L’arte di Jackson Pollock e il suo Numero 27
L’arte di Jackson Pollock ha influenzato molti artisti. Ciò grazie alla sua fusione di linee, colori e movimenti del pennello che hanno rappresentato l’inizio dell’Espressionismo astratto. Si è così definito un percorso pittorico originale e unico, che generalmente viene definito e identificato come Action painting.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale Pollock e altri artisti della sua generazione come Willem de Kooning, David Smith, Mark Rothko, Clyfford Still e Barnett Newman, resero l’arte pittorica americana uno dei punti di riferimento dell’arte contemporanea.
Approfondimento
L’espressionismo e l’Action painting
L’espressionismo astratto fu uno dei movimenti più interessanti della seconda metà del XX secolo e Pollock ne fu il rappresentante più in vista, un capo scuola stimato e rispettato.
La sua era un’arte fisica, non concettuale, in cui la forza primitiva e creatrice dell’arte si espandeva nel corpo dell’artista per poi esprimersi senza controllo sulla tela. Una delle foto più famose dell’arte contemporanea è quella che ritrae Pollock mentre piegato, quasi fosse il suo corpo un pennello, è intento a creare un quadro fra esplosioni di colori e gesti di energia pura.
Attraverso questa energia fisica che ha ispirato gli emuli dell’Action painting si esprime tutta la mistica della sua arte.
Questa foto, scattata da Hans Namuth e che fu fra le immagini più famose di Pollock, mostra, in modo scabroso, la realizzazione di un’opera d’arte in tutta la sua verità realizzatrice e svela una sorta di danza primitiva, per alcuni conseguenza della cultura dell’antropologia indiana di Pollock, in cui l’energia dell’artista mostra un fatto innegabile e intuibile guardando le sue tele, che la sua arte è puro amplesso fisico.
L’intento di Pollock
Interessante nella conoscenza dell’arte di Jackson Pollock è proprio lo studio della sua miscela creativa.
Il suo intento era, attraverso il quadro, tornare all’origine della sua creazione, al fine di comprendere quel momento, in cui da uno spasimo nasce l’idea e poi giunge il caos che sulla tela diventa un dipinto.
Pollock trasforma i suoi pensieri in azione e riesce ad esprimere il suo subconscio, sostanziandolo attraverso la pittura. Si tratta di pura intensità, difficile da catalogare.
Lo stesso Pollock afferma:
“Non mi interessa l’espressionismo astratto… e comunque non si tratta di un’arte senza oggetto, né di un’arte che non rappresenta. Io a volte ho molta capacità di rappresentare, anche se di solito ne ho poca. Ma se tu dipingi il tuo inconscio, le figure devono per forza emergere.”
E a proposito dell’indagine psichica che i suoi quadri rappresentano da diversi punti di vista Pollock aggiunge:
“Tutti noi siamo influenzati da Freud, mi pare. Io sono stato a lungo junghiano… La pittura è uno stato dell’essere… La pittura è una scoperta del sé. Ogni buon artista dipinge ciò che è.”
Numero 27, l’opera
Uno degli esempi più alti della sua arte è il dipinto Numero 27, il quale si colloca a metà della sua produzione artistica, il numero identifica l’ordine cronologico dei quadri, e che fu realizzato nel 1950.
Si tratta di un olio su tela che misura 124 x 269 cm ed attualmente è esposto nel Whytney Museum of American Art. In questo dipinto l’aspetto fondamentale è l’equilibrio fra le pennellate di nero e la fusione dei colori più chiari.
I colori e le linee sono distribuite sulla tela attraverso la tecnica dell’Action painting e la loro fusione genera un tema indecifrabile.
In realtà in questo, come in altri quadri, Pollock ha in mente un’immagine che viene coperta dalle successive pennellate, perché il suo intento, come dichiarò nel 1950, è velare l’immagine, la quale diventa oscura e misterica.