La Guerra di Indipendenza americana

La Guerra d’Indipendenza  portò alla costituzione degli Stati Uniti d’America. La guerra durò dal 1775 al 1783 e vide le 13 colonie britanniche costituite sul continente nord americano opporsi al Regno Unito per ottenere l’indipendenza commerciale e la libertà giuridica e amministrativa.

Soldati americani (giubbe blu) schierati di fronte a truppe inglesi
Soldati americani (giubbe blu) schierati di fronte a truppe inglesi

Perché scoppiò la guerra?

Come spesso accade, la guerra scoppiò per questioni di carattere commerciale che sottintendevano un desiderio di autonomia e libertà represso da tempo. L’Inghilterra nel 1763 era la potenza più forte del mondo. La sua marina militare era invincibile e, grazie ad essa, i commerci erano fiorenti in molte parti del globo. In America, dove c’erano le sue colonie, le importazioni e le esportazioni con la madrepatria avvenivano in abbondanza.

Tuttavia Giorgio III, re di Inghilterra, dopo la Guerra dei Sette anni si trovò a dover rivedere le entrate del suo impero, che non erano sufficienti  a sostenere le spese necessarie al governo di tutti i suoi territori, compresi quelli del Nord America. Pertanto decise di introdurre un’imposta fiscale che colpiva direttamente i coloni residenti in America. Tale imposta prevedeva un bollo su ogni documento cartaceo di qualsiasi natura esso fosse: giornali e documenti di ogni natura giuridica.

L’introduzione di questa tassa portò immediatamente a una vibrante protesta da parte dei coloni che emanavano leggi attraverso un procedimento legislativo autonomo e che quindi videro come un’invadenza intollerabile la scelta del re. Nel frattempo, nella madrepatria, si svilupparono proteste analoghe soprattutto da parte dei commercianti che esportavano materie di vario genere e che vedevano messi in discussione i loro guadagni a causa di questa imposta.

Il Parlamento nel 1765 decise di abolire il bollo e questo allentò la tensione oltre l’Atlantico ma non risolse i problemi economici della Corona, che trovò altri modi per fare cassa. Il Parlamento, infatti, dopo le pressioni della corte emanò nuove imposte sull’importazione in Nord America di materie di primaria importanza come il piombo e il vetro e che sostanziava un problema oggettivo di cui le popolazioni coloniche erano profondamente consapevoli: non avrebbero mai potuto svilupparsi autonomamente se la madrepatria non le avesse lasciate libere e indipendenti.

I coloni reagirono con forza a questa nuova tassazione, non importando più merci britanniche, e questo fu il punto più dolente di tutto il preambolo della guerra perché entrambe le parti non volevano il conflitto ma avevano bisogno di commerciare e la mancata importazione delle merci britanniche diede il colpo finale alla tensione trasformandola in una anticipazione della guerra. L’Inghilterra mandò quattro reggimenti a Boston per proteggere i commissari doganali che venivano sistematicamente aggrediti dalla folla.

La salvaguardia dei doganieri fu un pretesto per occupare la città che venne militarizzata il 21 giugno del 1768. I soldati incontrarono molte difficoltà nel mantenere l’ordine e dopo alcuni scontri con la folla nel 1770, durante una manifestazione di protesta, aprirono il fuoco contro i coloni uccidendone cinque. Le conseguenze di questo incidente portarono il caos a Boston e ad un aumento dei boicottaggi in tutti i territori coloniali pertanto  la Corona spinse il Parlamento ad abolire il nuovo regime di tassazione. Tuttavia la mancanza di risorse costrinse il Parlamento ad approvare una legge che imponeva l’acquisto del tè solo dall’Inghilterra.

