Vincere a mani basse e Fare man bassa: da dove vengono i modi di dire?

In questo articolo analizziamo e raccontiamo la curiosa origine di due diffusi modi di dire della lingua italiana: vincere a mani basse e fare man bassa. Scopriamo assieme il significato di queste due espressioni che hanno a che fare con le mani. Ma prima una breve premessa.

La lingua italiana conta circa 160mila vocaboli

Ogni giorno maneggiamo un vocabolario, il nostro, selezionando fra 160mila parole utili a definire tutto ciò che ci circonda e tutto quello che interiormente cerchiamo di comunicare all’esterno. Tuttavia, non basterebbe nemmeno avere il tempo e la testa per imparare una tal quantità di parole per dire di conoscere la lingua nella sua interezza. Questo perché la lingua è dinamica: nascono nuove parole e le parole si confrontano fra loro in una dialettica sempre in divenire. Una parola, cioè, ha il suo significato e ne assume ulteriori legandosi ad altre parole in quello che è eccellenza della lingua italiana ovvero le locuzioni o, meglio, i modi di dire.

La lingua in una… mano

Questa dinamica fra le parole è anche presente nelle espressioni che partono dal lemma – come si definisce teoricamente – “mano”. Parliamo in particolare di “vincere a mani basse” e “fare man bassa”. La parola mano, infatti, è un vocabolo molto noto e circoscritto, ma muta legandosi con altre parole per creare espressioni di uso comune.

Vincere a mani basse

L’espressione vincere a mani basse significa, notoriamente, ottenere una vittoria senza grande sforzo, senza fatica. Questo modo di dire trae, probabilmente, dal mondo ippico. In maniera figurata, infatti, il fantino può vincere agevolmente senza aver alzato le mani per tirare o strattonare il suo cavallo, procedendo tranquillamente nella sua posizione di inizio gara.

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Fantino a cavallo durante una corsa di cavalli

Questo modo di dire si ritrova anche nelle lingue anglosassoni. In inglese “vincere a mani basse” si traduce con to win hands down dove hand down è perfettamente in linea con il corrispettivo italiano tanto da avere come sinonimo, in lingua, l’avverbio easily (facilmente).

Fare man bassa

Appartiene alla stessa area semantica – parliamo ancora di mani – l’espressione, altrettanto in uso, fare man bassa. Il modo di dire ha provenienza militare. In particolare, l’ordine di fare man bassa o, come originariamente, procedere “mani a basso” veniva dato ai soldati al termine della battaglia quando, da vincitori, potevano procedere a fare razzia di tutto quanto potesse essere portato via dal nemico.

Saccheggio di Roma, 6 maggio 1527
Il Saccheggio di Roma, del 6 maggio 1527. I Lanzichenecchi di Carlo V d’Asburgo, antagonista di Francesco I di Francia, saccheggiano la città

Certamente, a sua volta, anche la scelta di denominare a tal modo l’ordine avrà una sua origine. Non è difficile trovare un parallelo anche figurato all’azione espressa. Possiamo cioè immagine il soldato vittorioso abbassare le mani dall’arma appena utilizzata per dedicarsi, infine, al saccheggio del territorio conquistato.

… e non solo

La parola mano, infine, è protagonista di altre numerose espressioni della lingua italiana. Questo lemma infatti è utilizzato nel parlato per descrivere le persone (essere alla mano) o alcune particolari caratteristiche (avere le mani bucate) o, infine, alcune condizioni in cui ci si può trovare (restare con le mani in mano, avere le mani legate, essere in buone mani).

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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