Migrant Mother, celebre fotografia di Dorothea Lange
The Migrant Mother (titolo originale Destitute Pea Picker – indigente raccoglitrice di piselli) è un ritratto scattato dalla fotografa statunitense Dorothea Lange, nel 1936. È uno scatto in bianco e nero, che ritrae Florence Owens Thompson, insieme ai suoi figli.
Approfondimento
Migrant Mother: storia della celebre foto
Florence è una vedova, madre di sette figli e che da sola deve provvedere a mantenerli. La fotoreporter scatta sei immagini con la sua Grafex 4 x 5. Si ritrova per caso davanti a quella donna che con lo sguardo triste parla di fame e disperazione. Ma che, nello stesso tempo, riesce a trasmettere la sua forza. Il suo è uno sguardo che resta immortale, destinato a rimanere nella storia.
La vidi e mi avvicinai alla madre disperata e affamata nella tenda, come se fossi stata attratta da un magnete. Non ricordo come le spiegai la mia presenza o quella della fotocamera, ma ricordo che mi fece delle domande. Ho scattato sei foto, avvicinandomi sempre di più dalla stessa direzione. Non le chiesi il suo nome né la sua storia. Lei mi disse che aveva 32 anni.
Cossi scrive poi la fotografa Dorothea Lange, raccontando i particolari di questo scatto. È il mese di marzo, siamo nel 1936 e la fotografa, dopo aver finito un servizio, un’inchiesta fotografica sui braccianti agricoli della periferia di Los Angeles, commissionato dalla Rural Resettlement Administration (organismo federale di monitoraggio della crisi economica) sta rientrando. Attraversando la Highway 10, attratta da un cartello che segnala un campo di raccoglitori di piselli, decide di tornare indietro e andare nel campo.
Qui trova 2.500 persone tra baracche e tende che cercano di resistere alla fame. Per loro, attirati lì da un’inserzione su un giornale, non c’è nessun lavoro né una paga a causa di una gelata che colpisce il raccolto. Tra questa gente, c’è anche la giovane 32enne, protagonista dello scatto.
Florence Owens Thompson
La giovane donna costretta dalle circostanze, decide di vendere gli pneumatici della sua auto per comprare il cibo per i suoi sette figli. Tale episodio colpisce la fotografa che denuncia la situazione alle autorità competenti per segnalare appunto la situazione di emergenza nel campo per la raccolta dei piselli. Le autorità intervengono mandando 10.000 chili di cibo. Nasce così questo scatto, per caso.
La famosa foto The Migrant Mother in brevissimo tempo, diventa il simbolo della Grande Depressione, ma anche un’icona della forza di una madre che lotta per sopravvivere. La donna ritratta viene riconosciuta 40 anni dopo, nel 1978. La fotografa non le ha mai chiesto il nome. Da qui la donna riceve migliaia di lettere di sostegno, ammirazione, nonché offerte di cure mediche perché colpita dal cancro. E non solo: a raccogliere informazioni sull’identità della donna è l’Associated Press che con la pubblicazione della storia dello scatto, suscita l’ira di Florence che si sente “sfruttata”. E’ lei a scrivere una lettera per esprimere la sua contrarietà all’immagine scattata da Dorothea Lange.
La fotografa Dorothea Lange
Donna sensibile, la Lange, nata a Hoboken il 26 maggio 1895, il cui vero nome era Dorothea Margaretta Nutzhorn (ma che decide di prendere il cognome della madre), da bambina, colpita da poliomielite reagisce al suo handicap studiando fotografia a New York con Clarence White. Compie la sua gavetta in numerosi studi, tra cui quello di Arnold Genthe.
È il 1918 quando decide di girare il mondo, insieme alla sua compagna di viaggi: la macchina fotografica. Finiti i soldi, decise di aprire uno studio a San Francisco. Qui consolida il suo futuro. Si sposa con il pittore Maynard Dixon e diventa madre di due figli, Daniel e John. La sua attività fotografica è dedicata agli immigrati, ai braccianti e agli operai.
Il periodo propizio per lei è tra il 1935 e il 1939, quando fa grandi reportage. Divorzia dal marito, nel 1935, e sposa Paul Taylor, che contribuisce all’attività della moglie con interviste e raccolte di dati.
È il 1947 quando collabora alla nascita della celebre agenzia Magnum (che vede tra i fondatori da Robert Capa e Henri Cartier-Bresson). Poi, nel 1952, è tra i fondatori della rivista “Aperture”. Gli ultimi anni di vita della fotografa sono segnati da una brutta malattia che, di fatto, le impedisce di lavorare: muore a settant’anni a causa di un cancro all’esofago.