E’ da sottolineare che in quegli anni non esisteva più il pericolo di un invasione francese delle colonie perché, come si è detto, la Guerra dei Sette anni era finita e quindi l’Inghilterra non svolgeva più il ruolo di protettore dei coloni, i quali consideravano ogni nuova tassa un’imposizione intollerabile e un limite al loro sviluppo economico e alla loro libertà giuridica. La nuova imposizione legislativa provocò forti proteste a Boston  che culminarono con nuovi scontri fra coloni e truppe britanniche. Il porto venne chiuso e la città nuovamente militarizzata: quest’ultimo atto da parte dell’impero inglese rappresentò la miccia che avrebbe fatto esplodere la guerra.

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Per poter sostenere l’impatto delle truppe britanniche era necessario che le colonie si organizzassero militarmente e decidessero una strategia comune. Così avvenne nel settembre del 1774, quando i rappresentanti di tutte e tredici le colonie di riunirono in un Congresso generale in cui fu stabilita una linea d’azione comune: le colonie non avrebbero dovuto pagare più le tasse emanate dal Parlamento britannico e ogni tipo di commercio con la madrepatria sarebbe stato interrotto temporaneamente, fino a quando le truppe inglesi non avessero ricevuto l’ordine di ritirarsi dal suolo americano. Parallelamente, vennero organizzati dei comitati di cittadini i quali avrebbero avuto come scopo l’organizzazione di manifestazioni e boicottaggi.

Il primo atto di guerra fra i coloni e l’esercito inglese avvenne il 19 aprile 1775, quando due colonne di soldati inglesi, sotto il comando di Lord Percy e del colonnello Francis Smith, si scontrarono a Lexington con una milizia di cittadini americani. Otto coloni morirono. Nel frattempo Boston fu messa sotto assedio dai coloni che però vennero sconfitti grazie ai rifornimenti e ai rinforzi che dal mare giunsero nella città. I coloni compresero la necessità di un esercito organizzato sotto il comando di un uomo determinato e capace e il 15 giugno 1775 il Congresso nominò Capo supremo dell’esercito indipendentista americano il generale George Washington.

George Washington
George Washington

In un tentativo di riconciliazione, alcune rappresentanze dei coloni cercarono un accordo con la Corona. Questa proposta fu respinta dal re il quale decise che non avrebbe accettato nessun compromesso e dichiarò guerra ai coloni ribelli. Il Congresso, ad ostilità iniziate e nella consapevolezza di non poter tornare più indietro,  approvò, il 4 luglio 1776, la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America. Con tale dichiarazione le colonie americane si autoproclamavano libere e indipendenti e ponevano l’Inghilterra in una condizione di potenza straniera e ostile.

La guerra assunse un carattere internazionale perché le colonie erano ricche di materie prime e perché la supremazia inglese era invisa alle altre grandi potenze del tempo. Spagna, Francia e Provincie Unite (attuali Paesi Bassi) si schierarono con i ribelli mentre Assia e Hannover appoggiarono la Gran Bretagna. La guerra si sviluppò su diversi piani strategici e con alterne vittorie che favorirono ora uno e ora l’altro dei due fronti. Fu l’assedio di Yorktown a porre fine alla guerra. Le truppe franco – americane vinsero la battaglia ma già da un po’ in Inghilterra l’opinione pubblica aveva cominciato a considerare la guerra già persa. Un territorio così vasto come quello americano poteva trasformarsi in una guerriglia infinita.

Il comandante inglese fu richiamato in patria e gli americani colsero l’occasione per dare inizio alle trattative che portarono la firma della pace  il 3 settembre 1783 a Parigi. Il trattato che stipulava la pace determinava i confini degli Stati Uniti (a nord con il Canada, a sud con la Florida, a est oltre il Mississippi mentre a ovest fu prevista una libera esplorazione e conquista dei territori) e determinava l’accettazione da parte degli inglesi dell’indipendenza delle loro ex colonie.

Inoltre gli inglesi dovettero cedere il Senegal e Trinidad e Tobago ai francesi, la Florida e Minorca alla Corona spagnola e le colonie dell’Asia alle Province Unite. La guerra lasciò tutte le potenze in difficili condizioni economiche ma solo gli Stati Uniti, stimolati da una forte passione per la libertà e da un’incrollabile speranza per il futuro, avevano reali possibilità di ripresa.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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