Roberta Ragusa, un caso di cronaca nera e femminicidio
Aveva 44 anni Roberta Ragusa al momento della scomparsa: il suo cadavere non è stato trovato. Sposata e madre di due figli, viveva a San Giuliano Terme (Pisa) dove, insieme al marito, gestiva una scuola-guida che si trova adiacente alla propria abitazione. A fare la denuncia di scomparsa è stato il marito, che ha riferito che, intorno alla mezzanotte del 13 gennaio 2012, prima di andare a letto, Roberta si è trattenuta in cucina per scrivere la lista della spesa che avrebbero dovuto fare insieme il giorno successivo.
Poi, alle 6.45, il marito si è svegliato e si è accorto che Roberta non era a letto. Gli abiti erano ancora in camera, mancavano invece il pigiama rosa e le ciabatte. Ha trovato inoltre la porta di casa che non era chiusa a chiave come la sera precedente e a casa c’erano i suoi effetti personali: cellulare, chiavi, documenti, soldi e borsetta. Da quel giorno sono passati tre anni, e l’unico indagato era il marito, per omicidio e distruzione di cadavere.
Approfondimento
6 marzo 2015: prosciolto il marito
Il 6 marzo 2015 c’è stata l’udienza preliminare per la scomparsa di Roberta Ragusa. Il marito della donna, Antonio Logli, è stato prosciolto dal gip Giuseppe Laghezza che ha dichiarato “il non luogo a procedere”. Di conseguenza, il processo a suo carico non si svolgerà. Le indagini sono durate tre anni e, in un primo momento, ci sono state diverse segnalazioni da diverse parti d’Italia, dove dei testimoni affermarono di aver visto la donna viva. Ma le segnalazioni, tuttavia, si sono rivelate non veritiere. Poi, a settembre scorso, il marito fu iscritto nel registro degli indagati. Era stato lui l’ultima persona ad averla vista viva. Per il marito si trattava, così ha sempre sostenuto, di un allontanamento volontario.
Antonio Logli e la sua relazione extraconiugale
Fu scoperto nel corso delle indagini che l’uomo aveva un’amante, Sara: una verità che fu scoperta dalla stessa Roberta Ragusa. Questo, secondo i giudici, causò la sua uccisione da parte di Antonio. Sara in precedenza aveva lavorato in casa dei due coniugi in qualità di babysitter, poi per un periodo anche presso la scuola-guida che gestivano.
La testimonianza di Loris Gozzi, un vicino di casa
Ad inchiodare il marito di Roberta c’era stata la testimonianza del vicino di casa, Loris Gozzi, che aveva detto di aver sentito un litigio tra un uomo e una donna la notte della scomparsa di Roberta. E di aver visto Logli far salire in auto una donna con la forza. Da qui le accuse di omicidio e di occultamento di cadavere nei confronti di Logli. Il pm Aldo Mantovani aveva chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio. Cosa che è accaduta il 6 marzo 2015, con la sentenza choc.
L’udienza preliminare
È iniziata la mattina del 6 marzo 2015: Antonio Logli è stato fatto entrare da una porta secondaria, dopo essere arrivato a bordo di un’auto guidata da un amico. Con lui, il suo avvocato Roberto Cavani. In questi tre anni di indagini, l’uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere, così non è mai stato interrogato dagli inquirenti. Il pm Antonio Giaconi lo ha definito un “bugiardo patentato”. Secondo il pm, una volta che l’uomo ha capito che avrebbe perso lavoro, figli e casa con una separazione, avrebbe ucciso la moglie.
Le intercettazioni con l’amante che in questi anni, dopo la scomparsa di Roberta, si è trasferita in casa Logli
Secondo il settimanale “Giallo”, Logli, parlando con l’amante, avrebbe detto della moglie: “Ma te lo immagini? Questa qui è uscita così, fuori di testa, sbandata. Ha incontrato questo qui, drogato fatto… Per carità, sarò anche andato a prendere la moglie ed è tornato a casa. Ma che ne sai? Che ne sai che ha portato il cane fuori e che anche lui era fuori, era fatto… Mamma mia, magari la moglie lo copre… Oppure, poveraccia, gli può anche credere… Sono supposizioni, eh, per amor di Dio… Ma lui ha detto in modo deciso: È morta. E questa è stata la cosa che mi ha fatto pensare tanto“.
Nel 2019
A luglio del 2019 la Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni ritenendo Logli responsabile dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie.