Salgado, dentro all’umanità: a Ravenna la mostra fotografica Exodus

Sebastião Ribeiro Salgado Júnior (1944) è un fotografo e fotoreporter brasiliano che attualmente vive a Parigi. Le sue foto saranno presenti alla mostra Exodiu al MAR di Ravenna fino al 2 giugno 2024.

Le foto

Seguire il percorso di Salgado, che in 180 fotografie racconta l’immigrazione dei popoli, è come affrontare un dialogo con la propria coscienza. Non si possono guardare quelle fotografie senza provare uno sgomento interiore.

Il campo per profughi ruandesi di Benako, Tanzania, 1994, © Sebastião Salgado / Contrasto
Il campo per profughi ruandesi di Benako, Tanzania, 1994, © Sebastião Salgado / Contrasto

È difficile osservare quelle immagini solo per il loro valore estetico, seppur altissimo, perché si viene subito catapultati nel significato profondo dell’esodo. Lo spostamento forzato, obbligato verso un posto che spesso è solo precario, ha spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare territori in guerra, vedi le foto del genocidio in Ruanda; ad abbandonare, costretti, le loro case per mancanza di terra e a spingerli a combattere per averne dal governo dei loro paesi, vedi le foto del Brasile e del Messico, dove non c’era lavoro né diritti. E poi le migrazioni, a cui assistiamo ancora oggi,  per una vita migliore o solo un lavoro per mantenere la famiglia.

Spesso l’acqua è lontana dai campi profughi, Goma, Zaire, 1994, © Sebastião Salgado / Contrasto
Spesso l’acqua è lontana dai campi profughi, Goma, Zaire, 1994, © Sebastião Salgado / Contrasto

La mostra

Questa mostra ci ricorda chi siamo. Sebastião Salgado. Exodus – Umanità in cammino, curata da Lélia Wanick Salgado e composta da 180 fotografie, è divisa in quattro sezioni:

  1. Migranti e profughil’istinto di sopravvivenza;
  2. La tragedia africana: un continente alla deriva;
  3. L’America latina: esodo rurale, disordine urbano;
  4. Asia: il nuovo volto urbano del mondo.

Chiude l’esposizione una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa.

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Questa mostra ci ricorda anche che l’umanità è una fonte unica a cui arrivare e che, evangelicamente, chi soffre è un nostro fratello.

Alla stazione di Ivankovo, 120 profughi vivono in un treno, Croazia, 1994, © Sebastião Salgado/ Contrasto
Alla stazione di Ivankovo, 120 profughi vivono in un treno, Croazia, 1994, © Sebastião Salgado/ Contrasto

Ma Salgado non è retorico, non cerca una comprensione universale, vuole solo mostrare le immagini, vere e incontestabili, del dolore attuale figlio delle solite tragedie anche contemporanee: guerre, differenze abnormi fra ricchezza e povertà, sovra popolazione urbana.

Sono immagini che raccontano una verità che possiamo trasporre nel nostro tempo. Ed è per questo che la mostra è un viaggio profondo e doloroso. Ma magnifico se lo si pensa nel suo finale; nell’inevitabile approdo di una nuova umanità.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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