Miró e il surrealismo
Il Surrealismo è un movimento d’avanguardia che nasce in Francia nel periodo tra le due guerre. Il termine significa “superamento del realismo”. L’intento infatti degli artisti è quello di contrastare il razionalismo e il naturalismo dell’arte borghese, elaborando invece un nuovo linguaggio capace di penetrare nelle regioni dell’inconscio, offrendo una visione dell’io più autentica e profonda. Così in arte il surrealismo elabora forme corrispondenti all’automatismo psichico e al mondo dell’inconscio, dalle forme realistiche o forme fantastiche, frutto proprio di una visione interiore. È questo l’intento che si prefigge Joan Miró, che trasforma la realtà in un mondo di sogno.
Approfondimento
Miró e il surrealismo
Il pittore, grafico, scultore catalano è molto legato alla sua terra, alla vita dei contadini, ai loro oggetti di uso quotidiano, all’arte popolare. E ancora: alle luci e ai colori del Mediterraneo, che rappresentano alcune delle sue fonti di ispirazione. Poi, i soggiorni a Parigi e la frequentazione di Picasso, così come degli esponenti del dadaismo e del surrealismo hanno delineato il suo stile, nonché le sue scelte artistiche. Il periodo surrealista di Miró è generalmente indicato negli anni compresi tra il 1924 e il 1930.
Joan Mirò e la poesia della sua terra
Miró attinge dalla quotidianità della terra catalana: il rumore dei cavalli in campagna, le ruote di legno dei carri che cigolano lungo il tragitto, il suono dei passi, i grilli sono tutte fonti di ispirazione del pittore surrealista. L’artista a Parigi, incoraggiato da Pablo Picasso, inizia a lavorare. Così si avvicina al circolo degli artisti e dei poeti dadaisti, ammirato dalla mancanza di regole e dai preconcetti nell’arte. Ma l’artista, nato a Barcellona nel 1893, lavora su una strada autonoma, fuori dagli schemi e dai condizionamenti, libero dalle richieste dei mercanti d’arte.
È dall’incontro con i surrealisti di cui apprezza l’importanza del “gioco arbitrario dei pensieri” e del sogno, che partendo dalla realtà si arriva ad associazioni di immagini che hanno un significato più profondo, proprio come ben rappresenta nella sua opera “Il Carnevale di Arlecchino”, realizzata tra il 1924 e il 1925. La sua è un’arte concettuale che si semplifica nelle forme. Segue un ordine che medita a lungo, da qui compaiono sulla tela segni e simboli, sostenendo che:
Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe; l’equilibrio è spezzato.
Le forme fantastiche di Mirò
Nei suoi dipinti resta sempre una traccia del reale, seppure tenda a diventare una pittura astratta dalle variopinte forme fantastiche accostate tra loro. Così compare un occhio, una mano o la luna. Alcune pitture di Miró lasciano pensare a cieli stellati. Mirò si ispira alla natura e non solo: anche alla musica. È nel 1936 che lascia la Spagna e si ritira a Parigi, durante la devastante guerra spagnola. Qui, a Parigi, inizia a comporre poesie di stile surrealista, rifacendosi agli stessi meccanismi adottati per la pittura.
Non è difficile vedere comparire nelle sue opere le parole, che rappresentano la loro chiave di lettura. In più, le sue opere sono influenzate dall’arte orientale, cioè dai lavori calligrafici giapponesi. Un aspetto curioso di Joan Mirò è quello che riguarda la sua abitudine di lavorare in contemporanea su più dipinti.
La tecnica: dall’olio su tela al collage
L’artista dipinge a olio su tela e non si limita a questo: utilizza infatti anche il collage, certe volte il supporto su cui dipinge sono rozze tele di juta. Negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale inizia con entusiasmo a usare altre tecniche: la ceramica, la scultura e l’acquaforte.
Comprendere l’arte di Mirò e amarlo
La sua leggerezza, l’allegro colore che utilizza, avendo tuttavia un debole per il nero, fanno di lui uno degli autori del Novecento più apprezzato e amato dal pubblico e uno degli artisti più rappresentativi del surrealismo. Quello nei confronti di Miró e il surrealismo, non è amore a prima vista, bisogna entrare nella sua arte, che sfocia in un vero astrattismo lirico, che regala svariate chiavi di lettura. La sua arte è spregiudicata libertà espressiva.
La svolta artistica
Una svolta artistica della sua arte si ha all’inizio degli anni Venti del Novecento. In questo periodo decide di dar vita ad opere che uniscono pittura e scultura realizzando una sorta di collage tridimensionale. In pratica l’artista recupera degli oggetti in modo casuale, quelli che trova, e li trasforma in soggetti per i suoi lavori. Così si esprime Mirò:
Infine, sperimenta anche l’uso della trementina, che utilizza, dopo aver pulito i pennelli, gettandola sulla tela vergine dando vita ad una sorta di reticolato di sfondo.