Riflessione sul film “Romanzo di una strage”
Il cinema impegnato ha una lunga e importante tradizione in Italia e, sicuramente, Marco Tullio Giordana appartiene a questa tradizione e ne interpreta bene i canoni sia nel bene che nel male.
Perché quando si parla di un evento così complesso e ancora irrisolto come la Strage di piazza Fontana si può facilmente incorrere in errori e in sopravalutazioni della propria capacità di riportare in modo corretto e completo tutti i fatti.
Il film racconta ciò che accadde il 12 dicembre 1969 in cui una bomba esplose all’interno della sede della Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana uccidendo 17 persone e ferendone ottant’otto.
La ricostruzione riguarda non solo l’evento e ciò che accadde prima e dopo l’esplosione ma anche coloro che ne vennero coinvolti , le indagini che si diressero in più ambiti, sospettando sia degli anarchici che dei fascisti, e ciò che accadde all’anarchico Pinelli che interrogato per la strage morì cadendo dalla finestra della questura.
La tesi del film si appoggia sulle argomentazioni del libro “Il segreto di piazza Fontana” di Paolo Cucchiarelli in cui, senza alcun riscontro documentale, si avanza l’ipotesi che ci furono due bombe: una dimostrativa, messa dagli anarchici, e una posizionata dai fascisti con l’intento di uccidere. Questa tesi viene smontata dall’instant book di Adriano Sofri “43 anni” reperibile gratuitamente nel web e che è stato scritto alla fine di marzo del 2012, proprio a pochi giorni dall’uscita del film.
Il libro di Sofri è molto convincente ed è un tentativo efficace di ridimensionare il racconto storico che vorrebbe essere narrazione oggettiva dei fatti camuffata da romanzo e quando, invece, dovrebbe essere o l’una o l’altro senza confusioni o parallelismi che possono distrarre le generazioni che hanno vissuto quei fatti o le generazioni successive che cercano di comprenderli.
Questo, infatti, credo sia il punto: che si facciano film o si scrivano libri su un avvenimento storico è necessario far comprendere da subito la differenza fra l’invenzione fantasiosa e la ricostruzione storica. Quest’ultima è importantissima perché diventa un ulteriore documento di interpretazione e analisi di quei fatti e non può appoggiarsi su teorie che non sono surrogate da dati oggettivi e documentali.
Al di là di questo, un film come “Romanzo di una strage” ha il merito di riportate, 43 anni dopo, l’assurda verità sul fatto che non c’è una Verità accertata su ciò che accadde quel 12 dicembre. La retorica sul fatto che un paese democratico non dovrebbe avere stragi irrisolte non ha senso anche perché in Italia diverse sono le stragi senza soluzione. Il punto è che se ne parla troppo poco e ogni tanto qualcuno si prende la briga di ricordarlo e raccontarlo creando polemiche e riconsiderazioni. E questo, con tutte le conseguenze che comporta, è importante e necessario.