Vergine delle Rocce (opera di Leonardo da Vinci)
E’ nell’anno 1482 che Leonardo da Vinci si reca a Milano. Del suo soggiorno milanese abbiamo poche pitture ma, come sempre, di altissimo valore. Oltre alla celeberrima Ultima Cena (o cenacolo) a questo periodo risale “La Vergine delle Rocce”, che andremo qui ad analizzare.
Sono rappresentati, davanti ad un panorama roccioso, seduti ai bordi di un piccolo specchio d’acqua, la Madonna che tiene una mano maternamente appoggiata sulle spalle del piccolo San Giovanni in preghiera, un angelo e il Bambino Gesù benedicente.
Le quattro figure sacre si dispongono su una pianta a croce, o meglio agli estremi delle diagonali interne di un quadrangolo, dal quale si alza una forma piramidale il cui vertice è costituito dalla testa della Vergine. Ma lo schema geometrico è animato dalla complessa articolazione delle membra: dallo slancio in avanti del piccolo Battista all’atteggiamento protettivo di Maria che, mentre tiene una mano sulle spalle di lui, avanza l’altra a coprire la testa di Gesù, che, accavallando le gambe e appoggiandosi a terra con la mano sinistra, si volge per benedire con la destra sollevata, mentre l’angelo, guardando obliquamente verso l’esterno, indica Giovanni.
Affinché il rapporto con l’ambiente sia totale, si viene sempre più eliminando la linea di contorno che è limite, è confine, è divisione. Lo “sfumato” di Leonardo permette di passare, senza scarti, quindi senza violenza, da un volume all’altro. Ciò fa apparire le figure lievemente mosse, dandoci la sensazione di vedere tridimensionalmente. Lo sfondo roccioso è realizzato avvalendosi della prospettiva aerea (i colori schiariscono in profondità). La luce arriva dall’interno della grotta e dall’alto.
Esiste una seconda versione della Vergine delle Rocce, sempre realizzata da Leonardo: databile al 1494-1508, l’opera è conservata presso la National Gallery di Londra; si tratta di un dipinto a olio su tavola che misura 189,5×120 cm. E’ facile notare tra le principali differenze l’assenza delle aureole.