La Luogotenenza di Umberto II
La Luogotenenza del regno è un istituto di affidamento del potere regio a un luogotenente – il quale è solitamente di rango principesco. Il luogotenente esercita l’autorità reale in caso di assenza o impedimento del re legittimo. All’indomani della Liberazione di Roma, nel giugno del 1944, re Vittorio Emanuele III si ritirò nominando suo figlio Umberto II di Savoia Luogotenente generale del Regno. In questa fase storica Umberto, dunque, esercitò le funzioni di capo dello Stato senza tuttavia possedere la dignità di re. Egli fu Luogotenente del regno e non del Re, proprio a radicare il legame più con lo Stato che con la figura del Re. Umberto II guadagnò così la fiducia degli Alleati e lasciò che fosse il popolo italiano, attraverso il referendum, a decidere per la Monarchia o la Repubblica.
Approfondimento
Il contesto storico
La guerra civile in Grecia fu uno degli aspetti più dibattuto verso la fine della Seconda Guerra mondiale. Già nel 1944 Winston Churchill, insieme ad Anthony Eden, avevano deciso di passare alcuni giorni nella capitale greca per organizzare una resistenza ai focolai comunisti che attendevano una decisione da parte di Stalin.
La Grecia infatti sarebbe stato uno dei territori più importanti nei futuri equilibri europei. E sulla Grecia Churchill avrebbe giocato la sua maggiore influenza. In Italia, invece, la guerra civile scoppiata dopo la fondazione della Repubblica Sociale, non destava particolari preoccupazioni agli alleati.
Gli occhi sull’Italia
La lotta in questo caso era fra gli Alleati che sostenevano la resistenza e i tedeschi che appoggiavano la Repubblica di Mussolini. Ovviamente gli Alleati si erano posti il problema di cosa sarebbe accaduto all’Italia dopo la guerra. Churchill aveva manifestato l’interesse affinché la monarchia continuasse a rappresentare il paese, magari con funzioni ancora più limitate.
Roosevelt invece propendeva per una soluzione repubblicana ma aveva deciso di lasciare all’alleato inglese prevalenza nelle decisioni riguardanti il Mediterraneo. In Italia, Pietro Nenni, leader del Partito socialista, e il partito d’Azione chiedevano a gran voce la convocazione di un’Assemblea costituente.
Togliatti, invece, rientrato dall’Urss manteneva una posizione neutrale, osservando gli avvenimenti, secondo i suggerimenti di Stalin. Ma anche prendendo alcune posizioni in favore della repubblica per non lasciare solo a Nenni la possibilità di indossare l’abito del repubblicano.
I sostenitori monarchici, che avevano ancora una certa influenza nel paese, erano consapevoli che Vittorio Emanuele III non era più popolare fra i suoi sudditi. Si doveva cercare una soluzione in poco tempo. E fu Enrico De Nicola – come scrive Ludovico Incisa di Camerana nel suo libro “L’ultimo re, Umberto II di Savoia e l’Italia della Luogotenenza” pubblicato da Garzanti – a trovare la soluzione.
Verso la Luogotenenza
L’avvocato, futuro primo presidente della Repubblica, ricordò che la Luogotenenza era già stata utilizzata in passato. Essa era quindi una possibilità contemplata nella storia dei Savoia.
Vittorio Emanuele III non era convinto. Tuttavia alla fine accettò di firmare il decreto attuativo della luogotenenza dopo la liberazione di Roma.
La capitale venne liberata il 4 giugno del 1944. Il giorno dopo un generale americano in maniche di camicia obbligò il re a firmare il decreto nella residenza di Ravello. La Luogotenenza era la penultima carta dei monarchici. Mentre l’ultima fu l’abdicazione di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto.
La Luogotenenza di Umberto II
I repubblicani capirono che Umberto II sarebbe stato un alleato contro Badoglio. Così lo convinsero, senza troppi problemi, ad appoggiare Ivanoe Bonomi alla Presidenza del Consiglio. Subito dopo Umberto firmò il decreto che prevedeva la costituzione di un’assemblea. Essa avrebbe scritto la nuova Costituzione, e il referendum che avrebbe deciso le sorti della monarchia.
Umberto era un gentiluomo e non avrebbe mai difeso con forza estrema la monarchia, forse non voleva nemmeno governare e quando il referendum decretò la vittoria della Repubblica. Accettò quindi l’esilio per evitare qualsiasi tensione fra repubblicani e monarchici. I primi erano maggioritari al nord e i secondi al sud.
La giovane Repubblica Italiana
L’Italia comunque stava vivendo molti conflitti e i governi della giovane repubblica già dimostravano fragilità e precarietà che avrebbero contraddistinto la successiva storia politica del paese.
Ferruccio Parri governò per sei mesi. Mentre il governo De Gasperi, grazie all’intelligenza del Primo ministro, durò di più e trovò il modo di convivere con i comunisti comandati da Togliatti.
La situazione economica dell’Italia era disastrosa. I problemi da affrontare erano immensi, non solo dal punto di vista politico ed economico ma anche sociale. Molte questioni che riguardavano la giovane democrazia facevano ben sperare, c’erano infatti molti fervori per un futuro migliore.
Ma altre situazioni, soprattutto per ciò che riguarda la ricostruzione economica e l’epurazione, mostravano sfide importanti.
La storia della Luogotenenza racchiude molti elementi che si sarebbero ritrovati negli anni successivi. Il libro di Camerana li condensa tutti con un racconto ricco di spunti e pieno di riferimenti storici suggestivi.