalita dalla miniera non sarà il solito sole accecante.

Cosa strana; della tenebra fangosa delle profonde caverne […] Ciaula non aveva paura; né paura delle ombre mostruose, che qualche lanterna suscitava a sbalzi lungo le gallerie […] toccava con la mano in cerca di sostegno le viscere della montagna: e ci stava cieco e sicuro come dentro il suo alvo materno. Aveva paura, invece, del bujo vano della notte.

Ciàula carico come un mulo, col suo sacco di zolfo sulle spalle, intraprende la risalita e quello sforzo gli allontana il pensiero dall’incombente incontro con la vacuità della notte. Quando però il buio si avvicina, tutto cambia.

La paura lo aveva assalito […] Si era messo a tremare […] Il bujo, ove doveva esser lume, la solitudine delle cose che restavan lì con un loro aspetto cangiato e quasi irriconoscibile, quando più nessuno le vedeva, gli avevano messo in tale subbuglio l’anima smarrita, che Ciaula s’era all’improvviso lanciato in una corsa pazza […].

Ciàula scopre la luna

In un climax ascendente di narrazione e sensazioni, arriviamo al confronto con il buio e alla scoperta della Luna in cielo. Avviene, grazie alla penna di Pirandello, in un passaggio della letteratura perfetto, in fatto di parole ed emozioni mescolate mirabilmente.

Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.
Si, egli sapeva cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciaula, che in cielo ci fosse la Luna?
[…]

Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna… […] E Ciaula si mise a piangere senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.

Commento all’opera

Ciàula, l’assenza di consapevolezza per restituire la bellezza della natura

La trama è semplice e il commento è tutto direzionato, certamente, alla critica relativa alle condizioni lavorative nel Meridione alla fine dell’Ottocento. Una macchina mangia uomini che poco tempo perdeva a discernere per età o per caratteristiche mentali. Tutte le braccia erano braccia buone, persino quelle di Ciàula.

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Eppure la scelta di Pirandello di questo particolare protagonista si fa sostegno primario alla narrazione. Proprio l’assenza di consapevolezza di Ciaula sarà il giusto campo dove seminare lo stupore per la natura tutta. Un’operazione che riesce alla perfezione in doppio rimbalzo. In primis, nel piccolo discorso, cioè, del lavoratore che sempre fatica a testa bassa e nell’oscurità del suo antro per poi sconvolgersi completamente alla vista della Luna, al punto da rispondere subitaneamente con una riflessione indiretta di grande portata filosofica.

La scoperta della Luna, cioè, eleva Ciaula da bestia lavoratrice ad essere umano capace di stupirsi e piangere. Ciàula si sente piccolo in confronto alla Luna ignara delle umane vicende. E così la scelta pirandelliana compie un passo in più parlando all’intera umanità come solo la letteratura eterna sa fare.

In poche pagine tutti siamo Ciàula, nelle nostre limitazioni mentali e sensoriali, nelle gabbie della nostra vita quotidiana. E come Ciàula piangiamo alla scoperta di appartenere a qualcosa di più grande e più magico. Con Ciàula andiamo in estasi nel perdere la nostra dimensione di semplici bestie lavoratrici per spingerci, in quanto e infine, parte di essa stessa, al cospetto della grandezza della natura tutta che si rivela a noi, violenta e totalizzante da lasciar senza parole.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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