Bambino 44 (Child 44), riassunto e recensione del film

Tratto dal romanzo “Bambino 44” (Child 44) scritto nel 2008 da Tom Rob Smith, nel 2015 è uscito nelle sale cinematografiche “Child 44 – Il bambino numero 44“, un film diretto da Daniel Espinosa e prodotto da Ridley Scott, con protagonisti Tom Hardy, Noomi Rapace e Gary Oldman. La storia narrata ripercorre le vicende di un noto serial killer, Andrei Chikatilo, riadattate ambientandole in anni che precedono i fatti reali.

Child-44
Child-44, poster del film

Trailer del film

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Trama del film “Child 44”

Nel 1953 l’Unione Sovietica è ancora immersa nel terrore staliniano. Le purghe, che vengono svolte quasi quotidianamente, non riguardano solo membri dell’apparato ma qualsiasi cittadino che sia ritenuto un traditore o venga accusato di criticare un governo “perfetto” in un contesto sociale ed economico “paradisiaco”.

In Unione Sovietica, infatti, la propaganda martella ricordando quanto il sistema economico e sociale sia giusto e l’uguaglianza regni sovrana. In realtà la popolazione è stremata e la disuguaglianza è assai più marcata che in altri paesi. Gli stessi piani economici tanto sbandierati, hanno creato una disuguaglianza estrema, soprattutto in quelle regioni in cui i contadini vengono privati di tutto per poter sostenere il peso dello stato sovietico.

Da qui comincia il film Child 44. Leo è un bambino orfano, i suoi genitori sono morti di freddo e fame. Siamo negli anni ’20, lui scappa dall’orfanotrofio e viene raccolto da un soldato che lo adotta.

I fatti si spostano poi al 1945: lui è un eroe di guerra. E infine siamo nel 1953 e Leo è un membro di quei servizi segreti che stanno seminando terrore ovunque e che catturano chiunque sia ritenuto un traditore, solo per aver manifestato, magari bevendo un caffè, una critica al regime con la persona sbagliata.

Il regime ha delatori ovunque e la vita non è mai al sicuro per nessuno. Nemmeno per Leo, interpretato da Tom Hardy, che malgrado sia un fedele e motivato ufficiale dei servizi, abbandona la sua incrollabile fede quando gli viene chiesto di indagare e denunciare la moglie che ama tanto e da cui forse non è così corrisposto. La moglie è Naoomi Rapace. Lui non la denuncia e per questo finisce in un paese sperduto, senza privilegi né gradi, dove viene integrato nella milizia come agente semplice.

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La moglie, invece, da insegnate viene degradata a bidella. Ma nel frattempo un serial killer sta uccidendo dei bambini e proprio prima di essere mandato via da Mosca, Leo stava iniziando ad indagare su questi omicidi. Sembrerebbe che stia solo facendo il suo lavoro ma in realtà il regime è contrario ad indagini di questo tipo. Perché nella Russia del 1953 non ci possono essere omicidi, assassini e peggio ancora serial killer, visto che la società, immaginata e strutturata dalla perfezione della ideologia comunista, non può avere imperfezioni di questo tipo.

Pertanto Leo verrà, anche nella sua nuova vita, ostacolato in tutti i modi. Solo il suo nuovo capo, il generale Mikhail Nesterov (Gary Oldman), lo appoggerà, mentre il suo ex collega Vasili, un pazzo maniaco che uccide senza pietà chiunque contesti il regime, cercherà di fermarlo.

Andrei Chikatilo
Una foto di Andrei Chikatilo, il killer di Rostov

Recensione e commento al film

Il film è avvincente e trascina lo spettatore nella visione dell’orrore staliniano e del soffocante sistema di controllo che ricorda il libro 1984 di George Orwell, capolavoro visionario che identificò bene cosa stava accadendo in Unione Sovietica in quegli anni.

Per di più la storia è vera, perché fra il 1978 e il 1990 Andrei Chikatilo, più noto come il mostro di Rostov, uccise bambini e donne per un numero che si pensa si aggiri sulla cinquantina, perché anche se lui ha confessato, rimangono ancora alcuni omicidi non risolti, rimanendo impunito fino al 1990.

Proprio questa impunità, dovuta alla riluttanza delle autorità ad indagare su un tipo di serialità che ritenevano non appartenesse all’Unione Sovietica, permise al mostro di Rostov di muoversi uccidendo senza destare sospetti.

La regia di Daniel Espinosa ricostruisce con precisione il contesto storico della Russia sovietica, permette allo spettatore di vivere un avvincente thriller che ha anche il pregio della ricostruzione storica e della denuncia di uno dei casi più clamorosi di indifferenza giudiziaria.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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