Il conte di Carmagnola
“Il conte di Carmagnola” di Alessandro Manzoni è una tragedia composta nel 1816 e pubblicata nel 1820. Narra le vicende drammatiche di Francesco Bussone, conte di Carmagnola, un capitano di ventura, che prima era stato al servizio del duca di Milano, Filippo Maria Visconti, di cui aveva sposato la figlia. Poi, vistosi trascurato dal duca, passò al servizio della Repubblica di Venezia.
Quest’ultima, ostile ai Visconti, gli offre il comando della guerra contro Milano, dopo che il senatore Marco riesce a dissipare i dubbi che sulla lealtà del conte ha espresso Marino, uno dei capi del Consiglio dei dieci.
La battaglia tra i due eserciti avviene a Maclodio nel 1427, ed è vinta dal Carmagnola, il quale però non solo non sfrutta la vittoria inseguendo il nemico, ma ordina anche di liberare alcuni prigionieri.
Il senato veneziano, informato da uno dei commissari del consiglio, si convince del tradimento del conte, decide di eliminarlo e ordina a Marco, sospettato per l’amicizia col Carmagnola, di partire per Tessalonica, dopo aver giurato di non rivelare a nessuno la decisione di richiamare a Venezia il conte.
Il Carmagnola, ricevuta la lettera, ignaro del tranello che gli si tende, parte fiducioso, ma. giunto a Venezia, viene arrestato, processato e condannato a morte come traditore. La tragedia termina con l’addio del conte alla moglie e alla figlia.
Le ricerche effettuate da Alessandro Manzoni lo avevano convinto dell’innocenza del conte, che muore vittima di un’ingiustizia, mentre le più accurate ricerche condotte dagli storici moderni provano la fondatezza dell’accusa di tradimento.
In ogni caso, il Manzoni ha voluto rappresentare nella tragedia il contrasto tra la spietata politica dei Veneziani e uno spirito nobile e generoso travolto dalla forza malvagia che governa il mondo.
Tale contrasto, tuttavia, non ha un adeguato sviluppo drammatico e l’azione procede piuttosto slegata, fiacca e artificiosa. Il momento poeticamente più alto è nell’ultimo atto della tragedia, quando il conte nella prigione medita sulla sua vita, e tutte le passioni umane gli appaiono vane e il suo animo si acquieta nel pensiero di Dio e della morte: un capovolgimento psicologico troppo repentino, non preparato adeguatamente negli atti precedenti.
L’unico personaggio veramente drammatico della tragedia è Marco, combattuto dal contrasto tra il sentimento di amicizia che lo lega al conte, e la ragione di stato, che lo costringe ad abbandonarlo alla sua sorte.