Accento in rosa (opera di Kandinsky)
Nel 1926 Kandinsky porta alla luce due capolavori, il suo libro sulla teoria della pittura: Punto, linea, superficie, in Italia edito da Adelphi e questo capolavoro dell’astrattismo, Accento in rosa. Questo quadro fu realizzato nel 1926, mentre Kandinsky insegnava al Bauhaus di Dessau. Il dipinto rappresenta una sorta di sintesi e di analisi della pittura astratta.
L’artista esamina gli spazi geometrici fondendoli con i suoi studi sulla spiritualità nell’arte. Il suo obiettivo primario è quello di porre in relazione e indurre a dialogare le forme geometriche con i colori astratti. Da qui, da questo gesto iniziale, Kandinsky vuole spaziare ed estendere tali regole, che lui stesso enuncia in tutte le combinazioni possibili fra forma e colore, fino a realizzare una grammatica completa delle forme geometriche. Perché?
Perché l’intento di Kandinsky è mostrare come le figure geometriche siano, assieme ai colori, dei simboli attraverso i quali l’uomo può comprendere qualcosa sulla propria spiritualità. Nel quadro, esposto al Museé National d’Art moderne, Centre George Pompidou di Parigi, possiamo osservare come il rettangolo, il quadrato e il cerchio si mettono in relazione con colori quali il rosso, il blu, il giallo, il nero, l’azzurro, il verde, il rosa e il bianco.
Il quadro “Accento in rosa” rappresenta il limite del mondo pittorico di Kandinsky; la tela di forma rettangolare è il confine più esterno ma all’interno del quadro ci sono diverse realtà pittoriche: un quadrilatero di colore giallo e un quadrato scuro. All’interno di questi spazi si muovono, fluttuano, cerchi di varie e diverse dimensioni. Alcuni si addensano nel quadrato, altri si muovono nel quadrilatero e qualcuno si spinge fin quasi a toccare i bordi della tela.
Sono tutte figure simboliche. I cerchi rappresentano, però, un fondamentale e concettuale punto di riferimento per l’artista. Sono mobili e impermeabili alla durezza del quadrato e del quadrilatero e rappresentano, in modo chiaro, un punto di contatto fra il fuori e il dentro. La loro mobilità rappresenta forza ed energia, mentre i colori sfumati che li circondano rappresentano i corpi astrali.
Kandinsky, in quegli anni stava affrontando approfonditi studi sulla Teosofia, disciplina filosofica creata da Rudolf Steiner. La teoria dei corpi astrali nasce da questi studi, ed è chiaro che i cerchi rappresentano la spiritualità degli individui e così i colori primari definiscono gli stati d’animo.