L’assiuolo: testo, parafrasi e spiegazione della poesia di Pascoli
La poesia L’assiuolo è una delle più celebri di Giovanni Pascoli. Essa è inclusa nella raccolta Myricae. È ispirata ad una specie di uccello notturno: l’assiolo è simile al gufo (in inglese assiolo si dice: scops owl). Questa creatura invita il poeta a riflettere sulla morte e sul mistero della vita.
Proponiamo qui il testo completo della poesia, una breve analisi con parafrasi e spiegazione. Ma prima parliamo del suo autore.
Approfondimento
L’autore: Pascoli e la sua poetica
Pascoli è uno degli esponenti più rappresentativi del Decadentismo italiano, insieme a Gabriele D’Annunzio. Egli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855, quarto di dieci figli.
La sua vita fu funestata dai lutti familiari: perse il padre il 10 agosto 1867 in circostanze misteriose (forse un omicidio); poi la madre, la sorella e due fratelli. Questi lutti lasciarono un segno profondo nella sua personalità e nella sua visione della vita.
Grazie a delle borse di studio, riuscì a laurearsi in Lettere; fu allievo di Giosuè Carducci. Pascoli si dedicò all’insegnamento prima nei Licei e poi all’Università di Bologna. Cercò di ricostruire l’unità della sua famiglia andando a vivere con due sorelle; trascorse la maggior parte della vecchiaia nelle campagne di Lucca.
Morì a Bologna nel 1912.
L’attività letteraria di Giovanni Pascoli fu molto prolifica: egli infatti scrisse molte raccolte poetiche. Tra le più importanti si ricordano:
- Myricae (1891), ispirata a temi familiari e campestri;
- Primi poemetti (1897);
- Canti di Castelvecchio (1903);
- Nuovi poemetti (1909), che riprendono i temi familiari e anche il mistero della morte;
- Poemi conviviali (1904), che traggono ispirazione dal mondo classico;
- Odi e inni- Poemi italici;
- Poemi del Risorgimento che invece sono poesie di ispirazione civile e patriottica;
- infine i Carmina, poesie in latino.
Le vicende familiari hanno influenzato profondamente la visione della vita di Pascoli: secondo il poeta, essa è un immenso mistero in cui prevalgono sofferenza e dolore. Il segreto è guardare tutto con meraviglia, proprio come fanno i bambini, e vivere come un fanciullino che vede tutto per la prima volta.
Le piccole cose diventano quindi importanti e assumono un significato simbolico. In questo senso infatti l’autore appartiene al Decadentismo: la poesia diventa ricca di simboli e i versi si accorciano.
L’assiuolo: testo della poesia
Dov’era la luna? chè il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù…
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?…);
e c’era quel pianto di morte…
chiù…
Parafrasi
Dov’era la luna?
Perché il cielo era immerso in un’alba di colore perlaceo e sembrava che il mandorlo e il melo si allungassero per vederla meglio.
Arrivavano fremiti di lampi dalle nubi nere in lontananza: si sentiva una voce dai campi: chiù…
Le poche stelle risplendevano fra la nebbia che sembrava del colore del latte:
sentivo il rumore del mare come se mi cullasse, sentivo un fruscio tra i cespugli, sentivo un sussulto nel cuore come l’eco di un grido che fu.
In lontananza si sentiva un singhiozzo: chiù…
Sulle cime degli alberi lucide alla luce della luna passava un alito di vento, le cavallette suonavano come dei sistri d’argento (forse come dei tintinnii di porte che non si aprono più?) e si sentiva ancora quel pianto di morte… chiù.
Spiegazione e commento
La poesia L’assiuolo è composta da tre strofe di otto versi ciascuna; tutte terminano con il verso onomatopeico: chiù.
Esso allude al verso dell’uccello (assiolo – molto simile al gufo).
Lo schema metrico è il seguente:
ABABCDCD
La lirica è il racconto di una notte nebbiosa nella campagna emiliana. Le stelle sono poche, si sente il verso delle cavallette, si vede l’ombra del mandorlo e del melo baciato dalla luna. Ma tutto è sospeso, perché risuona il verso dell’assiolo come un grido di morte.
L’onomatopea chiù crea un senso di angoscia e attesa: da una voce al termine della prima strofa si trasforma in un pianto di morte nell’ultima (climax ascendente).
Ci sono anche altre onomatopee: fru fru tra le fratte (che è anche un’allitterazione); essa indica il rumore tra i cespugli; c’è poi la parola tintinni.
Il ritmo è quasi quello di una ninna nanna che però termina con un senso di angoscia e di morte.
Il tema dominante de L’assiuolo è quindi quello della morte, che non regala la pace ma porta solo al nulla (porte che non si aprono più).
Tutto è attraversato da un’atmosfera carica di mistero e angoscia.