Salgado, dentro all’umanità: a Ravenna la mostra fotografica Exodus
Sebastião Ribeiro Salgado Júnior (1944) è un fotografo e fotoreporter brasiliano che attualmente vive a Parigi. Le sue foto saranno presenti alla mostra Exodiu al MAR di Ravenna fino al 2 giugno 2024.
Le foto
Seguire il percorso di Salgado, che in 180 fotografie racconta l’immigrazione dei popoli, è come affrontare un dialogo con la propria coscienza. Non si possono guardare quelle fotografie senza provare uno sgomento interiore.
È difficile osservare quelle immagini solo per il loro valore estetico, seppur altissimo, perché si viene subito catapultati nel significato profondo dell’esodo. Lo spostamento forzato, obbligato verso un posto che spesso è solo precario, ha spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare territori in guerra, vedi le foto del genocidio in Ruanda; ad abbandonare, costretti, le loro case per mancanza di terra e a spingerli a combattere per averne dal governo dei loro paesi, vedi le foto del Brasile e del Messico, dove non c’era lavoro né diritti. E poi le migrazioni, a cui assistiamo ancora oggi, per una vita migliore o solo un lavoro per mantenere la famiglia.
La mostra
Questa mostra ci ricorda chi siamo. Sebastião Salgado. Exodus – Umanità in cammino, curata da Lélia Wanick Salgado e composta da 180 fotografie, è divisa in quattro sezioni:
- Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza;
- La tragedia africana: un continente alla deriva;
- L’America latina: esodo rurale, disordine urbano;
- Asia: il nuovo volto urbano del mondo.
Chiude l’esposizione una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa.
Questa mostra ci ricorda anche che l’umanità è una fonte unica a cui arrivare e che, evangelicamente, chi soffre è un nostro fratello.
Ma Salgado non è retorico, non cerca una comprensione universale, vuole solo mostrare le immagini, vere e incontestabili, del dolore attuale figlio delle solite tragedie anche contemporanee: guerre, differenze abnormi fra ricchezza e povertà, sovra popolazione urbana.
Sono immagini che raccontano una verità che possiamo trasporre nel nostro tempo. Ed è per questo che la mostra è un viaggio profondo e doloroso. Ma magnifico se lo si pensa nel suo finale; nell’inevitabile approdo di una nuova umanità.