Giovanni Pascoli: la sua poetica

La concezione della vita e l’ispirazione della poesia di Giovanni Pascoli sono fondate sull’avvertita presenza di un mistero insondabile nella vita dell’uomo e del cosmo.

Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli

Mentre il Positivismo, fiducioso nella scienza, aveva relegato l’inconoscibile ai margini della conoscenza, il Pascoli ne fa il centro della sua sofferta meditazione. La scienza, secondo l’autore, “ha confermato la sanzione della morte”, ha ricondotto, nel momento in cui si dichiarava impotente di fronte ad essa, la mente dell’uomo al pensiero del suo tragico e inesplicabile destino.

Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli

L’uomo, dunque, brancola ora nel buio, ignaro della sua origine e delle finalità del suo vivere. È un essere fragile, mosso da impulsi spesso insondabili. L’atteggiamento del Pascoli davanti alla realtà è, di conseguenza, caratterizzato dalla vertigine del mistero, da una perplessità angosciosa davanti al problema del male e della morte.

Da qui il suo incitamento agli uomini di amarsi e a riconoscersi fratelli nel comune dolore, il suo messaggio di pace che s’ammanta di toni evangelici. Tuttavia, il suo, non è un vero messaggio cristiano, perché del Cristaianesimo rigetta un tema essenziale: il riconoscimento della responsabilità individuale. Inoltre la ricerca di Dio, resta nel Pascoli, un’aspirazione intensa, ma sempre insoddisfatta. Partendo da questi presupposti, la lirica del Pascoli si svolge in due direzioni.

Da un lato egli concepisce la poesia come ispiratrice “di buoni e civili costumi, d’amor patrio, familiare e umano”, le assegna il compito di rendere gli uomini più buoni. Nascono così tutta una serie di liriche predicatorie, impoetiche, anche se umanamente sincere.

La grande, originale poesia pascoliana nasce invece quando il poeta esprime il mistero come un’arcana presenza nella vita, lo coglie come vibrazione e tremito ineffabile dei sensi e dell’anima, ne esprime il presentimento in immagini intense, in rapide illuminazioni, in una musica evocativa e suggestiva. La poetica del Pascoli, intimamente connessa al Decadentismo, è espressa nella prosa Il fanciullino.

Secondo il Pascoli, poeta è colui che conserva intatta la sua anima di fanciullo, un contatto fresco e immediato con le cose, uno stupore nativo davanti alla continua rivelazione del mondo, del suo mistero che palpita in ogni aspetto della vita. Poesia è “trovare nelle cose il loro sorriso e la loro lacrima”, la condizione d’infanzia dell’anima che consente “la contemplazione dell’invisibile, la peregrinazione per il mistero, il conversare e piangere e sdegnarsi e godere coi morti”.

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Dato che il mistero è la realtà vera dell’essere, la poesia, che ci mette in comunicazione immediata con esso, è la forma suprema di conoscenza, una rivelazione. È questo il carattere decadentistico della poetica pascoliana.

Sul piano espressivo, questa poetica ha esiti nuovi e originali, rispetto alla nostra tradizione. Rinuncia alle architetture concettuali, alle espressioni definite, per volgersi alla creazione d’atmosfere musicali suggestive. Inoltre tende spontaneamente al simbolo, poiché la realtà che essa rappresenta è ricondotta al mistero ineffabile dove dirama la vita degli esseri e del cosmo. La situazione tipica della poesia pascoliana è quella del poeta solitario, immerso nella vasta e silenziosa campagna e inteso non a confessare il proprio io, ma ad esprimere i palpiti, le rivelazioni delle cose e l’ombra che le prolunga in una distanza indefinita, le illuminazioni che gli arrivano dall’ignoto; oppure quella del poeta sperduto nell’immensità degli spazi cosmici, con un senso sgomento di vertigine davanti all’essenza indecifrabile dell’universo.

Il paesaggio, comunque, è sempre il protagonista della lirica pascoliana. L’anima del poeta sembra calata nelle cose, intente a coglierne il sorriso e la lacrima, la vita arcana.

I libri migliori del Pascoli sono Myricae e i Canti di Castelvecchio. Nuovissimo appare in essi il linguaggio, fatto di nomi propri, di termini tecnici. Anche la metrica è stata radicalmente rinnovata dal Pascoli. I versi tradizionali acquistano in lui un ritmo nuovo, nuove cadenze, improvvisi accordi melodici e improvvise pause d’assorto silenzio. È un verso musicale, ma ha una musica tutta intima.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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