La nascita del Futurismo

Il Manifesto del Futurismo fu pubblicato in Italia il 5 febbraio 1909 e ripreso da diversi giornali della penisola nei giorni successivi. Tuttavia, fu la sua pubblicazione, il 20 febbraio 1909 sul giornale francese Le Figaro, a dargli un riconoscimento internazionale. Lo scopo del Manifesto era attaccare e contrastare i valori tradizionali e mettere alla berlina la borghesia ottocentesca che era vista come superata e fuori tempo.

La pubblicazione del Manifesto del Futurismo su Le Figaro (20 febbraio 1909)
La pubblicazione del Manifesto del Futurismo su Le Figaro (20 febbraio 1909)

Il Futurismo fu un movimento culturale organizzato come un’associazione  che si espresse artisticamente, politicamente e ideologicamente. Il capo scuola e il leader culturale del movimento fu Filippo Tommaso Marinetti. Il Futurismo rappresentò il dinamismo del mondo moderno, volle cercare con energia e spregiudicatezza di portare tutto alla massima velocità, togliendosi di dosso la lentezza dell’ottocento.

Filippo Tommaso Marinetti
Filippo Tommaso Marinetti

I futuristi amarono l’energia, il coraggio e l’audacia, la guerra e il pericolo. Inoltre i futuristi ebbero una passione intensa per le creazioni del capitalismo, la macchina e la tecnica che potevano migliorare la vita, aumentarne gli stimoli e rendere più ricco lo spettro di esperienze della quotidianità.

Nell’ambito del linguaggio Marinetti propose di stravolgere i canoni tradizionali. Propose di abolire aggettivi e verbi. Inventò la formula “parole in libertà” cioè senza un’organizzazione grammaticale, ma sostenute solo dall’anarchia dell’espressione immediata. Conseguenza di questo atteggiamento furono l’utilizzo di espressioni dialettali, neologismi, invenzioni di suoni ed espressioni per manifestare e realizzare l’ispirazione: senza filtri e canoni.

Futuristi. Da sinistra: Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini
Futuristi. Da sinistra: Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini

Gli intellettuali che formarono il gruppo dei futuristi e che operarono in pittura, scultura, teatro, letteratura, poesia, musica e editoria erano sostenuti da un intenso vitalismo che rifiutava i canoni del passato e cercava di interpretare il futuro e di valorizzarne in ogni modo i contenuti e le potenzialità espressive. Lo scopo degli intellettuali e artisti che vi aderirono – fra gli altri Enrico Cavacchioli, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Carlo Carrà, Gino Severini, Umberto Boccioni e naturalmente Marinetti – era svegliare la percezione e utilizzare il prodotto di un’analisi sistematica delle sensazioni per interpretare in modo essenziale la realtà.

LEGGI ANCHE  La libertà di stampa dopo il fascismo

 

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: