Père Tanguy ritratto da van Gogh: 3 versioni del quadro con storia e analisi
In questo articolo raccontiamo la storia insieme a una breve analisi di un celebre quadro di Vincent van Gogh: il ritratto di père Tanguy. E’ un olio su tela datato 1887, di centimetri 65 x 51, custodito a Parigi presso la collezione Stavros S. Niarchos.
Approfondimento
Chi è père Tanguy
La persona ritratta è Julien François Tanguy. Gli amici erano soliti rivolgersi a lui con il soprannome affettuoso di père (padre). L’appellativo sottolinea quanto il suo spirito fosse generoso e caritatevole.
Cosa faceva nella vita Tanguy? Perché van Gogh l’ha ritratto?
Rispondiamo a queste domande tra pochissimo.
Van Gogh e il periodo francese
Il quadro Ritratto di père Tanguy è frutto del soggiorno parigino dell’artista olandese; van Gogh si trasferì a Parigi nel 1886, dove già risiedeva il fratello Theo. Un periodo, definito “periodo francese”, che fu interrotto solo da un breve soggiorno ad Anversa alla fine dello stesso anno.
Durante il suo soggiorno parigino, tra il 1886 e il 1888, Vincent van Gogh scoprì la pittura impressionista e approfondì l’interesse per l’arte e le stampe giapponesi, di cui successivamente diventò collezionista.
Qui Vincent conobbe altri grandi nomi dell’arte: Henri de Toulouse-Lautrec, Claude Monet, Renoir, Seurat, Signac e anche Paul Gauguin, da cui rimase positivamente attratto.
Questo fu anche il periodo della scoperta del colore e dell’interesse per la tecnica del puntinismo. Tecnica che influenzerà la sua arte successiva.
Fu nel 1888 che l’artista olandese decise di lasciare Parigi per recarsi ad Arles, nel sud della Francia (celebre è il quadro: La camera di van Gogh ad Arles).
L’importanza di père Tanguy
Il dipinto in esame mostra un uomo, Julien François Tanguy. All’epoca il suo lavoro a Parigi è quello di gestore di un negozio di colori. Père Tanguy è amico di Monet, Renoir e Cézanne.
Il suo negozio si trova al numero 14 di rue Clauzel. Si tratta di un luogo storicamente fondamentale per lo sviluppo e la diffusione dell’Impressionismo. Padre Tanguy fu infatti uno dei primi a collezionare e vendere i quadri dei pittori impressionisti.
Ritratto di père Tanguy: descrizione e simboli
L’uomo è dipinto seduto, e ha le mani incrociate sul grembo.
Mantiene il corpo eretto: le mani sono rappresentate l’una nell’altra; si tratta di un simbolo che ha le sue radici nella cultura e filosofia orientale, giapponese nello specifico. Le mani così poste sono un segno distintivo della sapienza, del coraggio e della forza d’animo dei saggi del paese del Sol levante.
Alle spalle dell’uomo sono dipinte delle stampe giapponesi; sono le stampe che l’artista olandese possedeva.
Questo quadro di van Gogh contiene pertanto un messaggio chiaro: un ideale richiamo alla società del Giappone, un paese che Vincent van Gogh sicuramente ammirava.
I critici asseriscono che il motivo che spinse l’artista olandese a dipingere il soggetto in tale posizione, è legato al fatto che vuole conferirgli la posa di un monaco buddista.
Seppure si trovi in un interno, l’uomo indossa un cappello: anch’esso è un simbolo. Questa volta l’origine è più familiare alla cultura europea; è da attribuire alla pittura del Seicento olandese, quella di Rembrandt o Frans Hals, che van Gogh ammira in modo profondo.
Le altre versioni
Esistono altre due versioni del ritratto di Tanguy realizzate da van Gogh.
La prima versione è un dipinto molto convenzionale, dai toni terrosi, che si rifà al periodo di Nuenen, villaggio olandese dove Vincent visse con i genitori.
Qui il protagonista appare con il suo grembiule da commerciante di colori.
La versione alternativa, in cui Tanguy indossa una giacca blu doppio petto, è più simile a quella principale sin qui trattata. Differisce dalla prima versione in modo netto, soprattutto nell’uso dei colori, sgargianti e vivaci.
Van Gogh e la Francia
Tra le frasi celebri di Vincent van Gogh vale la pena ricordarne una sulla Francia.
Va prima considerato che Vincent van Gogh era un pittore autodidatta e una persona coltissima, grazie alle sue letture raffinate. Leggeva in maniera ossessiva la Bibbia, i britannici Shakespeare, Dickens, Thomas Carlyle, e i francesi Zola, Flaubert, Hugo, Goncourt e Maupassant.
A proposito della Francia, luogo per lui di ispirazione, tra le altre cose, disse:
Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?
Tratta da: Lettere a Theo