Perfidia (di James Ellroy)
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il participio passato di soccombere?
qualcuno dice soccombuto addirittura, citando un paio di pregevolissimi passaggi letterari dell’ottocento. qualcuno dice non si usa. un po’ mi spiace che non si usi perché è esattamente quello che vorrei dire, ho soccombuto.
jamesellroy non credo abbia bisogno di presentazioni. perfidia – einaudi, 2015 è il suo ultimo libro, è uscito a marzo, un tomazzo tanto. un filo fuori budget per me allora ho aspettato a prenderlo. poi l’ho regalato al mio socio di palestra per il suo compleanno. poi arrivavano le vacanze e va bene, l’ho preso. quella roba dell’attesa del piacere che è essa stessa piacere, per me è una grande vaccata comunque.
allora vado in ferie con il libro e non è proprio agile da portare in giro allora dico lo leggo quando torno a casa – ogni tanto ho delle idee intelligenti tipo portarmi appresso un libro che pesa come un pacco di farina per poi lasciarlo chiuso. lo metto in valigia. lo inizio appena arrivo a casa, sissì, ellroy accompagnerà la mia rentrée.
arrivo a milano, dopo quel viaggio in treno di cui ho parlato spesso, prendo un tassì, cerco le chiavi di casa con il terrore che c’ho sempre di averle lasciate in sicilia o in giro. cioè una volta l’ho fatto, ho lasciato le chiavi dentro casa, lui ha chiuso, io sono andata in america, sono tornata, lui era a londra, le mie chiavi dentro, c’erano 40° e insomma si capisce.
entro e apro la valigia, se non divido subito cose sporche/cose pulite/cose non ricordo ma mejo che je do una sciacquata, poi è un casino. apro e cazzo. quel sacchetto di cipolle in agrodolce preso in quell’azienda ai piedi dell’etna, vuoi mica che si è bucato con non so cosa? (le ipotesi sono o uno dei cosi della spazzola, o l’angolo del libro di cui parliamo). ho passato in velocità le 5 fasi del lutto poi ho messo la roba a lavare, tutta ormai, inutile dividerla, ho cosparso la valigia di bicarbonato che si sa assorbe gli odori, e comunque è ottimo per un sacco di cose e soprattutto per pulire il forno, ho ripassato i santi del calendario attribuendo loro deliziosi epiteti.
poi sono andata a letto portandomi le ottocentoepassa pagine più odorose di cipolle della storia.
perfidia è una specie di prequel. ci sono personaggi che sono apparsi in altri libri di ellroy, successivi in linea temporale. come se io me li ricordassi, ma dai.
ellroy racconta dei giorni un po’ intensi per l’ammeriga, i giorni primaduranteedopo pearl harbour. è a tutti gli effetti un romanzo storico questo, di una storia che conosco poco poi (per me era i giapponesi hanno bombardato ph, gli ammerigani han ricambiato il favore con le bombe atomiche. perché è giusto che se uno ti strappa qualche capello, tu gli faccia lo scalpo, no? come se un giorno dovessero fare un attentato dove muoiono molte persone e tu per vendicarti sbam, invadi tutto e ammazzi n volte tanto. ma questa è solo un’ipotesi che faccio per far capire no? e ok, ho semplificato un po’ il tutto lo so).
i personaggi sono delineati a fondo. è tutto preciso, perfetto, perché james ellroy scrive perfetto.
però io noia. noia tantissima. e andavo avanti e mi passava la voglia di leggere, non solo quello ma tutto e noia noia noia e a due terzi HO SOCCOMBUTO. l’ho chiuso, col suo odore di cipolle che ancora c’era un pochino, e ho detto grazie james magari la prossima volta eh.
però è colpa mia, che ho bisogno a volte di più superficialità. ellroy è straordinario.